Grazie alla scienza la piccola Alessandra ha potuto vedere la luce nonostante una malattia congenita rarissima della madre, la sindrome di Rokitansky. La donna era priva di utero sin dalla nascita ma la sua condizione era cambiata nel 2020 quando aveva subìto un trapianto di utero in piena pandemia, al centro Trapianti dell’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico di Catania da un’equipe multidisciplinare composta dai professori Pierfrancesco e Massimiliano Veroux, Paolo Scollo e Giuseppe Scibilia, nell’ambito di un programma sperimentale coordinato dal Centro nazionale trapianti.
La piccola Alessandra ha dovuto lottare anche contro l’avversità del Covid che ha colpito la donna e che le ha causato un attacco febbrile. Le condizioni di salute della paziente hanno quindi costretto l’equipe medica ad un parto cesareo d’emergenza alla trentaquattresima settimana per anticipare la nascita ed evitare complicazioni. L’intervento è andato bene e la bimba è nata prematura (1,7 chili) ma in buone condizioni. La madre, che aveva ricevuto l’utero da una donna trentasettenne morta di arresto cardiaco a 37 anni, è stata trasferita in terapia intensiva immediatamente dopo il parto e ha potuto vedere la bambina soltanto in foto, ma tanto è bastato per farla commuovere.
Il percordo della donna dal trapianto di utero alla nascita di Alessandra
In un video la donna ha rassicurato sulle sue condizioni: “Salve, sono in ripresa, mi sto riprendendo e non vedo l’ora di uscire per vedere la mia piccola ed abbracciarla”. Una strada lunga e difficile per la madre della piccola Alessandra, che dopo il trapianto ha iniziato il percorso di fecondazione assistita omologa, grazie agli ovociti prelevati e conservati, prima dell’intervento, nella biobanca per la preservazione della fertilità dello stesso ospedale. Il suo iter è stato seguito in ogni passaggio dall’equipe del professor Scollo nel reparto di Ostetricia e ginecologia dell’azienda ospedaliera Cannizzaro da lui diretto, unità operativa complessa clinicizzata dell’università Kore di Enna.
Il direttore del CNT (Centro Nazionale Trapianti) Massimo Cardillo non ha nascosto la soddisfazione per il lieto evento: “La nascita di questa bambina è un risultato straordinario. Questa sperimentazione è ancora agli inizi, soprattutto per quanto riguarda gli interventi a partire da donatrici decedute, che sono solo il 20% dei già pochi trapianti di utero finora realizzati nel mondo”.
Alessandra del resto non ha un nome casuale. I genitori hanno deciso di omaggiare la donatrice che, nella sua carta d’identità aveva specificato l’assenso alla donazione in caso di morte prematura. Ora il suo nome e il suo ricordo vivranno nella piccola nuova creatura, che aspetta soltanto di essere abbracciata dalla madre.