Guzzetti a Milano tra robotica e archeologia
Tra futuro e Archeologia è la nuova mostra di Ale Guzzetti alla Fondazione Mudima di Milano dal 6 Maggio al 6 Giugno. Formatosi tra Brera e il Politecnico di Milano Guzzetti fonda l’arte sulla filosofia abbracciando l’epistemologo Edgar Morin e filosofi come Mauro Ceruti e Gianluca Bocchi – principali cultori in Italia della scienza della complessità – definendo l’opera come un ecosistema che interagisce con l’ambiente e con chi l’ammira proiettandosi nella sua complessità. In Quando i robot incontrarono gli antichi Dei, titolo della mostra, Guzzetti prende in prestito figure emblematiche dell’antichità – la Medusa Rondanini, il Torso Gaddi, Hypnos – e le trasfigura in creature ibride: sculture classiche potenziate da device contemporanei, come se le divinità del passato tentassero di sopravvivere nella nostra epoca post-organica. Lo spettatore è costretto a confrontarsi con un’immagine speculare: quelle figure sembrano provenire da un futuro distopico, ma in realtà non fanno che riflettere la nostra condizione presente, ormai inseparabile dalla tecnologia. Gli occhi dei robot ricalcano il gesto automatico dello scrolling sui nostri schermi: un riflesso condizionato che ha modificato il modo stesso in cui osserviamo il mondo. Il percorso espositivo culmina con due grandi installazioni, che esemplificano la complessità poetica del lavoro di Guzzetti. Il Bosco delle Ninfe (2020–2022) è una foresta artificiale di statue greche deformate, che evoca un tema centrale dell’era digitale: la distorsione delle immagini Qui le figure umane diventano irriconoscibili arrivando a formare un bosco misterioso, una sorta di labirinto di Dedalo che emette suoni alterati quando percepisce la presenza del pubblico, instaurando un dialogo intimo, quasi rituale. Un’opera che esplora la distorsione percettiva nell’epoca della smaterializzazione dell’immagine.100 voices choir (2019), invece, è una lunga scultura sonora composta da cento bocche e orecchie, che si attivano al passaggio dei visitatori generando una polifonia randomica. Una scultura che riporta in vita i Centomani ,figure della mitologia greca con cento braccia e cinquanta teste ,figli mostruosi di Urano e Gea, nonni del più famoso Zeus.