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Una tragedia ha sconvolto Paderno Dugnano, nel milanese, dove un’intera famiglia è stata sterminata nella notte di domenica 1 settembre. L’autore del crimine è stato il figlio primogenito, un ragazzo di 17 anni, che ha usato un coltello per uccidere i suoi genitori e il fratello. Durante l’interrogatorio, il giovane ha dichiarato: “Li ho uccisi perché credevo che così avrei potuto vivere in un mondo libero. Mi sentivo oppresso, come un estraneo”. Attualmente è detenuto nel Centro di prima accoglienza del carcere minorile Beccaria di Milano.

Cosa succederà al minore?

Secondo quanto riportato da Fanpage, il 17enne responsabile della strage di Paderno Dugnano, essendo minorenne, sarà sottoposto al processo penale minorile, regolato da principi diversi rispetto alla giustizia per gli adulti. Il sistema penale minorile in Italia è orientato principalmente verso la rieducazione e la risocializzazione del giovane reo, piuttosto che verso una punizione puramente punitiva. Questo approccio si basa sul fatto che il legislatore riconosce la necessità di tenere conto della vulnerabilità e della complessità della personalità in fase di crescita di un minore. La finalità è quella di favorire, dove possibile, il reinserimento del giovane nella società, riconoscendo che è ancora in fase di sviluppo e trasformazione.

La legge che regola la giustizia minorile (d.P.R. 448/1988) prevede una serie di misure alternative alla pena detentiva per i minorenni. Il sistema si concentra sull’educazione e sul recupero del minore, limitando la pena detentiva solo ai casi in cui risulti inevitabile. In particolare, l’articolo 98 del codice penale stabilisce una riduzione delle pene per i minorenni rispetto a quelle previste per gli adulti, con una diminuzione che può arrivare fino a un terzo rispetto alla pena prevista per lo stesso reato commesso da un adulto. L’ergastolo non è mai applicabile ai minori, in virtù del principio di tutela dell’infanzia e della gioventù previsto dalla Costituzione italiana e dai trattati internazionali ratificati dall’Italia, come la Convenzione sui Diritti del Fanciullo delle Nazioni Unite​.

Anche se le pene sono meno severe, la gravità del fatto rimane centrale nella determinazione della sanzione. La premeditazione, che in questo caso potrebbe essere contestata, rappresenta un’aggravante significativa e potrebbe avere un peso importante nel processo. Tuttavia, il giudice dovrà valutare con estrema attenzione tutti gli elementi, inclusa la condizione psicologica e la capacità di intendere e di volere del ragazzo al momento del delitto. Se dovesse emergere un vizio di mente, la pena potrebbe essere sostituita con misure di sicurezza, come il ricovero in una struttura psichiatrica, piuttosto che con una pena detentiva tradizionale​.

Nel sistema penale minorile esiste una misura alternativa particolarmente importante: la “messa alla prova”. Questo istituto consente al minore di evitare la detenzione, entrando invece in un percorso di riabilitazione e rieducazione. Tuttavia, nel caso di omicidi aggravati, come quello di cui si discute, la legge vieta l’applicazione della messa alla prova, rendendo questa opzione non disponibile in situazioni così gravi. La “messa alla prova”, però, ha dimostrato di essere efficace in altri casi, prevenendo la recidiva e favorendo il recupero del giovane attraverso un monitoraggio costante da parte di esperti, educatori e psicologi. Questo tipo di percorso aiuta i minori a non essere esposti al “contagio criminale” che può verificarsi in carcere​.

In merito alla custodia cautelare, il giovane si trova attualmente al Centro di prima accoglienza del carcere minorile Beccaria di Milano. Questo è un ambiente specificamente progettato per i minori, dove vengono osservati da personale specializzato e hanno già i primi incontri con operatori sociali e psicologi. La detenzione dei minorenni è concepita per evitare il più possibile la cristallizzazione di un’identità criminale, e mira invece a fornire strumenti per il reinserimento sociale.

Infine, è importante sottolineare che, essendo il ragazzo rimasto senza genitori a seguito del delitto, sarà necessario nominare un tutore legale. Questo tutore sarà scelto da un giudice e sarà una figura imparziale, non legata da vincoli familiari con le vittime o con l’autore del reato, al fine di garantire che il minore sia adeguatamente rappresentato nel corso del processo​.