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E’ scattata la corsa alle pastiglie di ioduro di potassio. Il composto, utilizzato come farmaco contro l’ipertiroidismo e come fattore di protezione in caso di emissioni di radiazioni, è diventato quasi introvabile dopo l’attacco alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia. L’allarmismo in più Paesi, Italia compresa, ha determinato la corsa nelle farmacie a caccia delle. Ecco il monito degli esperti. “No al fai-da-te”.

Guerra nucleare e iodio


 Lo ioduro di potassio difatti, si assume “solo dietro indicazioni dei responsabili della salute pubblica o di coloro che gestiscono l’emergenza”. In quanto nell’assumere lo ioduro di potassio si può andare incontro a rischi per la salute”, rilevano i Centri americani per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc).
E’ molto importante assumerlo in “dosi opportune e non come preventivo in assenza di radioattività”, rileva Sebastiano Venturi, medico esperto di igiene pubblica. “Vanno inoltre considerati – aggiunge – fattori importanti, come età, malattie, stato di gravidanza o allattamento”. Utilizzato in seguito all’incidente nella centrale nucleare di Chernobyl, nel 1986, è un sale di iodio stabile, ossia non radioattivo. In grado di bloccare l’assorbimento dello iodio radioattivo da parte della tiroide.


    “In realtà lo iodio protegge solo dallo iodio radioattivo, in particolare dallo iodio 131, ma non da altri radionuclidi emessi in incidenti nucleari, come cesio e stronzio”, rileva Venturi. “Lo ioduro di potassio va assunto prima che lo iodio radioattivo venga ingerito, o nelle primissime ore” successive, osserva.

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