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Erano disperse da un giorno, ora purtroppo la vicenda di Susanna Recchia e della figlia di 3 anni ha avuto il proprio tragico epilogo.
I due cadaveri hanno chiuso la loro corsa sulle rive nel Trevigiano del Piave, arenate su un isolotto, abbracciate l’una all’altra.

I soccorritori le hanno cercate per un giorno e una notte senza sosta, prima del ritrovamento.
Il tutto è nato da un messaggio di Susanna all’ex compagno Mirko: “Vieni a prendere la bimba domattina, ti aspetto alle 8.15”.
La donna si è poi allontanata con la bambina, non prima di aver scritto una lunga lettera in cui, di fatto, annunciava di volersi togliere la vita.
Una vita difficile e ricca di colpi bassi quella di Susanna: un incidente stradale in cui perse la vita la sua migliore amica, un matrimonio finito e una nuova relazione, anche lei conclusa.
Da queste due relazioni, nascono 4 figli in totale, tra cui Mia, l’ultima in ordine, avuta insieme a Mirko, il nuovo compagno.
Proprio con Mia, Susanna è uscita di casa, fino ad arrivare al ponte di Vidor, punto in cui ha parcheggiato la Tiguain bianca che guidava.
Pochi metri a piedi e Susanna si è lasciata scivolare nell’acqua gelida, abbracciando la piccola e innocente Mia.
Dopo aver percorso circa un chilometro, i due cadaveri si sono fermati, ironicamente, vicino all’Isola dei Morti, luogo nel Trevigiano famoso per i suicidi.
Il procuratore di Treviso, Marco Martani, ha commentato la vicenda, sottolineando il peso che ha avuto la condizione mentale di Susanna:
E’ evidente che la donna è vittima di quella che viene definita depressione maggiore, una malattia psichica che spesso non dà avvisaglie, o quanto meno è difficile da interpretare per i non esperti. Una forma di depressione che fa vedere solo tragedie nel futuro e che, come probabile gesto protettivo, spinge a portare con sé quanti si amano