L’arte spalanca i varchi. L’esistenzialismo, prospettiva ed arte orientale. Il ruolo delle figure nel dispiegare l’essere verso sé stesso.
Cosa è la prospettiva se non la sublimazione dell’essere, l’essente che dipinge l’infinto, che poeteggia, ovverosia pone in essere, come il Vasaio Divino, dà vita al reale attingendo dal vero, ardito dallo spirito generato dall’ anima infiammata pone su tela, in affresco o in altra guisa ciò che è goccia di trascendente, intuizione di esso.
Noi occidentali abbiamo, col Brunelleschi, inventato questo modo di dipingere, in pieno rinascimento, anche se vi sono illustri antecedenti, ovvio, tra duecento e trecento la cui fama è nota.
Ma con Filippo Brunelleschi e la sua scrittura in toscano del De Pictura vi fu una vera e propria decodificazione delle tecniche, utilizzate da diversi maestri, Leonardo che tendeva assiduamente e perennemente ad una perfezione, dalle opere somme ed incomplete, Raffaello che ruppe come il ghiaccio il valico dell’arte e rappresentò la fine prospettiva nelle sue allegorie in particolare.
Certo l’antica Grecia aveva già inventato ed utilizzato tale sistema, ma veniva utilizzato più come ornamento, vezzo estetico.
In epoca Bizantina e nel Nostro medioevo ciò fu in parte eliminato e si rappresentava in due dimensioni, caratteristiche che in oriente bizantino, nel medio ed estremo oriente arabo e indo-cino-nipponico si è preservato.
Pensiamo alla iconografia religiosa bizantina o ai mandala, capolavori di tecnica e somma espressione dell’infinito, un infinito degli universi senza prospettiva.
L’arte spalanca i varchi alle dimensioni dell’esistenza

E tale è il punto che disnoda, nonostante la bellezza delle opere occidentali quelle d’oriente ci mettono più velocemente in connessione con Dio, quasi ipnotizzandoci.
Vero è che l’arte nostrana, spesso prospettica e figurativa, fu usata anche come letteratura per gli illetterati, docendi causa, ma tale esperienza con la dualità ci pone in più stretto contatto perché spoglia di un racconto o di un senso apparente, mera figura o mero labirinto in cui porsi in contatto che ci predispone alla ricerca.
Tutto ciò fa riflettere per la connessione arte-fisica. Noi viviamo in un mondo che è multi dimensionale, noi percepiamo tre dimensioni, c’è chi, animale o vegetale, ne percepisce due, chi quattro e chi via di seguito, sino all’infinito, tendendo a n.
Esistono esseri anche nelle due dimensioni o nelle altre, possibile, ma difficile saperlo, tranne se talora scorgiamo di sfuggita delle ombre, o delle immagini, lì è la visione bidimensionale scorta. Per le dimensioni dopo la terza, invece, è molto più complicato, almeno per ora, riuscirci per noi poveri esseri umani custodi di questo giardino splendido che è la Terra.
Talora l’arte, infatti, apre discreto un varco esistenziale e nell’esistenza indagata e contemplata, un varco dimensionale, una finestra sulle promanazioni dell’essere ovverosia le dimensioni ed i loro eoni
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Dottore in Giurisprudenza, Giornalista Pubblicista, Autore, Blogger, Esperto in Scienze Criminologiche, Agente Investigativo Antifrode, Esperto in Agiografia e vita di Santi e Beati, Angelologia e Demonologia Esperto in Storia della Inquisizione e delle Polizie. Critico d’Arte. Esperto in Parapsicologia Umanista e Criptozoologia