La possibilità di chiudere le carceri attraverso un approccio fenomenologico-esistenziale.
Basaglia e la Chiusura dei Manicomi
L’Italia fu tra i primi Paesi a chiudere i cosiddetti “Manicomi”, luoghi di contenimento, spesso a vita, di chi soffriva di disturbi psichici, spesso dai più lievi ai più cronici.
Ciò grazie al lavoro mdel professor Franco Basaglia, neuropsichiatra, e della sua equipe che consentì di approvare l’omonima legge 180 del 1978.
Basaglia aveva un approccio fenomenologico esistenzialista alla malattia mentale e soprattutto nel rapporto col paziente, tanto da fondare la Psichiatria Democratica.
La fenomenologia basagliana concepiva la malattia mentale non fisica ma psichica, dell’anima, del Daisen, che necessitava di un Sorge, di un prndersi cura.
Per lui l’esistenza inautentica era l’abbandono, l’autentica consapevolezza dei limiti ed angoscia.
Per questi motivi curava, ad esempio, gli schizofrenici con lo Slancio Vitale, con l’approccio al reale ed il ritorno ad esso. Ciò attraverso la simpatica che è più della mera empatia, la quale richiede un distacco, ma con un fluxus con il paziente che lo collega al proprio Daisen ed attraverso una esperienza autentic da questi al reale.
Concependo un corpo in sé ed un corpo fuori di sé.
Misure di Sicurezza e Misure Alternative
Noi riteniamo che tale approccio potrebbe, gradualmente, estendersi ai soggetti devianti ed alle devianze attraverso misure alternative e la chiusura delle prigioni.
In Italia abbiamo misure di sicurezza preventive per delinquenti abituali, professionisti o per tendenza. In un ottica generalpreventiva.
Queste sono la colonia agricola, la casa di cura, l’ospedale psichiatrico, il riformatorio, la libertà vigilata, il divieto di soggiorno, il divieto di frequentare osterie o pubblici spazi di vendita alcolici, la cauzione di buona condotta e la confisca.
Tale misure, quindi, si rivolgono a soggetti che potrebbero compiere delitti.
Le misure alternative al carcere vere e proprie sono invece l’affidamento in prova al servizio sociale, la comunità per tossicodipendenti, la libertà vigilata, la semilibertà.
Giova ricordare che noi italiani, grazie soprattutto al lavoro di Cesare Beccaria “Dei Delitti Delle Pene” siamo stati i primi ad abolire la pena di morte e la tortura.
Per la precisione è stato il Grandiucato di Toscana nel 1786 sotto Pietro Leopoldo d’Asburgo con il cosiddetto codice leopoldino.
Trattamento della Devianza tra i Lupi e tra i Primi Esseri Umani
Ma per avere un approccio più esaustivo al fenomeno della devianza ed alle modalità risolutive della medesima occorre porre lo sguardo agli altri essenti.
Gli animali, in caso di devianza, tendono a punire chi viola l’ordine con l’allontanamento dal branco. Ciò si riscontra quasi in tutte le specie, prima fra tutte, per quando quivi interessa, i lupi.
I lupi costituiscono un exemplum più delle scimmie per la risoluzione del problema della devianza. Le scimmie, precisamente gli scimpanzé, pur avendo un antenato comune con l’essere umano, hanno un sistema di risoluzione della devianza meno complesso, anche perché non detengono il senso del sacro.
I lupi, invece, sono sempre stati in branco con l’homo sapiens, in prossimità di esso, uomini e donne temevano i lupi ma al tempo stesso ne presero alcuni come compagni, per la caccia e per la difesa della tribù/comunità.
I lupi, poi, si evolveranno in cani delle più diverse razze.
Tali lupi erano gli espulsi dal branco che, o si riunivano in un altro branco e erano con l’essere umano.
Le comunità ancestrali trattavano la devianza come violazione del sacro-anche i lupi- malla medesima maniera, con l’allontanamento.
Nel casso di re o capiguerrieri però lo sciamano poteva disporne la degradazioone.
Coloro che venivano allontanati o si univano ad un’altra tribù stanziale-se accettati- o ai nomadi.
È infatti nel nomadismo e nel suo non attaccamento agli antenati ed alla terra che si generarono forme di devianza più complesse: furti, saccheggi, omicidi.
In vista di ciò gli sciamani decisero di declinare l’allontanamento, avvertendone la negatività cosmica, ed utilizzarono procedimenti peculiari di reinserimento. Questi basati sul Sorge, prendersi cura, scacciando i demoni interiori e purificando il soggetto.
Inserirli in luoghi a fianco ai villaggi ove concepissero nuovamente l’importanza della terra, della prole, degli antenati, attraverso il vivere al margine e l’osservazione con conseguente reintegro.
Slancio Vitale ed Approccio Erotico
Riteniamo che questi meccanismi, al giorno d’oggi e con le attuali conoscenze e sensibilità, possano presentarsi in atto come deterrente della devianza ed anche come sua eliminazione, attraverso la consapevolezza del Daisen, ed attraverso il Sorge, il prendersi cura.
Riattivare, cioè, con la simpatia che, come detto, è più della empatia in quanto è un rapporto reciproco di accrescimento del Daisen. Quindi ridare lo slancio vitale non limitandosi al corpo e basta ma al corpo in sé, fuori di sé e nel tutto.
Detto slancio vitale si raggiunge, dunque, attraverso un rapporto simpatico, mbasato sull’eros che tende a comprendere e contenere il proprio Tanatos-verso sé o verso gli altri-, i propri abissi, la violenza, causa quest’ultima di ogni forma di devianza.
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Dottore in Giurisprudenza, Giornalista Pubblicista, Autore, Blogger, Esperto in Scienze Criminologiche, Agente Investigativo Antifrode, Esperto in Agiografia e vita di Santi e Beati, Angelologia e Demonologia Esperto in Storia della Inquisizione e delle Polizie. Critico d’Arte. Esperto in Parapsicologia Umanista e Criptozoologia