C’è anche il nome di Michael Folorunsho nel listone di 30 preconvocati da Luciano Spalletti in vista di Euro 2024. Il centrocampista di origini nigeriane, in prestito al Verona ma di proprietà del Napoli, era stato chiamato per la prima volta in Nazionale a marzo, per le amichevoli contro Venezuela e Ecuador.
Adesso, dopo una lunga gavetta, vuole provare a conquistarsi lo spazio nel gruppo che andrà in Germania, al culmine di una stagione da assoluto protagonista, all’esordio in Serie A. La salvezza con gli scaligeri ha contribuito a metterne in luce doti tecniche e grande versatilità tattica. Qualità che vanno ben oltre una evidente fisicità: è alto 1,90 e pesa oltre 90 chili. Una sorta di grosso carrarmato, dunque, in grado di spostare chiunque immagini di poterci fare liberamente a sportellate, senza pagare dazio alla potenza straripante. Eppure il suo calcio va ben oltre il tipico duello individuale, che magari tende a favorire nello scontro i giocatori muscolari. Perché al netto di una mole da cingolato, è una mezzala completa, abile nei fondamentali e nella cura della palla. Specialmente quando deve gestirla nelle ripartenze in campo aperto.
Baroni il suo mentore
Sebbene non sia più un ragazzino – ha 26 anni -, solamente quest’anno ha dimostrato tutte le sue potenzialità, grazie al lavoro di Marco Baroni, che Folorunsho aveva già incrociato alla Reggina, fondamentale per favorirne l’esplosione definitiva.
Proprio Baroni l’ha trasformato, aumentandone poco alla volta il raggio d’azione. Da mediano di lotta (tanta…) e governo (solo il giusto…), che corre, aggredisce e si sacrifica per gli altri, in versatile tuttocampista. Con un’indole offensiva tale da suggerirne l’utilizzo in zone diverse dalla mediana. A favorirne l’evoluzione, una maggiore predisposizione alla verticalità, piuttosto che alla gestione dell’attrezzo in fase di costruzione. Meglio quindi quando strappa palla al piede, mangiandosi in transizione il terreno davanti a sé.
Del resto, nel momento in cui al mercato di gennaio gli scaligeri vennero letteralmente smantellati, l’allenatore ebbe la brillante intuizione di schierarlo sulla trequarti, coltivandone la propensione nel muoversi a ridosso del centravanti. Talvolta addirittura con compiti da boa negli ultimi sedici metri. Valore aggiunto dell’attacco gialloblù, specie nel destreggiarsi spalle alla porta. I gol complessivi (cinque) non ne definiscono totalmente il repertorio. Invece a restituire l’idea di quanto possa ancora evolvere il suo gioco da attaccante vero, che alberga nelle sue corde.
Napoli nel destino
Ora Folorunsho è chiamato ad alzare ulteriormente l’asticella dell’ambizione, dimostrando di avere raggiunto la piena maturità.
Consapevole che soltanto così potrebbe convincere Spalletti a inserirlo tra i convocati agli Europei. Nonché reggere l’urto con la piazza partenopea. D’altronde, il Napoli intende riportarlo all’ombra del Vesuvio, dopo la tradizionale girandola di prestiti, inserendolo stabilmente nella rosa del prossimo anno. Ovviamente, considerandolo finalmente un titolare a tutti gli effetti. E non un mero cambio destinato ad allungare la profondità delle rotazioni subentrando in corso d’opera, pronto ad assumersi l’onere di sostituire Zielinski nella squadra che verrà. Una duplice occasione che ne premia la perseveranza e l’applicazione nell’adattarsi a compiti e funzioni capaci di renderlo poi spendibile ai massili livelli.
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