Ucraina in sofferenza al fronte
La guerra in Ucraina ha da tempo assunto la forma di una guerra di logoramento. I russi dalla fine dell’inverno hanno ripreso l’iniziativa sul terreno. Da Kupiansk a Kherson fanno guadagni territoriali, non avanzano con passi da gigante ma guadagnano terreno, in particolare ad est. C’è chi paragona lo spazio conquistato alle aree di grandi città europee ma questo lascia il tempo che trova. La conquista di città come Bakmut ed Avdiivka ha dato ai russi la possibilità di controllare e sfruttare le linee di comunicazioni terrestri che si diramano nelle aree adiacenti. Questo significa mobilità per le truppe ma soprattutto per la logistica. I russi dove avanzano spostano in avanti le batterie delle artiglierie e quindi anche il tiro sulle truppe ucraine.
Oltre a questo i droni e missili russi si abbattono continuamente sul suolo dell’Ucraina. Mirano alle infrastrutture strategiche con lo scopo di danneggiare il complesso militare ed industriale di Kiev. Centrali elettriche danneggiate o distrutte lasciano intere città e villaggi al buio e non solo. Tali attacchi hanno lo scopo, secondo una guerra di logoramento, di snervare la popolazione ucraina e le forze di difesa di Kiev.
Di fronte al procedere russo ed in prospettiva di una ulteriore intensa offensiva estiva emergono le criticità che stanno affliggendo l’Ucraina. La carenza di munizioni, il degrado della difesa aerea e la mancanza di personale al fronte. Da tempo Zelensky sollecita gli occidentali sul primo ed il secondo di questi aspetti, sul terzo si sta muovendo assieme al Parlamento. La mobilitazione è in programma. Sulla difesa aerea il presidente dell’Ucraina richiama a ciò che è accaduto in Israele.
I recenti fatti in medio oriente, con l’attacco iraniano verso il territorio di Israele, danno la misura di come sia importante avere una difesa aerea ben organizzata, efficace, dislocata sul territorio ma soprattutto integrata. “Iron dome”, Patriot ed Arrow (Arrow Weapon Sistems) hanno risposto al massimo. Oltre alla componente degli aerei intercettori che hanno fatto la loro parte. Hanno contribuito anche quelli americani, inglesi e francesi. La Giordania non si è tirata indietro ed ha abbattuto dei droni che volavano nel suo spazio aereo.
Per l’Ucraina Zelensky, giustamente, continua a chiedere i Patriot per la difesa aerea ma questi risolverebbero solo una piccola parte del problema. Ci vogliono anche gli aerei come in Israele. Gli F16 di prossimo arrivo potrebbero dare po’ di ossigeno ma poi ci dovrebbe essere tutto il resto che contribuisce alla struttura dell’Air Defense. Ciò che è stato fatto in Medio Oriente non è replicabile e John Kirby, portavoce del Pentagono, ha detto che sono “conflitti diversi, spazi aerei diversi, quadro di minaccia diverso”. Gli Americani poi hanno ancora dei fondi bloccati al congresso, 60 milioni di dollari in aiuti da destinare all’Ucraina. Lo Speaker repubblicano della Camera ha provato a farli autorizzare ma ha indispettito la sua stessa maggioranza e per ora restano fermi.
In Ucraina il prossimo futuro è un po’ nebuloso. Boris Jhonson ha detto che se l’Ucraina dovesse cadere sarebbe una catastrofe per l’occidente, una catastrofe per l’America e per qualsiasi concetto di leadership americana. Su questo si può concordare, con lui un po’ meno se si pensa alla sua impulsività quando all’inizio della guerra, si dice, ostacolò i tentativi di colloqui di pace ad Istanbul.
A giugno è prevista una conferenza sulla pace a Lucerna. Organizzata dalla Svizzera su richiesta di Zelensky. I lavori si prefiggono di tracciare un percorso verso la pace. La Russia, da quanto detto dal Ministro degli Esteri svizzero, ha declinato l’invito. È presumibile che molti stati vi parteciperanno non solo quelli pro Ucraina ma anche quelli più vicini alla Russia e tra questi forse i BRICS. Anche la Cina è in forse e ritiene che c’è ancora molto lavoro da fare prima di arrivare a Lucerna.
Però c’è da chiedersi se è possibile avviare una discussione sulla pace senza la partecipazione di una delle parti. Per ora il dubbio resta.
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