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L’uomo di per sé, sin dalla nascita, è destinato a convivere con il dolore, nei confronti del quale, a secondo del grado di resilenza di un individuo, reagira’, nel tempo, in modo diverso. L’accettazione del dolore è un “optional” fornitoci, da un punto di vista religioso,già all’atto dell’allontanamento di Adamo ed Eva  dal Paradiso terrestre, dopo la loro commissione del peccato originale.

”Partorirai con dolore” diede Dio alla donna “in quel  momento, come ci insegna la sacra bibbia e se si pensa a quanti casi di difficile e dolorose gravidanza si assistono nel mondo, potremmo metaforicamente dire che è  la somma che fa il totale. A ciò si aggiunge la sofferenza del neonato che nel momento in cui viene al mondo, deve accettare il distacco doloroso dall’utero materno per proiettarsi in un mondo a lui, in quel momento, completamente sconosciuto e pieno di insidie.

Con il  tempo capirà che con quel dolore in continua trasformazione, deve imparare a conviverci con tutte le varianti della sua vita alle quali andrà incontro. Se svilupperà una soglia di resistenza alta al dolore, allora quest’ultimo lo aiuterà a fortificarsi, viceversa, man mano esso potrà arrivare a devastarlo .Una cosa però è  certa ed è la seguente: per alcuni il dolore potrà trasformarsi in energia positiva che consentirà loro di  migliorarsi interiormente, per altri il dolore sarà la causa che li trasfomerà negativamente, incattivendoli ancor più nella loro vita.

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