L’ex ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari, ha testimoniato oggi nel processo davanti alla Corte d’Assise di Roma riguardo alla morte di Giulio Regeni.
Massari ha iniziato il suo resoconto con una visita all’obitorio dove era stato tenuto il corpo di Regeni, descrivendo gli evidenti segni di tortura: “Dei colpi ricevuti su tutto il corpo con ematomi e segni di fratture e tagli“, ha detto. Queste parole aprono uno scenario di violenza inimmaginabile, confermando le peggiori paure riguardo al destino del giovane ricercatore italiano.
L’ex ambasciatore ha parlato della sparizione di Regeni
Il diplomatico ha poi ricostruito i giorni della sparizione di Regeni, avvenuta nel gennaio 2016, e del ritrovamento del suo cadavere. Ha raccontato di come la prima segnalazione sulla scomparsa di Regeni fosse giunta la notte del 25 gennaio 2016 da un professore italiano, che aveva perso le tracce del ricercatore. Da quel momento, Massari ha attivato tutti i canali diplomatici per cercare di ottenere informazioni sul suo scomparso connazionale.
Ha raccontato anche delle tensioni in Egitto in quei giorni, con la presenza massiccia di polizia e le perquisizioni in corso. Nonostante gli avvertimenti alle ambasciate sugli assembramenti e le zone pericolose, Regeni non aveva ricevuto alcun avviso, e non era registrato. Le autorità egiziane non fornivano informazioni, alimentando le preoccupazioni crescenti.
Il 2 febbraio, dopo che la sparizione di Regeni era diventata ufficiale, Massari venne ricevuto dal ministro degli Interni egiziano. Fu solo il giorno successivo che venne comunicata la notizia del ritrovamento del corpo da parte del viceministro degli esteri egiziano.
Massari ha anche ricordato alcuni messaggi ricevuti dalla tutor di Regeni presso l’università americana al Cairo, che gli indicarono dove si trovava il corpo e gli consigliarono di insistere affinché l’autopsia non venisse effettuata in Egitto.
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