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Dopo anni trascorsi nella criminalità organizzata, Francesco Schiavone, noto come “Sandokan“, capo indiscusso del clan dei Casalesi, ha deciso di collaborare con la giustizia. Questa decisione epocale è stata confermata dalla Direzione nazionale Antimafia.

L’annuncio di questa svolta giunge attraverso le pagine dell’edizione cartacea del quotidiano “Cronache di Caserta”, lasciando il mondo della criminalità e gli osservatori esterni a bocca aperta. Dopo 26 anni di prigione, gran parte dei quali trascorsi in un regime carcerario estremamente rigido, Schiavone ha scelto di infrangere il silenzio che ha contraddistinto la sua figura per così tanto tempo.

Secondo quanto riportato, la decisione di Schiavone è maturata gradualmente nelle ultime settimane, durante le quali la Dna e la Dda di Napoli hanno lavorato con massima discrezione. Questo gesto di collaborazione non è isolato, poiché anche i suoi figli Nicola e Walter hanno intrapreso simili percorsi negli anni passati.

Gli altri membri del clan dei Casalesi e le implicazioni della criminalità organizzata dopo la decisione di Schiavone

Tuttavia, resta da notare che non tutti gli esponenti del clan dei Casalesi hanno seguito questa strada. Figure come Francesco Bidognetti, noto come “Cicciotto e Mezzanotte”, e Michele Zagaria, rimangono irremovibili nella loro decisione di non cooperare con lo Stato. Al contrario, altri come Antonio Iovine hanno già deciso di seguire le orme di Schiavone.

La decisione di Schiavone potrebbe anche avere profonde implicazioni nel mondo della criminalità organizzata. Potrebbe rappresentare un messaggio chiaro a coloro che potrebbero tentare di riorganizzare il clan dei Casalesi, mettendo così fine alle aspirazioni di possibili successori.

Inoltre, la collaborazione di Schiavone potrebbe gettare nuova luce su molti misteri irrisolti, inclusa l’uccisione del fondatore del clan Antonio Bardellino e i legami intricati tra la camorra e la politica.

La Commissione Legalità dell’Ordine dei giornalisti della Campania ha accolto con favore questa decisione, sottolineando l’importanza di una collaborazione rispettosa della verità. Si augurano che Schiavone possa chiarire molti punti oscuri, compresi i dettagli del funzionamento del regime carcerario 41 bis e le relazioni della camorra con l’ala imprenditoriale e politica.

Questo repentino cambiamento di rotta da parte di uno dei più temuti boss della camorra apre una nuova era nella lotta contro la criminalità organizzata in Italia.