POLITICA ITALIANA: IL VALORE DELL’ISTRUZIONE
La crescita di un Paese, una Nazione, oltre ovviamente ai parametri industriali, economici, sanitari e via di questo passo, si misura anche, se non sopratutto, con il livello, il grado di istruzione, indice di valore culturale che più alto è, più si è certi di una crescita costante, continua e promettente. Questo preambolo è necessario, è sempre bene ricordare ciò che fa chi ci governa, per il mondo dell’istruzione, della scuola, dell’università e noi in questo articolo cercheremo di capirlo. Bene, ovvero, male, sembra che si parti o si continui a procedere con il piede sbagliato: ce lo fa intuire il grido d’allarme della Federazione lavoratori della conoscenza-Flc Cgil, grido rivolto al governo, da loro accusato di voler razionalizzare le università pubbliche a vantaggio di atenei privati telematici e a pagamento. L’allarme comprende anche i 700 milioni in meno in due anni stanziati per l’università pubblica e scendendo più nel dettaglio il Ffo cioè, il Fondo di finanziamento ordinario, tra gli strumenti principali per il sostegno alle università italiane, si fermerà quest’anno a 9,4 miliardi, una cifra che i sindacati rivelano essere inferiore di oltre 170 milioni di euro rispetto al programma preventivato se fossero stati rispettati gli interventi programmati tre anni orsono. Ma non basta, perchè in effetti, i 170 milioni in meno di quest’anno, si aggiungono ai tagli già effettuati nel 2024, per un totale di 700 milioni di euro.
La protesta dei sindacati parte anche dal fatto che le ripercussioni del calo dei finanziamenti per l’università pubblica, non riguardano la sola sfera economica, ma un modello: infatti, meno investimenti nel pubblico, maggiori investimenti nelle università private, con il risultato che di conseguenza aumenta anche la precarietà nel pubblico. Gianna Fracassi, segretaria della Flc Cgil ha dichiarato che le risorse del Fondo non riescono a coprire nemmeno gli aumenti del salario del personale già in servizio, somma che supera i 600 milioni di euro, e a queste somme bisogna aggiungere i maggiori costi scaturiti dall’inflazione. E sempre la segretaria Fracassi, sottolinea che già sono visibili le conseguenze: blocco delle assunzioni, tagli alla ricerca, calo dell’offerta didattica. Invece il Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ribadisce che le risorse destinate alle università sono aumentate, e si ritiene orgogliosa di valorizzare ed attrarre giovani talenti. Dice questo nonostante ci sia il rapporto 2025 della Corte dei Conti sul sistema universitario che sembra proprio contraddirla. Ci sarebbero ancora da fare cifre e paralleli su chi dice cosa; chi è al governo dice che va tutto bene, chi è all’opposizione dice che tutto va male, è la solita storia, spettacoli già visti. Tutti noi vogliamo solo che il Paese cresca, si sviluppi, migliori; che si allevino le nuove generazioni con l’aiuto ed il sostegno delle istituzioni, la Costituzione lo prevede e noi lo dobbiamo pretendere, e dobbiamo pretendere che la politica non si dimentichi mai di questo.
