Putin prepara una nuova mobilitazione. Un accordo si farà ma non c’è fretta.
Il Presidente Putin di recente ha detto che “l’operazione militare speciale” potrebbe andare avanti per lungo tempo e non ha senso parlare di ulteriore mobilitazione. Ha anche riferito che dei 300.000 mobilitati finora, 150.000 sono già al fronte ed i rimanenti restano a disposizione.
Lo Stato Maggiore Ucraino è sicuro che l’attività di mobilitazione russa riprenderà a breve. Si parla di 700.000 persone e il reclutamento avverrebbe tra dicembre e febbraio.
I territori coinvolti in quella che viene definita mobilitazione “segreta” saranno quelli della Federazione Russa e quelli occupati in Ucraina. Con questa ulteriore chiamata, una volta ultimata, la Russia avrà mobilitato oltre 1.000.000 di persone. Sarà un’impresa equipaggiare, addestrare e poi immettere in unità operative tanto personale a guerra in corso, viste le difficoltà incontrate con l’ultima mobilitazione. Riteniamo che non ci siano i tempi tecnici per una simile operazione.
I nuovi mobilitati andrebbero a rafforzare le truppe impiegate in Ucraina. Per questo motivo l’Ucraina non sembra intenzionata a calare il ritmo, forte anche dello slancio acquisito dalle offensive lanciate tra settembre e novembre.
La Russia alle difficoltà che sta incontrando sul terreno risponde con continui attacchi missilistici alle installazioni critiche in Ucraina e, come dice il Capo del Cremlino, continueranno perché è stata per prima Kiev a colpire le infrastrutture, come il ponte Kerch in Crimea.
Un accordo si farà ma non c’è fretta.
Intanto sia da parte russa che da parte ucraina vengono lanciati messaggi su possibili colloqui e trattative. Per Putin un accordo prima o poi sarà inevitabile anche se pone dei dubbi circa il comportamento dell’occidente che, a suo dire, fomenterebbe intenzionalmente il caos esacerbando la situazione internazionale. Dall’altra parte il ministro degli esteri ucraino Kuleba, in linea con le dichiarazioni del Presidente Zelensky, dice che non è ancora tempo per una ampia mediazione.
Non è la prima volta che Putin parla di accordi e di cessate il fuoco. Le sue esternazioni potrebbero rientrare in una precisa strategia informativa, piuttosto che riflettere una reale volontà di giungere ad una soluzione veloce. È come se il Capo de Cremlino predisponesse intenti, parole ed azioni per scopi a lungo termine. È opinione diffusa che Putin stia tentando di stabilire condizioni migliori per dei negoziati concreti nella seconda metà del 2023. Ovvero dopo la riorganizzazione delle forze e dopo essersi assicurato il controllo dei territori dichiarati annessi.
Per l’istituto dello studio della guerra le discussioni alimentate da Putin sulla questione avrebbero lo scopo di aumentare le spaccature tra l’Ucraina e i suoi sostenitori. Mosca tenderebbe a far percepire Kiev come restia a parlare per giungere ad una soluzione.
