“Tra crolli di massi e calcinacci di castelli, teatri, palazzi ed edifici di culto, invasi da
dehors, pannelli pubblicitari e tavolini selvaggi di pizzerie, friggitorie e altre attività
commerciali abusive, tra monumenti imbrattati dalla vernice e rifiuti abbandonati
ovunque, il centro storico di Napoli, dal 1995 dichiarato Patrimonio
dell’Unesco, muore lentamente”. È l’appello lanciato dall’Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia.
“È paradossale – si legge nel testo – che proprio una città così profondamente devastata dall’incuria e
dalla mala gestio delle amministrazioni, che si sono succedute negli ultimi decenni,
sia stata scelta come sede della Conferenza internazionale Unesco, organismo che
ha finanziato con 90 milioni di euro opere di riqualificazione, mai realizzate, per la
conservazione e la valorizzazione dello straordinario patrimonio culturale e artistico
della città”.
‘In queste strade si è sviluppata una cultura unica al mondo’. Questa è la frase incisa
sulla targa di marmo scoperta a Piazza del Gesù per ricordare le motivazioni del
riconoscimento del Centro storico di Napoli come Patrimonio dell’Umanità.
“Ma la gravissima situazione in cui versa il centro storico di Napoli – continua l’appello – , i continui crolli, in
particolare nelle aree adiacenti alle Piazze Municipio e del Plebiscito, della continua
trasformazione di luoghi così intrisi di cultura in strutture ricettive e di ristorazione,
fa risuonare le motivazioni incise sulla targa dell’UNESCO come una beffa, che si
aggiunge al danno, piuttosto che come un riconoscimento, che è invero allo stesso
tempo un obbligo per le istituzioni locali di tutela e valorizzazione”. Pertanto, le Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia invitano i
rappresentanti dell’UNESCO, che saranno a Napoli il 27 novembre per la Conferenza
internazionale, a verificare di persona le attuali condizioni del centro storico della
città, con particolare riguardo sia alla staticità degli edifici e all’indagine sulle cause
dei continui crolli, sia all’identità offesa dal proliferare disordinato di attività
commerciali e ad intervenire per pretendere interventi urgenti da parte delle
istituzioni locali e nazionali responsabili del patrimonio culturale.