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Kiev, Ucraina: da un ultim’ora dell’Associated Press una nuova ondata di Covid-19 ha invaso le carceri in Bielorussia. Nei giorni scorsi i detenuti hanno manifestato contro il regime autoritario del presidente Aljaksandr Lukashenko. Inoltre voci interne affermano che le stesse guardie carcerarie abbiano incoraggiato, tramite consapevole negligenza, le infezioni da coronavirus.

Il lungo articolo della testata americana racconta delle interviste agli attivisti. Si parla di carceri abnormemente piene senza la giusta circolazione d’aria e di cure sanitarie pressoché inesistenti.

Le dichiarazioni di Lisestky

Kastus Lisetsky, musicista 35enne che ha preso parte alle proteste, ricevendo successivamente una sentenza di 15 giorni di reclusione racconta fatti sconcertanti. Dopo circa 8 giorni di reclusione Lisetsky ha contratto febbre alta e una polmonite bilaterale da COVID-19.

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Il premier Aleksandr Lukashenko: ph. dal web

 “Muri umidi ricoperti di parassiti ed animali di vario genere, misure di sicurezza e servizio sanitario nullo. Continui brividi freddi su un letto arrugginito, è questo quello che mi è spettato a Mogilev”, spiega il musicista. Poi continua: “Ho avuto febbre alta e perdita di conoscenza, le guardie sono state costrette, a quel punto, a chiamare l’ambulanza”.

L’intervistato ha riportato anche la situazione di ritorno dalle cure ospedaliere. Lui ed altri 3 compagni di stanza sono stati costretti, per il sovraffollamento, a dormire per terra contraendo in pochi giorni il coronavirus.

L’accusa che Kastus rivolge al governo è quella di incitare ad una compulsiva infezione da virus, soprattutto nelle carceri.

“Le guardie affermano che lo fanno deliberatamente, su ordine di superiori”, dice Lisetsky.

Le proteste in questione hanno iniziato a prendere piede nello scorso agosto, dopo la rielezione dell’attuale premier Lukashenko. 30,000 persone hanno partecipato alle manifestazioni. La questione diventa più preoccupante quando le guardie che avrebbero dovuto sedare le pacifiche proteste hanno iniziato ad aprire il fuoco contro i manifestanti, creando così scompiglio e molteplici feriti.

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Covid Bielorussia: il caso Sviatlana Tsikhanouskaya

Gli attivisti chiedono chiarezza sulle elezioni. Si dice che la seconda candidata in corsa per la presidenza fosse Sviatlana Tsikhanouskaya. La donna è stata costretta a uscire dal paese con l’80% di voti a favore, consentendo così di dare spazio a Lukashenko. Gli stessi manifestanti chiedono aiuto ad USA ed Unione Europea per la situazione che il popolo bielorusso è costretto a vivere.

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Sviatlana Tsikhanouskaya: ph. dal web

Intervistata anche la Tsikhanouskaya che ha affermato: “Nel centro Europa i carcerati sono condannati a vivere in situazioni inumane, essendo così esposti a infezioni da coronavirus”, racconta all’Associated Press. “È un’atrocità questa situazione. Le persone vengono spostate da una cella all’altra in continuazione rischiando continue infezioni di vario genere; tutto questo in celle costantemente sovraffollate e senza un ricambio d’aria. Spesso sono anche torturati”.

Ad oggi, lo stato della Bielorussia non ha rilasciato i numeri di infetti da COVID-19 nel paese. È certo ed appurato, però, che migliaia di manifestanti, poi incarcerati hanno contratto il virus.

Stefanovic, vice direttore del centro correzionale di Viasna afferma: “Le orribili condizioni dei penitenziari bielorussi ha portato ad un massivo contagio tra i presenti nelle celle. Chi di competenza non ha mai provato a migliorare la situazione..”

Artisom Liava, un 44enne giornalista, ha raccontato che lo scorso mese ha contratto l’infezione. Artisiom è stato infettato durante l’attesa di giudizio della corte d’appello per alcuni fatti accaduti. Il 44enne lavora per una tv indipendente di Minsk, Belsat TV Channel, che prese parte alle proteste. Sconcertante il fatto di come è stato costretto a convivere per 10 giorni in una cella con 100 persone. Liava afferma che in quel buco avrebbero dovuto viverci al massimo 10 persone.

“Eravamo esausti, non potevamo dormire. Costretti a stare seduti su letti di acciaio freddo, uno sull’altro, ma soprattutto c’è chi ha dovuto restare per forza seduto a terra per la mancanza di spazio. Il ricambio d’aria era inesistente”.

Il giorno dopo il suo rilascio, Liava risultò positivo all’infezione da COVID-19.

“I dottori del carcere sono i primi prosecutori della negligenza. Ospitano i detenuti in uno stato di totale sciatteria e mancanza di igiene”, le parole del giornalista sono dure.

Tante altre ancora le dichiarazioni ad Associated Press. Il dato di fatto sta nella totale mancanza di igiene e cura dei detenuti. Ad ogni modo la Bielorussia, dall’inizio della pandemia, ha riportato 180,000 casi di infezione da coronavirus. Più di 9 milioni i casi, invece, nell’ex Unione Sovietica.

Lukashenko dall’inizio della pandemia ha dato assurdi consigli alle persone del paese. Bere vodka e fare saune alcuni dei più famosi. Questo a conferma del fatto che non c’è un reale interessamento nel paese nello sconfiggere la pandemia stessa. Ad ora si parla di regime dittatoriale dell’attuale capo di stato.

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La situazione di Hotsin

Un altro caso sconcertante è quello del medico oncologo Hotsin. Il dottore prese parte alle proteste, evidenziando la situazione critica anche a capi maggiori. Per punizione è stato punito con la detenzione: si parla di una reclusione in una cella di 12 metri quadrati a Baranovishi. In quei 12 metri quadrati Hotsin viveva con altre 80 persone.

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