Le nuove borgate milanesi nella globalizzazione
Via Carlo Dolci è una via Milanese che si trova all’inizio di una delle zone più conosciute della metropoli, San Siro. Ricordiamo come Pier Paolo Pasolini descriveva le borgate popolari e periferiche romane; Ecco, la zona San Siro è l’immagine perfetta delle nuove borgate della globalizzazione. Le periferie non sono più vissute esclusivamente da proletari Italiani, dagli anni ’90 in poi: nuovi gruppi meno abbienti si sono concentrati e hanno via via occupato la zona. Due riflessioni sociologiche vanno condotte: la prima analizza l’esclusione sociale di questi nuovi gruppi; la seconda, la magnifica coesistenza di culture diverse.
Mentre le famiglie popolari degli anni ’50-’60 riuscirono ad integrarsi grazie al fenomeno politico e sociale della democratizzazione scolastica, il contesto attuale è ben più complesso. La zona di via Carlo Dolci è frequentata da famiglie di origini arabo-musulmane, la cui prima generazione conduce una vita lavorativa attiva, mentre la nuova generazione è alle prese con la vita di strada e l’emarginazione culturale e sociale. Laddove lo Stato Italiano e la cultura Italiana non sono riusciti a dominare, il sistema scolastico favorito da questi gruppi etnici sono la scuola araba ‘Nagib Mahfuz‘, creata nel quartiere nel 2005; i ristoranti frequentati esclusivamente da egiziani; i negozi alimentari, le macellerie e di frutta e verdura islamici.

Il gruppo arabo-musulmano ha avuto mano libera per poter creare un vero ghetto islamico e tutti i ristoranti e i servizi italiani hanno cessato le loro attività oppure hanno colto l’occasione per convertire i loro servizi. Ricordo un bar tipicamente milanese, che si è convertito in un narghilè bar che serve tè marocchino. Questo quartiere Islamico vive quindi autonomamente ed è escluso dal resto della città. Nessuno è interessato a venirci ad abitare e gli abitanti non sono interessanti ad uscire: hanno costruito il loro villaggio. Allo stesso tempo le scuole primarie e secondarie italiane sono diminuite drasticamente, il servizio di sicurezza comunale è praticamente assente ed il Comune non sembra fare investimenti per migliorare il contesto.
DUE FALLIMENTI
Vi sono due chiari fallimenti: il primo rappresentato dall’integrazione di queste famiglie nella vita della città ed il secondo rappresentato dall’assenza dello Stato. Nel contempo, si osserva una vera coabitazione pacifica tra i nuclei familiari che sono rimasti e quelli che sono arrivati. I più grandi si riuniscono nel bar della zona (ancora Italiano) per condividere idee e confrontarsi dal punto di vista culturale e politico. Ogni settimana il bar della zona (chiamato ‘Baarebò‘) organizza eventi serali, serate a tema arabo, dove si servono alimenti e bevande italiane a ritmo di musica medio-orientale, durante queste serata tutto il quartiere si riunisce.

I più piccoli sono alle prese con le nuove mode, costituiscono piccoli gruppi composti da varietà etniche: italiani, egiziani, tunisini, siriani che hanno gli stessi costumi e stili di vita, ascoltano le stesse canzoni; si vestono allo stesso modo e si riuniscono quotidianamente, costituendo un nuovo gruppo sociale. Insomma, sono degli esempi chiave di coabitazione istintiva e ciò mostra come i giovani passano davanti alle frontiere etniche e dell’odio costruito all’interno del dibattito politico italiano.
PER CONCLUDERE
L’analisi sociologica del quartiere ci porta a riflettere sulle origini dei divari e delle disparità socio-culturali. Lo Stato non ha provato in nessun modo ad integrare queste famiglie negli stili di vita e nella cultura milanese, ha anzi fatto sì che le cose si realizzassero al naturale. La delinquenza e la droga rimangono sempre un problema importante, ma dette considerazioni sembrano essere totalmente schivate dalle istituzioni. E la mia opinione resta che se il contesto di via Carlo Dolci rimane fragile, questo è per colpa di uno Stato che non integra e rimane indifferente davanti al destino delle famiglie provenienti da differenti paesi e culture.
Articolo di Nicola Marsico, tratto dal sito Movimento Giovani – L’unico movimento giovanile indipendente d’Italia