Bakmut l’”inferno”, il “tritacarne”, il “vortice”. Per i russi è diventata la battaglia simbolo dopo quelle di Severodonetsk e Lysychansk. I combattimenti intorno e dentro la città sono stati definiti come quelli più sanguinosi in Ucraina dall’inizio dell’invasine. Qualcuno ha confrontato quella di Bakmut con altre sanguinose battaglie della prima guerra mondiale. Per i bombardamenti subiti la città è stata accostata alla tedesca Dresda della seconda guerra mondiale.
I russi hanno speso molto, in particolare la milizia Wagner PMC (Private Military Company) del finanziere Prighozin. La presa della città è avvenuta dopo un anno di combattimenti. Prighozin si sente autorizzato a dire che solo grazie a lui ed alle sue truppe si è potuto ottenere un risultato che il comando militare russo non sarebbe stato in grado di raggiungere, così come avvenuto finora per gli altri “obiettivi principali della guerra in Ucraina”.
Il capo della Wagner ha anche quantificato le perdite subite. Quando sono iniziati gli scontri, a maggio del 2022, la compagnia privata aveva 35.000 uomini nell’area di Bakhmut. A questi si sono aggiunti a più riprese, e fino a quando è stato permesso da Mosca, 50.000 uomini reclutati tra i prigionieri delle carceri russe. 10.000 di questi più altri 10.000 combattenti regolari della PMC sarebbero morti sul campo.
I numeri forniti da Prighozin sono molto sottostimati rispetto a quelli valutati dagli ultranazionalisti russi pro guerra e da altre fonti indipendenti. Stimano che le perdite della Wagner e delle altre unità russe sono superiori a 40.000. Tra i difensori militari ucraini i morti sono tra i 15.000 e i 20.000 ma c’è chi ne valuta molti di più. Tra la popolazione civile rimasta in città, perché non ha voluto o potuto lasciarla, si stima oltre 4.000 morti.
Strategia e Tattica
Bakmut ha anche aperto molte discussioni sulla sua valenza strategica. John Kirby, coordinatore per le comunicazioni strategiche presso il Consiglio di sicurezza nazionale alla Casa Bianca, in una intervista alla CNN ha detto che Bakmut non ha “nessun valore strategico”.
Strategia e tattica si rincorrono. E proprio tatticamente non si può prescindere dal considerare la sua posizione sul terreno, crocevia di importanti vie di comunicazione per Kostiantynivka, Siversk e Sloviansk. Da Bakmut il raggio di azione delle artiglierie russe può arrivare a Sloviansk e Kramatorsk che sono considerate il fulcro strategico del Donbass.
Come già annunciato le truppe della Wagner stanno lasciando la città e, secondo le dichiarazioni di Prighozin, gli occorreranno due mesi per recuperare la capacità di combattimento. C’è chi in questo agire vede il proposito della Wagner PMC di evitare l’urto di una possibile controffensiva ucraina che da tempo viene manifestata.
A Bakmut per supervisionare e coordinare la delicata fase di passaggio di responsabilità tra la Wagner e le truppe regolari c’è il Colonnello Generale Mikhail Mizintsev, da alcuni soprannominato il “macellaio di Mariupol”. Ex vice ministro della difesa russa e capo della logistica, dopo essere stato licenziato dai ranghi delle forze armate della Federazione Russa ad aprile scorso, è ora vice comandante della compagnia privata. Mizintsev ha sempre mostrato vicinanza alla Wagner. C’è da chiedersi se, in questa nuova veste e fuori dal potere istituzionale, riuscirà a garantire alla PMC l’accesso ai rifornimenti che prima gli assicurava. Prighozin ci spera.
La sostituzione delle truppe sta avvenendo in alcuni settori della città. Sono attività critiche e complesse che gli ucraini osservano.
Bakmut in questa fase vede una riduzione delle operazioni. Per gli ucraini potrebbe essere un’occasione per lanciare controffensive contro la città ed impedire ai russi di partire con una manovra offensiva su obiettivi strategici che rientrano tra quelli dell’inizio dell’invasione.
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