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Mentre i giornali in Italia e in Egitto riportavano in prima pagina la visita al Cairo della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e altri leader europei, al tribunale di Roma si teneva la seconda udienza del processo per l’assassinio di Giulio Regeni, iniziato il 20 febbraio scorso.

È una vicenda avvolta nel silenzio istituzionale, ma non per le opposizioni e la società civile che continuano a chiedere giustizia per il ricercatore friulano brutalmente torturato e ucciso nel 2016.

Come si è svolta la seconda udienza Regeni

L’udienza si è aperta con la seconda corte d’assise di Roma che ha respinto le eccezioni di nullità del processo avanzate dalla difesa dei quattro agenti dei servizi di sicurezza egiziani imputati, ai quali le autorità del Cairo non hanno mai notificato gli atti giudiziari in tutti questi anni.

Secondo i giudici, hanno condotto una “brutale e gratuita violenza fisica” che ha causato “gravissimo dolore e tormento”, culminando nella morte di Regeni.

Per queste motivazioni, il procedimento si celebra in contumacia, dopo la pronuncia della Consulta. Il procuratore aggiunto di Roma, Sergio Colaiocco, che indaga sul caso da anni, ha affermato che i servizi segreti egiziani avevano preso di mira Regeni nel settembre 2015, scambiandolo erroneamente per una spia. Gli agenti non avevano compreso che il giovane era in Egitto per la sua ricerca accademica con l’università di Cambridge, coinvolgendo commercianti ambulanti e sindacati dei lavoratori.

I dieci elementi a carico degli imputati

La procura ha elencato dieci elementi a carico degli imputati, tra cui video della fermata della metro del Cairo dove Regeni è stato rapito, il suo computer che ha fornito elementi utili sul movente e i tabulati telefonici. Si parla anche di tre depistaggi perpetrati dai servizi di sicurezza egiziani per coprire l’omicidio.

Il procuratore Colaiocco ha sottolineato l’importanza della collaborazione delle autorità egiziane per ascoltare i 27 testimoni che vivono in Egitto. Tuttavia, la mancata collaborazione delle autorità del Cairo è stata un ostacolo politico durante tutti questi anni.

Indipendentemente dalle relazioni diplomatiche, sia di destra che di sinistra, con l’Egitto, occorre mantenere aperto un dialogo sulla questione di Regeni.

Le reazioni

Lorenzo Guerini del Partito Democratico ha sottolineato l’importanza di non nascondere le difficoltà di questa interlocuzione e di continuare la ricerca di giustizia.

I genitori di Regeni hanno scelto di non commentare la visita di Meloni al Cairo, ma la loro avvocata Alessandra Ballerini ha dichiarato che “fortunatamente nel nostro paese c’è la separazione dei poteri, a differenza di quello che succede nei regimi”. La legale ha espresso fiducia nel processo, che si prevede si concluda relativamente presto grazie al supporto di tutti, compresa la stampa.

La prossima udienza

La prossima udienza è fissata per il 9 aprile, quando verranno ascoltati i testimoni per ricostruire la vita di Giulio Regeni. Mentre Meloni e altri leader discutono di cooperazione e flussi migratori al Cairo, la ricerca di verità e giustizia per Regeni continua, testimoniando la resilienza della società civile e l’importanza di perseguire la verità, anche a costo di sfide diplomatiche.

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