Canoista morta a Napoli: indagato l’avvocato Guido Furgiuele
Si chiama Guido Furgiuele e fa l’avvocato l’uomo indagato per omicidio colposo e omissione di soccorso in relazione alla morte di Cristina Frazzica. La donna travolta sul kayak a Posillipo da un cabinato Vega da 18 metri si trovava con un amico avvocato, scampato miracolosamente alla morte. Quest’ultimo ha chiesto aiuto urlando e sbracciandosi ed è stato recuperato da una barca. Proprio quella dello stesso uomo che ora è sotto indagine
Le ricostruzioni diffuse nei giorni scorsi parlavano di un natante pirata, che dopo aver travolto la canoa avrebbe proseguito la sua corsa, e dell’aiuto fornito invece da un altro diportista. Le immagini dei sistemi di video sorveglianza della residenza presidenziale Villa Rosebery non erano abbastanza chiare per consentire una individuazione certa ma avevano fornito la dinamica dell’accaduto e su questo hanno lavorato gli investigatori della polizia giudiziaria e della Procura. Si è arrivati, così, all’individuazione dello scafo, che era proprio quello dell’avvocato Furgiuele, ovvero il primo a prestare soccorso dopo l’incidente.
Almeno tre gli scafi simili sequestrati in vari approdi nel golfo, incluso quello di proprietà del papà del penalista, e controllati alla ricerca di eventuali segni di impatto che però fino a questo momento, secondo quanto trapela, non sarebbero ancora stati riscontrati.
La versione dell’avvocato
L’avvocato è stato sottoposto ad un interrogatorio. L’ipotesi è che, dopo aver causato l’incidente mortale con lo yacht da 18 metri, si sia allontanato e solo in seguito sia tornato indietro. Se fosse confermata questa ricostruzione, resterebbe da capire il perché dell’iniziale allontanamento.
L’indagato ha spiegato alla polizia giudiziaria che nessuno degli occupanti della barca si è accorto di nulla. Il natante viaggiava a una velocità «non particolarmente sostenuta». Ha detto di aver visto un uomo in mare e di essersi fermato a prestare soccorso, solo in un secondo momento Furgiuele avrebbe capito di essere il responsabile dell’incidente, secondo la sua versione.
Intanto si attende anche l’esito dell’autopsia. L’esame consentirà anche di scoprire se Cristina sia morta sul colpo oppure se un soccorso tempestivo avrebbe potuto salvarle la vita. Saranno poi eseguite delle perizie su barca e kayak.