Lo sharenting è,ormai, una pratica molto diffusa sui social. Molti genitori – tra cui personaggi di un certo calibro mediatico come Chiara Ferragni e Fedez – condividono costantemente contenuti riguardanti i loro figli minorenni.
Foto, video, ecografie, storie di ogni loro momento ed emozione viene gettata in pasto all’influenza mediatica, non curanti delle conseguenze che potrebbero provocare alla salute mentale dei figli una volta raggiunta la maggiore età – già pregni di pregiudizi ed etichette altrui.
La proposta di Legge di Europa Verde
Il partito politico ambientalista italiano, Europa Verde si sta attivando con una legge contro questo fenomeno. La proposta contro lo Sharenting prevede che in caso di monetizzazione dell’immagine dei minori, il guadagno venga versato nel conto bancario dei minori, che potranno usufruirne al compimento dei 18 anni.
Ma anche il diritto all’oblio digitale una volta raggiunti i 14 anni,che permette ai minori il diritto di avere la rimozione dai motori di ricerca di contenuti pubblicati online in precedenza.
L’obiettivo nel Pdl, è quello “di considerare il benessere psicologico dei bambini: i social sono il regno dell’automediazione, siamo noi a scegliere cosa condividere di noi, come autorappresentarci. Ai minorenni questa scelta viene negata, la generazione alpha, cioè quella dei bambini nati dopo il 2012, è la prima che si ritroverà a doversi confrontare una volta cresciuta con un archivio digitale della propria vita costruito su centinaia di contenuti che non ha scelto di condividere e commenti da parte di sconosciuti che dovrà razionalizzare”.
Le parole di Serena Mazzini
La social media strategist e content editor Serena mazzini, molto attenta a questo tema, ha espresso alla Camera dei Deputati le sue ricerche per sensibilizzare la tutela dei minori e i rischi annessi a questa pratica. Ha evidenziato come i contenuti dei bambini ricevono molte più interazioni rispetto ai contenuti solo dei genitori. Rimarcando come questa strumentalizzazione dell’infanzia potrebbe causare gravi conseguenze psicosociali nei minori.
«La generazione alfa, cioè quella dei bambini nati dopo il 2012, è la prima che si ritroverà a doversi confrontare, una volta cresciuta, con un archivio digitale della propria vita costruito su centinaia di contenuti che non hanno scelto di condividere e commenti da parte di sconosciuti che dovranno razionalizzare».
«Mi sono resa conto di quanto il fenomeno fosse pervasivo durante la pandemia, quando i brand e i servizi volevano stare online 24 ore al giorno creando contenuti. Mi sono trovata di fronte a un mondo che è inimmaginabile per un utente comune. Dovete immaginare un mondo in cui i bambini diventano il principale contenuto per ottenere più visualizzazioni possibili».
I rischi dello Sharenting
Sono molteplici i rischi della condivisione dei minori online, a partire dalla infida rete di pedopornografia del deep web. Ma anche violazione della privacy, mancanza di sicurezza, cyberbullismo – ovvero, bullismo online con annesse minacce di morte e hate speech, sfruttamento commerciale. Ma anche l’assenza di consenso del minore, che si troverà a fronteggiare una fame non voluta e il controllo delle sue informazioni.
Ha continuato Serena Mazzini, «L’esposizione dei minori è legata al fenomeno della pedopornografia online. Nel momento in cui postiamo un contenuto online ne perdiamo il controllo. Questi contenuti di minori vengono presi, modificati ed estrapolati»
“Abbiamo prima di tutto il problema de fenomeno commerciale, cioè tutti quei genitori che utilizzano le immagini dei figli per ottenere follower e contratti commerciali. Dall’altro poi quello dell’emulazione, ovvero genitori che non hanno dimestichezza con i social e quindi non riescono più a controllare la loro diffusione. Quindi il rischio che finisca nel mondo pedopornografico, grazie al deep fake che parte dalle immagini di bambini che stanno mangiando”
Aspirante Giornalista. Laurea in Educatrice socio culturale e iscritta alla Magistrale di Comunicazione, Media Digitali e Giornalismo. Appassionata di temi sociali, gender studies e cronaca rosa.