Morte di Gianfranco Bonzi: la truffa della finta Dua Lipa
La Procura di Milano ha aperto un fascicolo per indagare sulle circostanze che hanno portato alla tragica morte di Gianfranco Bonzi, 59 anni, portiere di un palazzo in zona Brera. Bonzi, scomparso il 23 marzo scorso, è stato ritrovato cadavere il 22 giugno nel fiume Adda, nel Cremonese. Gli esiti del DNA hanno recentemente confermato la sua identità, spingendo le autorità a investigare sulle ipotesi di reato di istigazione al suicidio e truffa aggravata.
La truffa romantica della finta Dua Lipa
Secondo le indagini preliminari, Bonzi sarebbe stato vittima di una “truffa romantica” online, orchestrata da qualcuno che si spacciava per la popstar britannica Dua Lipa. L’uomo era convinto di interagire con la celebrità sul web e, nel corso di queste comunicazioni, avrebbe ricevuto richieste di denaro, arrivando a prelevare circa 5.000 euro. La Procura sta anche esaminando se Bonzi sia stato ingannato con la promessa di un falso investimento in bitcoin.
Le indagini della Procura di Milano
Il fascicolo è stato aperto direttamente dal procuratore Marcello Viola, che valuterà l’assegnazione del caso al dipartimento competente per le indagini. Al momento, il fascicolo, coordinato dal pm di Milano Cristiana Roveda e dal procuratore Viola, è stato aperto per istigazione al suicidio. L’autopsia, disposta dalla Procura di Cremona, è già stata eseguita e i risultati preliminari saranno trasmessi ai colleghi milanesi nelle prossime ore.
Il messaggio di addio
Poco prima della sua scomparsa, Bonzi aveva lasciato un messaggio sui social media che recitava: “questo è il mio ultimo post che pubblico e anche una delle ultime azioni della mia vita. La causa una delusione amorosa che non sono riuscito a reggere“. Le telecamere di sorveglianza lo hanno ripreso per l’ultima volta mentre usciva dal palazzo di via Borgonuovo con un trolley.
Chi era la finta Dua Lipa?
Le indagini, condotte dai carabinieri, mirano a identificare chi si celava dietro il profilo fake che ha ingannato Bonzi. Secondo le fonti giudiziarie, i primi accertamenti indicano che i profili utilizzati erano basati all’estero. Anche se gli autori della truffa venissero identificati, dimostrare l’istigazione al suicidio sarà complesso, poiché richiede la prova del dolo, ovvero la volontà di portare la vittima al suicidio attraverso il raggiro.

Scrivo e sono content creator True Crime su Youtube , canale SCARLETT NOIR.
Su Instagram sono @piperita80