• Tempo di Lettura:3Minuti

di Luca Nappo

San Valentino si avvicina e seguendo la scia di petali lasciati della recensione precedente ci si ritrova magicamente al cinema per godersi l’amore sul grande schermo. Ciò che andremo a vedere non sarà però la solita smielata storia romantica, piuttosto un viaggio surreale che indaga i limiti e i pericoli delle relazioni. Questo è Decision to Leave. Delicato e sconvolgente, un film sul colpo di fulmine premiato a Cannes per la miglior regia, un insieme di elementi inusuale quando intrigante.

Forse il più intimo e puro film di Park Chan-wook, nelle sale da inizio mese distribuito da Lucky Red, è un incredibile analisi dell’attrazione, descritta come un perfetto equilibrio tra ossessione e gentilezza.

La vita del detective Jang Hae-jun – Park Hae-il -, marito devoto e quasi dipendente dagli omicidi su cui indaga, viene completamente stravolta quando il presunto suicidio di un uomo durante un arrampicata gli farà incontrare Song Seo-rae – Tang Wei -, la moglie del defunto, un’immigrata cinese che si rivelerà una affascinate manipolatrice.

Il destino dei due protagonisti collide e tutto sembra messo in ombra dall’esplosione che questo scontro genera. Le loro vite si sovrappongono, come se l’uno non possa fare a meno dell’altro. Nonostante ciò nessuno dei due offusca la restante parte della coppia ma anzi, forse anche grazie alle ottime interpretazioni, Hae-Jun e Seo-rae sembrano esaltarsi a vicenda quasi trascinati in un vortice che li rende migliori e completi. Tutto questo però si rivela un precarissimo equilibrio che inevitabilmente si rompe. I due si ritrovano quindi a ricadere nella loro spenta e vacua vita, di nuovo da soli ma stavolta consci che ci si può sentire diversi, che entrambi possono davvero provare qualcosa di intenso. Il destino quindi li riunirà ancora, per far sì che questa storia d’amore abbia la conclusione che merita, in quello che è un magistrale e magnificente finale carico di pathos ed emozione. 

C’è poi il “come” tutto questo ci viene raccontato. In primis la stupenda reggia, da un lato citazionista (si sente soprattutto l’aleggiare di Hitchcock) ma anche estremamente innovativa. Si è come sballottati, quasi in balia delle onde dell’amore. Park Chan-wook sembra volerci trasmettere quanto la via della passione sia in realtà una tortuosa stradina di montagna dove mantenere il controllo è a volte impossibile. Magistrali sono poi i raccordi di montaggio, incredibili espedienti che sono un po’ il marchio di fabbrica del regista e che come in altre sue pellicole (Joint Security Area una fra tutte) riescono a trasmetterci una dinamicità spaziale e temporale che anche se a prima vista può sembrare confusionaria permette di mantenere il ritmo del film altro confezionando così un’opera che definire coinvolgente sarebbe un eufemismo.

In Decision to Leave è quindi tutto esattamente al suo posto. In un incredibile crescendo questa straordinaria storia d’amore non sta lì a tentare di comunicarci la formula per rendere tutti felici, piuttosto riesce perfettamente a trasmettere quanto la felicità sia qualcosa che dura un secondo e per cui bisogna essere pronti a soffrire.