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Croce, divino, matematica

Tra i simboli più antichi che guidano l’essere umano  senz’altro va annoverata la croce, presente ancora oggi in tutte le culture, anche se diversamente stilizzata.

La croce ha dunque origine in tempi ancestrali, essa era già utilizzata dalle sciamane per il collegamento con l’etere ed anche a fini di conteggio numerico. Ella era infatti l’unica della tribù che sapesse contare, anche se utilizzando non il sistema decimale ma quello binario -0;1-ancor’oggi in uso per la programmazione dei computer.

Il sistema binario era agevole col sistema a croce e durò per secoli fino al conteggio con le mani-decimale-che  partendo dal binario-da essere e non essere- pose 10 numeri base.

La croce viene ad essere, dunque, simbolo di unione tra cielo e terra, anche con la disciplina matematica, rendendola concreta, così come per altri eterei mondi.

Tale simbolo era diffuso anche tra gli egizi, i precolombiani, mentre in Mesopotamia si usava il sistema sessagesimale, quello usato per calcolare l’ampiezza degli angoli.

Ciò perché a differenza di altre civiltà i sumeri, assisi e babilonesi avevano un rapporto diverso col metafisico, interessandosi all’ampiezza, all’area, al contenitore, più che alla misura lineare-perimetrale.

A croce è l’incrocio di due assi, ciò che unisce est e ovest, sud e nord,, alto e basso, destra e sinistra. La dualità che si supera nella sua fusione.

Anche nell’edilizia Romana si usava il sistema a croce per la costruzione delle città, i Cardi ed i Decumani, vie principali.

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Il Pontifex Maximus ed il culto

Certo i Romani hanno usato la croce come strumento di supplizio, condanna a morte. Il motivo è che hanno mutuato tale simbolo dagli Etruschi che lo usavano come strumento sacrificale.

Tutt’ora i cristiani lo utilizzano come simbolo della espiazione, ma c’è una rosa posta  nel punto centrale della croce che è la resurrezione, Dioniso contro il Crocefisso.

Essa rappresenta la Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, Anima, Corpo, Spirito, Satana, Falso Profeta, Lucifero, Auictoritas, Potestas e Status, e via discorrendo.

Il Pontifex Maximus era a Rom il magistrato che, in era Repubblicana ed Arcaica costruiva i ponti ed era anche addetto al culto, essendo tramite tra divino e terrestre.

Questa era la figura del sacerdote dei sacerdoti, derivante dall’antico sciamano Romano e che meglio ne conserva le caratteristiche rispetto alle altre civiltà. Oggi il Papa cattolico preserva questo titolo.

La croce, quindi, è il quadernario, quattro braccia, ma anche il quinario, l’anima centrale, la quintessenza, l’etereo, la chiave.

La croce pontificale ha dieci estremità, la completezza, tre bracci che sono il piano fisico, psichico e spirituale, sette estremità che sono il numero rappresentante l’uomo perfetto col divino.

La somma è dieci, come detto, simbolo unitario, l’Uno, Dio.

La croce pontificale rappresenta il discernimento. Ciascuna braccia ha, nell’ordine ragione cui si oppone immaginazione,  energia agente, cui si contrappone sentimento,  generosità, cui si contrappone restrizione.

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