Oggi veneriamo Palo Miki e compagni
e compagni. Il martire è nato nel 1556 a Kyoto, è morto il 5 febbraio del 1597 a Nagasaki. La commemorazione è ricordata dalla Chiesa il 6 febbraio.
Miki è il primo martire giapponese caduto a causa della fede cristiana. Un cristiano giapponese esemplare nella vita e soprattutto nella morte. Appartenne allo stuolo, dei primi convertiti giapponesi dopo il più antico tentativo di evangelizzazione di quel lontanissimo paese legato alla gloria di Francesco Saverio che nel 1550 in Giappone gettò i semi dell’apostolato cristiano. Dopo di lui, l’opera venne proseguita dai suoi confratelli della Compagnia di Gesù, con successo sorprendente, meno di due anni dopo nel paese si contavano più di duecentomila cristiani. Paolo Miki entrò ventenne nel seminario dei Gesuiti, ad Anzuciana, diventò novizio nella Compagnia, aggregandosi poi, con i voti solenni ai seguaci di Sant’Ignazio. Divenne un ottimo conoscitore delle dottrine e delle usanze buddiste.
Padre Miki fu un ottimo predicatore. Dal 1590 per diversi e complessi motivi, lo shagun Taicosama decretò l’espulsione dai suoi stati dei missionari gesuiti, molti religiosi restarono, si nascosero e continuarono in clandestinità l’apostolato, ma nel 1596 l’arrivo di ulteriori missionari decretò l’arresto di tutti i gesuiti.
Oggi veneriamo Paolo Miki e compagni
Padre Miki fu catturato ad Osaka con due compagni. Trasferito in carcere a Meaco, trovò altri cristiani e missionari, ventisei in tutto, 6 francescani, 3 gesuiti giapponesi e 17 laici giapponesi, tra i quali due ragazzi di 11 e 13 anni. Subirono tutti torture, il taglio dell’orecchio sinistro, e l’esposizione allo scherno della popolazione. Il 5 febbraio 1597 vennero messi a morte su una collina presso Nagasaki, chiamata successivamente “la Santa collina”.
Il ragazzo di 13 anni intonò sulla croce l’inno Laudate pueri Dominum. Paolo prima di morire parlò un’ultima volta con eloquenza divinamente ispirata, e perdonò i propri carnefici. Sulla croce eretta sopra la collina di Nagasaki,il primo martire giapponese apparve come un vessillo non di sconfitta ma di perenne vittoria.
Martirologio Romano:
A Nagasaki, in Giappone, la passione di ventisei Martiri, dei quali tre Sacerdoti, uno Chierico e due laici dell’Ordine dei Minori, altri tre, fra i quali uno Chierico, della Compagnia di Gesù, e diciassette appartenenti al Terz’Ordine di san Francesco, i quali tutti per la fede cattolica messi in croce, e trapassati a colpi di lancia, lodando il Signore e predicando la medesima fede, morirono gloriosamente, e dal Sommo Pontefice Pio nono furono ascritti nel catalogo dei Santi.
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