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Viriditas Erotismo dell’Essere.

Abbiamo sin d’ora trattato i due terzi dell’essere e il terzo di esso nell’insieme che è non essere secondo un rapporto quasi meccanicistico, cosa che non è in quanto già l’epoca cibernetica si oppone con l’etereismo e prima facie paradossalmente, con il materialismo.

Dall’analisi fatta in precedenza quivi ed altrove a seconda del tema trattato, sembrerebbe che  l’essere  o il non essere invadano l’anima che si predispone all’uno o all’altro come il beccuccio di un alambicco che dona e l’essere o il non essere  promana.

Certo  questa visione alchemica, che abbiamo ampliamente utilizzato come base e come schema per esporre il di noi esistenzialismo, è per l’appunto uno schema, occorre entrare nel vivo, nella sostanza dell’atto in primis.

La figura di Afrodite, dea dell’Amore, è in tal caso esemplare, la più bella che ha per figlio eros, la pulsione sessuale, essenziale sia per l’agire dell’essere che del non essere.

E non a caso Afrodite finì, per punizione ed invidia, in sposa al più storpio ma allo stesso tempo laborioso Efesto, il fabbro ed il costruttore, l’alchimista.

Ma la relazione favorita della dea era con Ares, il dio della guerra, da cui ebbe diversi figli, oltre ad Eros, la pulsione che fa innamorare e tendere verso, Anteros -personificazione dell’amore non corrisposto e della gelosia, Deimos, dio del terrore, Fobos, dio della paura  Armonia, Adrestia , dea della vendetta, compagna di battaglie del dio della guerra.

Come vediamo il connubio tra la bellezza in sé agente e non in sé contemplante si può e si invaghisce del non essere in quanto questo non è parte di sé e va al di là della semplicità alchemica, e ciò genera mostri, pulsioni d’odio e negative, la stessa guerra.

Si salva Armonia, la dea dell’amore romantico, dell’armonia e della concordia, ma anch’ella legata alla guerra, essendo presente in essere dopo la fine delle battaglie tra vinti e vincitori.

#scelta #Paride °Afrodite #bellezza

Viriditas Erotismo dell’Essere.

Si salva Armonia, la dea dell’amore romantico, dell’armonia e della concordia, ma anch’ella legata alla guerra, essendo presente in essere dopo la fine delle battaglie tra vinti e vincitori.

E a tal proposito come non ricordare la scelta di Paride che rappresenta le tentazioni cui è soggetto l’essere umano.

Eris, dea della discordia, lancia un pomo con scritto ‘alla più bella’. Discordia ed invidia, come colui che divide, il Serpente Antico. Con la scritta alla più bella snatura il concetto di bellezza rendendolo merce vendibile, pomo d’oro, trofeo, Etalagia.

Le Tre Dee sono prefigurazione delle tre donne, dei talenti, corrotti dal mercato.

Scelgono un pastore, ossia un uomo semplice ma dalla capacità di discernimento eccelsa.

Scendono quivi sulla Terra e accecate accecano il discernimento, barattandolo, vedendolo, promettendo. Al centro Atena, Albero della Conoscenza, ai lati Afrodite, fico, frutto dell’Albero, ed Era, il Potere, ma anche il Focolare Domestico. La Famiglia.

Paride non sceglie con discernimento, preferisce possedere la donna più bella del mondo, cade nello stesso errore, accecamento delle dee. Possedere ossia snaturarne la Bellezza.

La Guerra di Troia simboleggia la discordia tra gli uomini, il primo epico scontro.

Adamo seppe rifiutare Lilith che voleva dominare, stare sopra. E facendolo avrebbe corrotto Adamo e spinto a fare altrettanto, alla sete di dominio.

La donna Eva invece fu sua pari. Ma cadde nella tentazione e assaporò il fico, il frutto dell’ Albero della Conoscenza. Il Serpente Antico mostra ciò che non è. Diverrete come Dio. Invidioso dell’essere umano superiore agli angeli stessi e simile a Dio in quanto ha un corpo. Invidioso della bellezza persa vuole far perderla agli esseri umani. Vuole corromperli secondo la Sua logica. Essere come Dio. Peggio. Essere Dio.

Corruppe già Lilith, corrompe ora Eva, che a Sua volta corrompe Adamo.

Ma prima ancora che Dio intervenga capiscono e si coprono con la foglia del frutto mangiato. Si vergognano della loro Bellezza sporcata. Dell’atto impuro commesso.

Le tentazioni le subirà Dio stesso Figlio, nel Deserto. Dal Serpente Antico. Che getterà il suo Pomo d’Oro per invidia.

Approfittando della debolezza. Quando Dio Ebbe Fame. Afrodite e la lussuria, il trasformare le pietre in pane. Atena, la superbia, buttati dall’altura ed ordina ai tuoi angeli di soccorrerti, la Serpe vuole convincerlo con la Conoscenza delle Sacre Scritture. E infine Era, il potere su tutto il mondo, la Cupidigia, il cedere alle tentazioni del mondo. L’essere del mondo. Scendere dalla Croce.

La fragilità di Dio, fatto uomo, viene vinta dalla Vera Conoscenza. Quella fatta dal legno dell’ Albero della Conoscenza. La Croce.

#apparenza #bellezza #Viriditas

E rimanendo sull’atto non possiamo non concludere con Ildegarda di Bingen, le sue mistiche visioni in cui ciò che vedeva o sognava era nel reale ma ombra della luce, del vero.

E stesso dicasi per l’essere umano, la stupenda raffigurazione fatta che lo pone, anzi la pone al centro del microcosmo e del macrocosmo.

Centro dell’opera la Viriditas, la salute che si apprende attraverso il colore-ricordiamo a tal proposito anche Gustavo Rol e la tremenda legge che lega il calore, la quinta musicale ed il colore verde- riassume quindi la nozione universale di salute, di prosperità e di bellezza che latini chiamavano integritas , i greci holon , gli ebrei shalom.

La Virditas è il soffio divino, lo pneuma posto in essere e che irradia dalle piante e da tutti gli essenti, la voce di Dio che investe l’anima.

L’apparenza più gloriosa dell’essere.

Carl Gustave Jung, vede nella fase alchemica Viriditas una rappresentazione del nostro Sé o Anima, che ha la funzione psicologica di liberare l’io, rinchiuso nel carcere della sua solitudine, morto e sepolto nella tomba del suo egocentrismo -Nigredo o Opera al Nero-, per armonizzarlo poi in una relazione ricca e consapevole con il proprio mondo affettivo, con il mondo affettivo altrui, con la vita -Rubedo o Opera al Rosso-.

Il verde è il colore associato alla dea dell’Amore, l’altra faccia di Afrodite, l’altra faccia della bellezza in sé contemplante e da altri contemplata, energia femminile del Cuore, portatrice di guarigione.

Un simbolo della totalità cui l’individuo tende senza tregua, attraverso le varie prove della sua esistenza, superando le tante piccole morti necessarie per apprezzare il Dono della Vita. Ma a tal fine occorre che noi non siamo proprietari né possessori dell’altro e degli altri essenti.  Nessuna res è utensile ma tutte hanno una vita, una essenza, non di servizio all’uomo che è solo un custode e deve agire con lo ius boni viri.

La Virditas, poi, è la potenza maschile la bellezza maschile ed in parte femminile  è ciò che promana l’essere rendendo duplice il piacere.

E parliamo di atti sessuali  eterei, dello spirito che feconda l’anima dell’amato, come nelle mitologie con l’intervento o la voluntas divina. Una azione che ci ricorda che anche Dio e tutto il creato sono innamorato di noi e che il vero godimento, talora, è quello metafisico. Non il trastullo della violenza che ingenera violenza ma un amore onnicomprensivo che è anche sessualità di corpo, di anima  illuminata dalla Viriditas dell’altra o dell’altro e di spirito divino, promanante dalla divinità.

Ma altresì anche, in meditazione, godere della Viriditas,  anche soli, sospirando ed ansimando per la sua presenza in noi.

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