Costruire – creare, formare, ideare, inventare. È da questi sinonimi che voglio farvi conoscere un’associazione di promozione sociale del Salento. Costruiamo Inclusione nasce durante il freddo mese di gennaio 2023 per avvicinare la collettività al tema della disabilità, attivando diversi incontri ed eventi di interesse, con lo scopo di creare una rete sociale oltre il concetto di abilità. Conosciamola meglio attraverso le parole di Marco Bello,pedagogista ed educatore professionale, nonché presidente dell’associazione.
Perché nasce Costruiamo Inclusione?
Al giorno d’oggi, nonostante le tantissime barriere architettoniche, sensoriali, sociali e culturali, la maggior parte delle persone con disabilità può vivere serenamente la propria quotidianità: lavorando, facendo sport, frequentando cinema, teatri, musei, etc. Vorremmo lanciare un messaggio di possibilità: seppur in modo diverso, anche i disabili possono fare qualsiasi cosa!
Qui emerge quanto sia necessario un approccio inclusivo, per non ostacolare chi cerca di essere autonomo e di partecipare attivamente alla vita collettiva. L’approccio inclusivo, oltre alla sensibilità di ciascuno, presuppone che ci sia alla base un percorso di educazione. Vogliamo, quindi, promuovere una cultura dell’inclusione, lanciando messaggi positivi e propositivi.
Quali sono gli obiettivi a cui ambite?
Gli obiettivi di Costruiamo inclusione aps, per i prossimi mesi, sono ormai tracciati: portare avanti altre attività di sensibilizzazione, ancora più rilevanti dal punto di vista dell’impatto sociale, nonché di riproporre nel territorio quelle che hanno riscosso maggiore successo e maggiore coinvolgimento della cittadinanza.
Stiamo lavorando ad esempio, nella costruzione di un tour accessibile per scoprire le bellezze naturali, paesaggistiche ed enogastronomiche del nostro Salento, a partire dai punti più caratteristici e rappresentativi. Questo tour accessibile permetterà alle persone con disabilità di fruire in maniera comoda e appositamente adattata delle bellezze del territorio, con maggiore autonomia e spensieratezza.
Siamo impegnati anche nell’organizzazione e nella promozione di una sfilata di moda che sia – davvero! – realmente inclusiva. Un gruppo di modelle e modelli con disabilità si inserirà all’interno di una manifestazione più ampia, che vedrà protagoniste le ultime novità della moda e del fashion. Non un momento a parte dedicato all’inclusione, quindi, ma la dimostrazione empirica dei frutti di un processo di inclusione: modelli e modelle che sfilano insieme, aldilà della disabilità e del loro quotidiano. Crediamo fortemente nell’utilità di questo impegno per favorire un approccio inclusivo in tutti gli ambiti della quotidianità, fiduciosi che i nostri sforzi saranno ripagati da una sensibilità diffusa e da una rete sociale sempre più attenta a comprendere i bisogni delle persone con disabilità
Da dove nasce l’idea dell’associazione?
Costruiamo inclusione nasce a gennaio 2023 da un’idea, da un desiderio da un “bi-sogno”: portare il dibattito sull’inclusione al centro delle proposte culturali per il territorio, alzare l’attenzione su una parte di mondo troppo spesso messa da parte.
Costruiamo inclusione nasce con l’obiettivo di incontrare il territorio del Salento nei luoghi designati alla socialità, all’incontro, allo stare insieme: scuole, Comuni, lidi, piazze, centri culturali. Abbiamo voluto dare forza al nostro messaggio di inclusione ospitando più volte Benedetta De Luca, che ormai è una di noi. Benedetta fa attivismo, come noi, concentrandosi sulla divulgazione attraverso i social media: con lei abbiamo dimostrato che nel Salento è possibile fare un’escursione in una barca totalmente accessibile, che si può fruire della balneazione senza troppe barriere, che il Salento può “vivere” di turismo inclusivo.Abbiamo anche parlato di moda adattata per le persone con disabilità, di autostima, bodypositive e, in generale, della sua storia di coraggio e riscatto sociale raccontata nel suo libro. Ne è venuta fuori quasi una scoperta: il mare e le spiagge del Salento (in buona parte) sono fruibili anche dalle persone con disabilità.
Abbiamo raccontato questo nostro impegno per la balneazione accessibile anche a Bari, affinché diventi un modello per l’intera Puglia.Abbiamo promosso un messaggio inclusivo anche attraverso la presentazione di libri, partecipando a dibattiti con le istituzioni sul futuro delle politiche per l’inclusione, facendo rete con istituzioni e altre realtà del terzo settore.
Siamo stati anche – con molto orgoglio – presenti alla Notte Verde di Castiglione d’Otranto, con una dimostrazione sull’utilizzo dei principali ausili quotidiani utili alle persone con disabilità visiva. Abbiamo discusso a Brindisi, con un prestigioso sindacato, sul futuro delle politiche del lavoro e dell’abitare per le persone con disabilità.
Chiudo immaginando, ancora una volta, di lasciarmi trasportare dal nostro mare, ricordando le due escursioni accessibili che Costruiamo inclusione ha promosso a Torre Vado, permettendo a circa cento persone di fruire di un pomeriggio in barca in maniera totalmente accessibile, sicura e spensierata.
Perché è importante ancora oggi parlare di “costruire inclusione”? Pensi che la disabilità non sia ancora riconosciuta e legittimata nei contesti sociali?
Al giorno d’oggi, spesso si vuole far sembrare che ormai, in tema di accessibilità e inclusione, abbiamo raggiunto risultati ottimali.Magari fosse così: invece ci troviamo di fronte a situazioni che ci ricordano che l’inclusione delle persone con disabilità è uno slogan piuttosto che un impegno, un valore ostentato piuttosto che un’attenzione concreta.Le persone con disabilità necessitano di autonomia, non di assistenzialismo. La politica e le istituzioni sono chiamate a una scelta cruciale: investire in autonomia oppure in assistenzialismo.
Questa scelta cambia completamente i risultati finali che ci si aspetta da un investimento pubblico.
Se si sceglie, come è auspicabile, di investire in autonomia bisogna creare una rete integrata di servizi concretamente fruibili dalle persone con disabilità e potenziare i servizi di welfare in tutti i contesti di vita quotidiana frequentati da ciascuno.
Mi viene da pensare, ad esempio, all’autonomia quando si fa la spesa, ci si reca al bar, dal parrucchiere, quando si utilizzano i mezzi pubblici: le barriere sono tantissime e sono ovunque, spesso impercettibili a chi non convive con una disabilità.
Dobbiamo evolvere la nostra percezione della barriera: quest’ultima non è solo una rampa di scale, ma può essere anche rappresentata da un piccolo dislivello, dal manto stradale sconnesso, da una rampa troppo ripida, dall’assenza di un percorso tattile e di un semaforo sonoro, etc. Bisognerebbe ripensare tante, troppe cose ed innanzitutto – lo ribadisco – scegliere di investire per l’autonomia.
Quali pensi possono essere gli strumenti o metodi per cambiare questo status?
Sembrerò ripetitivo ma – lo ribadisco – è necessario e quanto mai urgente scegliere di investire per l’autonomia.
È essenziale, ad esempio, che la Regione potenzi l’impegno economico relativo ai Progetti di Vita Indipendente, che necessitano di un parziale ripensamento delle fasi di progettazione, attuazione e di un monitoraggio costante degli obiettivi raggiunti.
Tra le tante lacune, riscontro che quotidianamente i beneficiari dei Pro.V.I. hanno estreme difficoltà ad individuare i propri assistenti personali da assumere, perché non esiste una rete di contatto tra domanda ed offerta.
Sarebbe opportuno, in questa fase, un maggiore supporto istituzionale e una rete sinergica tra Enti, perché molte persone desistono dall’attivare i progetti perché non riescono ad individuare il lavoratore o la lavoratrice da contrattualizzare.
Alcuni esempi…
A Genova, ad esempio, sono i Comuni a gestire la progettualità della vita indipendente e si avvalgono del supporto di cooperative che selezionano gli assistenti personali e seguono tutte le fasi: dal colloquio tra il candidato ad assistente e la persona con disabilità beneficiaria di assistenza, fino all’assunzione del dipendente.
In Puglia, invece, ci si può avvalere della consulenza e del supporto dei centri di demotica o di enti del terzo settore, ma il servizio si limita alle fasi della progettazione e si conclude dopo la presentazione della domanda alla Regione.
« Non sappiamo dove abitare…»
L’autonomia delle persone con disabilità, però, può essere sostenuta in altri svariati modi.
Attualmente siamo di fronte a un’emergenza abitativa, a livello locale e nazionale: una persona con disabilità che vuole vivere in maniera autonoma ed indipendente, non può farlo perché manca un’offerta adeguata di alloggi accessibili. Un altro problema sono le costruzioni in vendita.
Non esistono case accessibili: non sappiamo dove abitare, come fare per cercare lavoro in un’altra città e come sostenere davvero la nostra inclusione in un determinato contesto sociale.
Di fatto, questa carenza del mercato ci discrimina senza dircelo e l’intero territorio perde un bagaglio di valore e di competenze che potrebbe, invece, ricevere dalle persone con disabilità.
Aspirante Giornalista. Laurea in Educatrice socio culturale e iscritta alla Magistrale di Comunicazione, Media Digitali e Giornalismo. Appassionata di temi sociali, gender studies e cronaca rosa.