La patologia dell’essere e non essere come manifestazione dell’individuo in sé e dell’individuo con l’altro.
Parlare di Patologia dell’Essere potrebbe sembrare dargli una colorazione perfettibile e non perfetta, attribuirne una dinamica, una temporalità, una finitezza, una entropica mutevolezza.
Così non è, l’essere unitario è anche 2/3 essere ed 1/3 ribelle, quindi non essere cui l’uomo può essere indirizzato in base all’etica, alla scelta morale di referenti axiotici.
Abbiamo già toccato altrove questa quaestio e ci riserviamo di tornarci più estensivamente.
Per ora ci soffermeremo brevemente su codesta patologia tenuto in conto che la fisiologia dell’essere è di fatto non mutevole ed infinita, una fisiologia dell’assoluto sottratta alle caducità entropiche del tempo.
Ma come si addiviene alla patologia e dunque al non essere, ovvio seguendo il non essere, 1/3 ribelle e non l’essere 2/3 essente.
Per comprenderci è lecito affermare che l’essere trinitario con il proprio spirito inonda la nostra anima di modo che la stessa agisca attraverso l’atto e per mezzo del corpo in maniera essente producendo il fatto che dall’essenza diviene piena realizzazione dell’essere e di sé.
Ma analizziamo ora tale rapporto da un punto di vista dell’individuo che agisce pro sé e l’individuo che agisce in relazione con.
Per quanto riguarda il singolo individuo egli può cadere nelle maglie della non essenza e dunque promanare fatti non essenti in quattro casi.
In primis quando il suo agire diviene nullo, perché contrario al quadro di valori axiotici che regola gli universi e che è nell’anima in sé illuminata, ma egli ne distogli attingendo al non essere, o ancora quando la sua azione è scema di alcuni elementi essenziali per realizzare un fatto essente, come la volontà, l’agire causale, l’intentio, la forma o ancora quando con volontà pone in essere atti illeciti, o folli-intesi come contrari alla verità.
In tal caso l’azione pone in essere una invalidità ex tunc, a partire dagli atti passati che, seppur conformi all’essere vengono soggiogati dal non essere ed anch’essi finiscono nelle magli entropiche del tempo.
L’annullabilità, invece, è meno grave perché i invalidità ex nunc, ossia dal momento non dell’evento volitivo ma dal momento della realizzazione del fatto.
In questo caso l’agente esercita violenza o agisce a causa di errore manifesto o per non piena capacità percettiva.
Essendo l’annullamento attinente al reale e la nullità al vero, l’annullamento risulta meno grave e l’atto può continuare a promanare i sui effetti dall’essere a meno che non venga a coinvolgere terzi ma resti nel foro interno dell’individuo.

nel caso in cui, invece, l’atto è completo di tutti i requisiti promananti dall’essere e non contrasta con la morale e l’axiotica, ma un fatto esterno all’Io, coevo o successivo ad esso, ne impedisce la produzione degli effetti. In questo caso l’atto si dice inefficace.
Nella inefficacia rientrano i casi in cui l’individuo seguisce idee altre credendole promananti dall’essere e, poiché non facenti parte, di fatto, realmente dell’essere l’atto è incapace a produrre fatti promananti dall’essere e quindi non dispiega effetti.
C’è poi l’atto inesistente, quella fattispecie non semplicemente viziata, ma quella che difetta del tutto dei requisiti minimi perché si possa affermare l’esistenza di un atto ovvero di un fatto
Si tratta degli atti compiuti Ioci causa, docendi causa, a fini esplicativi, di studio, per divertimento.
Analizziamo ora i rapporti dell’individuo con gli altri.
Premettiamo, ovvio, che l’individuo che si pone in contrasto con gli altri, nell’ottica dell’homo homini lupus, seguisce la via del non essere e della violenza esasperata, non esistendo nel mercato in sé un riequilibrio né una axiotica. Questi è l’uomo sociale.
In questi casi l’individuo resta individuo pensando a sé, mentre agendo secondo l’essere si crea un rapporto fraterno ed una comunità ed egli, nelle formazioni sociali, non è già più individuo ma persona, esplica sé assieme agli altri..
Ma vediamo in che casi l’individuo resta tale.
Il primo è quello dell’abrogatio, in tal caso una legge sempre esistita in potenza si manifesta per qualche ragione ed abroga, con efficacia ex nunc, quella che si credeva veritiera.
L’individuo che non coglie tale evento si ritrova nelle maglie del non essere perché segue ciò che era per errore e non dà ascolt6o alla norma dell’essere in potenza che ora si manifesta.
C’è poi l’annullamento, più grave e con efficacia ex tunc intacca l’essere che era ed ora non è, in tal caso si ha la scoperta e l’evoluzione sociale che assumono coscienza del valore e della reale morale e non seguitano più la norma invalida.
Seguiteci anche su https://www.facebook.com/persemprenews/

Dottore in Giurisprudenza, Giornalista Pubblicista, Autore, Blogger, Esperto in Scienze Criminologiche, Agente Investigativo Antifrode, Esperto in Agiografia e vita di Santi e Beati, Angelologia e Demonologia Esperto in Storia della Inquisizione e delle Polizie. Critico d’Arte. Esperto in Parapsicologia Umanista e Criptozoologia