Elisa Claps, nata a Potenza il 21 gennaio 1977, era una giovane studentessa al terzo anno del liceo classico con il sogno di diventare medico e lavorare in Africa con Medici Senza Frontiere. La sua scomparsa, avvenuta il 12 settembre 1993, ha scosso l’Italia, rivelando una serie di omissioni e complicità che hanno portato a una lunga e dolorosa attesa per la sua famiglia prima di ottenere giustizia.
Il giorno della scomparsa
Elisa, figlia di Antonio e Filomena, uscì da casa sua a Potenza la mattina del 12 settembre 1993, dicendo al fratello Gildo che sarebbe andata a messa con un’amica. In realtà, aveva un appuntamento con Danilo Restivo, un conoscente che doveva consegnarle un regalo per la promozione agli esami. Dopo quell’incontro, di Elisa si persero le tracce.
Le indagini
Sin dai primi momenti, Danilo Restivo risultò l’ultima persona ad aver visto Elisa viva. La sua versione degli eventi sollevò molti sospetti: presentatosi al pronto soccorso con una mano ferita e vestiti insanguinati, disse di essersi tagliato accidentalmente, ma la natura della ferita sembrava compatibile con un’arma da taglio. Restivo aveva già mostrato comportamenti inquietanti, come importunare ragazze e tagliare ciocche di capelli a loro insaputa.
Nonostante i sospetti della madre di Elisa e del fratello Gildo e le loro richieste di indagare più a fondo su Restivo, l’indagine iniziale non portò a risultati concreti. La famiglia Claps, disperata, fondò nel 2002 l’Associazione Penelope, dedicata ai familiari delle persone scomparse.
Il ritrovamento del corpo
Il 17 marzo 2010, diciassette anni dopo la scomparsa, i resti di Elisa Claps furono ritrovati nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità, lo stesso luogo in cui era stata vista l’ultima volta. I resti furono scoperti per caso da operai durante dei lavori di ristrutturazione. Questo ritrovamento sollevò molte domande: i familiari di Elisa sospettarono che il corpo fosse stato scoperto in precedenza, ma che la verità fosse stata insabbiata.
Le indagini rivelarono dettagli inquietanti: Elisa era stata colpita da 13 fendenti con un’arma da taglio e i segni sul suo corpo indicavano che aveva subito un’aggressione a sfondo sessuale. Inoltre, furono trovati vari reperti, tra cui un bottone rosso, che suggerirono il coinvolgimento di altre persone.
Il processo a Danilo Restivo
Nel 2011, Danilo Restivo fu condannato in Italia a 30 anni di carcere per l’omicidio di Elisa Claps, nonostante si trovasse già in prigione nel Regno Unito per l’omicidio di Heather Barnett, una vicina di casa uccisa nel 2002. Il modus operandi di Restivo in entrambi gli omicidi mostrava delle somiglianze, rafforzando l’idea che fosse l’assassino di Elisa.
Il ruolo della chiesa e le omissioni
Uno degli aspetti più controversi del caso riguarda il ruolo della Chiesa. La famiglia Claps ha a lungo accusato il parroco Don Domenico Sabia, sospettando che fosse a conoscenza della presenza del cadavere nel sottotetto della chiesa ma che avesse preferito tacere. Nel corso degli anni, varie persone legate alla parrocchia furono coinvolte nelle indagini, ma il pieno coinvolgimento della Chiesa non fu mai chiarito.
La riapertura della chiesa e le contestazioni
Nel 2023, la Chiesa della Santissima Trinità è stata riaperta al culto, una decisione che ha suscitato forti critiche da parte della famiglia Claps. Gildo Claps, fratello di Elisa, ha dichiarato che la riapertura rappresentava “l’ultimo affronto” alla memoria della sorella. La famiglia ritiene che non siano state condotte tutte le indagini necessarie e che parte della verità rimanga ancora nascosta dietro una cortina di silenzi e omissioni.
Il caso di Elisa Claps è una delle vicende più tragiche e misteriose della cronaca italiana. Nonostante la condanna del responsabile, restano ancora molte domande senza risposta, specialmente riguardo ai presunti insabbiamenti e al coinvolgimento di terzi. La famiglia di Elisa, che ha combattuto per anni per ottenere giustizia, continua a chiedere che venga fatta piena luce su quanto accaduto.
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