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Ho bisogno di spiegartelo con un esempio. Ci sono “cose” che riteniamo assoldate. Abbiamo dimenticato il sapore. La mente si abitua e non ci fa più caso. Un esempio, renderà la cosa più facile e comprensibile.
A tanti, forse a tutti, è capitato un amico che “eccede”. Un amico bulletto. Spaccone. Quello che si mette in mostra e lo fa con i muscoli.
Bene, ora immaginate di essere al mare e quell’amico gioca a tenervi la testa sott’acqua.
Lui fa per giocare, è chiaro ma vi schiaccia la testa sotto il pelo dell’acqua e l’aria inizia a mancarvi.
Fate gesti, bolle, provate a risalire ma l’amico è forte e vi schiaccia.
Lui “gioca” a far il duro ma voi soccombete.
Mancano le forze, vien meno l’ energia e con essa la vita.
Vi dimenate. Puntate le gambe. Vi irrigidite. Spingete. È l’ultima possibilità.
Un ultimo sussulto ed eccovi fuori dall’acqua.
Un ultimo spruzzo di forza ha spezzato il giogo dell’amico “eccessivo”.
In quell’istante si ritrova l’aria, il respiro, la forza. La vita.
La Sensazione di morire svanisce poco a poco sotto i raggi del sole. Torna la lucidità.
La morte vi abbandona, torna la vita.
Avete lottato.
Avete misurato ogni centimetro della via che porta alla resa.
Non avete ceduto.
Vivere era troppo bello.
Avete messo ogni cosa.
Avete vinto.

Questa è Libertà, questa è Resistenza.
Ogni giorno, ogni volta che l’amico “eccessivo” tenterà di tenervi la testa sotto.

Introduzione di Giovanni Chiaravalle.

Il 25 aprile, come ogni giorno, coltiviamo, preserviamo, onoriamo e non permettiamo a nessuno di riscrivere la storia antifascista di questo Paese.
Il 25 aprile non è una data come un’altra. E ricordarlo non è retorica. E non è nemmeno più una cosa scontata.
Il 25 aprile di ogni anno noi tutti ricordiamo e festeggiamo (sì, festeggiamo) la Liberazione e quindi la Resistenza che ha cambiato la storia d’Italia con la sconfitta del nazifascismo.
Ma non solo.

Il 25 aprile ha posto fine alla tragedia immane di una lunga guerra. Venti anni di lotte antifasciste, anni durante i quali decine di migliaia di italiani sono stati perseguitati, arrestati, confinati, deportati e uccisi perché contrari al regime di Mussolini. Ed è importante ribadirlo e ricordarlo per ribadire e ricordare che la libertà e la democrazia non sono doni calati dall’alto ma conquiste raggiunte con la lotta. In questo senso ricordare è militare, battersi e parteggiare.

Essere partigiani della memoria in un momento storico in cui i diritti dei lavoratori, delle donne, l’inviolabilità delle persone e la Costituzione stessa sono tornati sotto attacco. In un momento storico in cui si moltiplicano episodi di violenza e di apologia del fascismo e allo stesso tempo alcuni rappresentanti delle istituzioni e della politica non perdono occasione di rilasciare inopportune dichiarazioni e assumere discutibili comportamenti del tutto inadeguati rispetto al ruolo esercitato, chiedendo poi facilmente scusa ma trattenendosi (bene) dall’utilizzare il termine antifascismo.

Il 25 aprile è parlare apertamente di antifascismo. E farlo, oggi, non è come vogliono farci credere roba vecchia, “storia superata”. Soprattutto alla luce dei fatti festeggiare oggi questo giorno significa non permettere a nessuno di riscrivere la storia antifascista di questo Paese. Perché il fascismo non è di certo finito il 25 aprile 1945. È stato battuto, certamente, ma non sconfitto.