Gli scontri in Ucraina avvengono su tutta la linea del fronte che attraversa, senza soluzione di continuità da nord est a sud, cinque regioni: Kharkiv, Lugansk, Donetsk, Zaporizia e Kherson.
A Nord Est, tra Kharkiv e Lugansk, gli scontri si sviluppano lungo la linea Kupiansk – Svatove – Kreminna. L’obiettivo di Mosca è guadagnare quanto più terreno possibile a ridosso del corso del fiume Oskil nella regione di Kharkiv orientale, catturare l’intera regione del Lugansk e conquistare territorio nel Donetsk settentrionale. I russi fanno alcuni progressi nella direzione di Kupiansk e stanno ottenendo piccoli guadagni territoriali nell’area sud ovest di Kreminna.
Ad Est, nel Donetsk, il centro degli scontri continua ad essere il territorio della città di Bakmut, conquistata dai russi a fine maggio scorso. Gli ucraini dai primi giugno si impegnano in operazioni di controffensiva verso la città è nell’area.
Le truppe di Kiev, da qualche giorno, hanno riconquistato in successione i villaggi di Andriivka e di Klishchiivka posti a sud ovest di Bakmut. La liberazione di questi due centri rappresenta una crepa nella difesa russa e potrebbe aprire la possibilità di uno sfondamento sul fianco meridionale della città. Il successo ucraino, come sintetizzato dall’Istituto americano per studio della guerra, è il risultato del superiore coordinamento orizzontale tra le unità di combattimento ucraine, del fuoco di artiglieria più preciso e di efficienti sistemi di guerra elettronica sul campo di battaglia.
Gli ucraini, sulla base del successo ottenuto, insistono verso il lato sud della città e conducono tentativi di controffensiva anche da altre direzioni. La difesa di Bakmut è considerata importante e altamente simbolica per i russi. Mosca spende nell’area numerose risorse tra cui anche quelle importanti delle truppe aviotrasportate, le VDV (Vozdušno-desantnye vojska). Viene stimato che per la difesa nella direzione di Bakmut i russi impiegano circa 52.000 dei 150.000 soldati schierati sul solo fronte orientale, 284 carri armati, più di 1.000 veicoli corazzati da combattimento, 150 sistemi di artiglieria e più di 120 sistemi lancia razzi.
Gli ucraini sono numericamente inferiori ma il morale è alto e persistono nelle azioni di contenimento e di contrattacco. Questo tiene i russi impegnati. Gli impedirebbe, per il momento, di redistribuire una parte consistente delle forze aviotrasportate sul fronte sud dove si concentra lo sforzo principale della controffensiva delle truppe di Kiev.
I russi a sud, da mesi, sono messi a salvaguardia delle linee difensive e delle aree retrostanti. La controffensiva ucraina insiste lungo le due note direzioni: la Velika Novosilka – Berdyansk, tra Zaporizia orientale e Donetesk occidentale; la Orichiv – Tokmak – Melitopol, nella Zaporizia occidentale e contraddistinta dalla presenza della statale T0408 che è anche soprannominata strada della speranza o anche della morte. Di li potrebbe passare il successo o l’insuccesso ucraino.
Sulla prima direzione non vi sono capovolgimenti e per ora, anche se in presenza di offensive e controffensive reciproche, c’è un posizionamento delle unità. Sulla seconda direzione ci sono combattimenti lungo la linea tra i villaggi di Robotyne e Verbove. Gli scontri più pesanti si registrano a sud dei due centri, soprattutto del primo ed in direzione di Novoprokopivka lungo la T0408. Per gli ucraini sfondare e proseguire verso Tokmak potrebbe significare aprire un varco per Melitopol e poi oltre. Non è semplice perché i russi oppongono resistenza, sono in vantaggio difensivo, intensificano gli attacchi aerei e fanno comunque giungere in area alcuni rinforzi.
Ci sono anche altri scenari in Ucraina: Kherson meridionale a ridosso del fiume Dnipro, la Crimea che è oggetto sempre più spesso di attacchi di droni ucraini come lo è anche il tratto d’acqua tra il Mar Nero e Mar d’Azov attraversato dal ponte di kerch. Ma lo scenario più a cuore a molti, la pace, sembra essere ancora lontano. I tentativi di mediazione Vaticana vengono portati avanti in un terreno irto di difficoltà. La sessione plenaria ONU di questi giorni ha evidenziato la difficoltà dei colloqui. Ma la speranza non deve morire perché il baratro potrebbe essere a poca distanza.
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