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Una campagna elettorale? No, di odio…. politico. Fin dai primi giorni si era intuito che i leader in lizza per le elezioni del 25 settembre prossimo si sarebbero affrontati con un linguaggio non adeguato al momento difficile che sta attraversando l’intero Paese, gli italiani. E con programmi, in alcuni casi rispolverati dal cassetto e dalla Storia. Questo sia a destra che a sinistra e al centro. In queste ore, di presentazione dei programmi per rilanciare l’Italia, dal punto di vista economico, sociale, civile, ambientale, energetica, soprattutto dell’innovazione la politica assume toni sempre più polemici, nei confronti di questo o di quell’altro. Chiamati in causa: Calenda, Conte, Di Maio, Letta, Meloni, Renzi, Salvini ed altri ancora. Prelevale la battuta ad effetto, quella preparata probabilmente a tavolino e quella che può portarti in tendenza sui social. Si, perché questi canali digitali potrebbero essere decisivi per far pendere la bilancia da una parte o dall’altra. Chissà però perché si attendeva una campagna elettorale diversa, nuova, propositiva, puntata sulla concretezza dei programmi. Eppure, c’era da ipotizzarlo, già all’indomani della caduta del governo Draghi. Cessata l’autorevolezza dell’ex premier, riconosciuta a livello internazionale, ecco salire alla ribalta della cronaca politica i leader, i capi politici dei partiti, dei movimenti. Il tempo di avviare un discorso, un intervento ed ecco la polemica, studiata, è una nostra illazione, per creare un diversivo sui veri e gravi problemi che affliggono la nazione.