Matthias Steiner: la forza dell’amore e del dolore
Le origini e i primi passi nello sport
Matthias Steiner nacque il 25 agosto 1982 a Vienna e crebbe a Obersulz, in Austria. Figlio di Friedrich, un sollevatore di pesi master di successo, si avvicinò giovanissimo a questo sport, intraprendendo un percorso che lo avrebbe portato a scrivere una delle storie più emozionanti dell’olimpismo moderno. Da ragazzo completò un apprendistato come idraulico e, appena maggiorenne, dovette affrontare una sfida che avrebbe segnato la sua vita: la diagnosi di diabete di tipo 1. Nonostante la malattia, non abbandonò il sollevamento pesi e già dal 1998 cominciò a gareggiare con l’Austria, conquistando quattro titoli nazionali nella categoria oltre i 105 chili e stabilendo diversi record nazionali. La sua crescita era costante, ma il destino lo attendeva con prove ancora più grandi, sia sul piano sportivo che su quello umano.
L’incontro con Susann e il trasferimento in Germania
Fu proprio durante questo periodo che la sua vita prese una svolta inattesa grazie a un incontro speciale. Una giovane donna tedesca, Susann, lo vide in televisione e rimase colpita dalla sua storia. Decise di chiedere i suoi contatti tramite Eurosport e così iniziò una corrispondenza che presto si trasformò in amore. I due si sposarono nel dicembre del 2005 e Matthias si trasferì in Germania per stare con lei, iniziando l’iter per ottenere la cittadinanza tedesca. In quel periodo, però, dovette vivere una fase difficile dal punto di vista sportivo: non potendo ancora rappresentare ufficialmente la Germania, rimase tagliato fuori dalle competizioni internazionali per circa tre anni. Ma la solidità della relazione con Susann lo aiutò a non mollare e a costruire le basi per un futuro nuovo.
Il 16 luglio 2007, quando tutto sembrava indirizzato verso un futuro sereno, arrivò la tragedia che cambiò per sempre la sua esistenza. Susann perse la vita in un incidente stradale. Matthias, devastato, cadde in una profonda depressione e arrivò a perdere diversi chili in pochi giorni. Ma proprio in quel momento di buio totale riaffiorò la forza di una promessa. Poco prima della sua morte, Susann aveva condiviso con lui un sogno: vederlo vincere una medaglia olimpica. Sul letto d’ospedale, Matthias le promise che un giorno, a Pechino, avrebbe conquistato l’oro per lei. Quella promessa divenne la sua ragione di vita, l’unica fiamma capace di tenerlo in piedi nonostante il dolore lacerante.
Verso Pechino: cittadinanza e riscatto sportivo
All’inizio del 2008 ricevette finalmente la cittadinanza tedesca e la prima cosa che fece fu recarsi sulla tomba della moglie: era convinto che fosse lei la prima persona che doveva saperlo. Da lì in avanti, si gettò negli allenamenti con una determinazione fuori dal comune. A gennaio vinse un torneo preolimpico con 423 chili totali e poco dopo agli Europei conquistò l’argento nella classifica generale. La strada per Pechino era ormai tracciata.
Alle Olimpiadi del 2008, nella categoria +105 kg, Steiner arrivò senza i favori del pronostico. Dopo uno strappo da 203 kg che lo lasciò solo al quarto posto, sembrava fuori dalla lotta per l’oro. Ma nello slancio decise di rischiare il tutto per tutto. Al terzo tentativo sollevò 258 kg, portando il suo totale a 461 kg, appena un chilo in più del russo Evgeny Chigishev. Fu l’impresa della vita, un oro conquistato al limite delle sue forze fisiche ma con una carica interiore che nessun avversario avrebbe potuto contrastare. Il momento più commovente arrivò durante la cerimonia di premiazione: con la medaglia al collo, Matthias alzò verso il cielo la foto della sua amata Susann, mantenendo così la promessa fatta. Dichiarò poi ai giornalisti: “Lei era con me in ogni istante, spero che mi abbia visto”. Quel gesto commosse il mondo intero e divenne un simbolo eterno di amore, resilienza e sport.
La seconda vita e il ritiro
Dopo Pechino, la vita di Steiner prese nuove direzioni. Nel 2008 conobbe la giornalista Inge Posmyk, che divenne sua compagna e in seguito sua moglie. Continuò a gareggiare ad alto livello, vincendo l’argento mondiale nel 2010 e altri piazzamenti importanti. Ma alle Olimpiadi di Londra 2012 subì un grave spavento: durante un tentativo di strappo da 196 kg il bilanciere gli cadde sul collo, fortunatamente senza conseguenze permanenti ma abbastanza da costringerlo al ritiro dalla competizione. Nel 2013 annunciò ufficialmente la fine della sua carriera agonistica.
Dal dolore alla rinascita: autore e motivatore
Da quel momento iniziò una nuova fase della sua vita. Matthias si trasformò non solo fisicamente – perdendo oltre 45 chili – ma anche professionalmente, diventando autore, motivatore e volto televisivo in Germania. Scrisse libri, tra cui The Steiner Principles, in cui racconta la sua esperienza di atleta, il dolore per la perdita di Susann, la lotta contro il diabete e il percorso verso una nuova forma di equilibrio e benessere. Oggi la sua figura è ricordata non solo come campione olimpico, ma soprattutto come esempio di forza interiore: un uomo che, attraverso il dolore più grande, seppe trasformare la propria vita in un messaggio universale di resilienza e amore eterno.