Accadde domani: le dimissioni di Giovanni Leone
Il 15 giugno 1978, l’Italia repubblicana visse uno scossone senza precedenti nella sua breve storia, fino a quel momento: Giovanni Leone, il Presidente della Repubblica in carica, rassegnò le proprie dimissioni e lasciò il Quirinale prima della naturale scadenza del suo mandato.
Eletto nel 1971 al termine di una tornata di scrutini molto lunga, il napoletano Leone divenne il sesto capo dello Stato dalla nascita della Repubblica, scavalcando nelle preferenze una figura mitologica come Amintore Fanfani, il candidato principe della DC, che però non seppe mettere tutti d’accordo.
Leone, invece, unì il partito e si garantì anche lo scomodo appoggio dell’MSI, “dei fascisti”, per semplicizzare il tutto.
L’istituzionalità di Leone era spesso accompagnata da scene ilari e che stonavano leggermente con l’importanza del suo ruolo all’interno dello Stato.
Durante la sua permanenza al Quirinale, il Presidente si mostrò molto imparziale e non favorì nessun partito in particolare, alimentando così un po’ di antipatie, soprattutto da chi lo riteneva una figura autoritaria e con contatti poco chiari.
Leone dovette affrontare la fase più critica dei cosiddetti “anni di piombo”, vivendo da Presidente della Repubblica la strage dell’Italicus e l’attentato a Piazza della Loggia, oltre al rapimento di Aldo Moro.
Molto critico nei confronti di Leone fu il Partito Radicale di Pannella, che a più riprese attaccò il Capo dello Stato, soprattutto per quanto riguardò lo scandalo Lockheed.
L’azienda americana produttrice di aeroplani rivelò nel 1976 a una commissione del Senato americano che aveva corrotto politici e funzionari di diversi paesi per spingerli a concederle importanti commesse. Tra questi paesi c’era anche l’Italia, che aveva acquistato dalla Lockheed alcuni grossi aerei da trasporto C-130.
La complicità di Leone nello scandalo non fu mai dimostrata, tanto che nel 1998, dopo la definitiva assoluzione, i radicali si scusarono personalmente con lui.
Le pressioni che arrivavano da ogni entità politica e il clima di grande caos spinsero il Presidente della Repubblica, su invito del PCI e di Andreotti, a rassegnare le dimissioni, che divennero ufficiali il 15 giugno 1978 e segnarono un caso senza precedenti nella storia italiana.