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Mosca, Russia – Continua inesorabile la lotta per far scarcerare il leader dell’opposizione russa Alexey Navalny, condannato al carcere per 30 giorni al suo arrivo da Berlino. Ieri il Gruppo delle Sette Nazioni ha condannato come “deplorevole la scelta delle autorità di imprigionare un uomo per aver violato i termini di una pena detentiva sospesa nel 2014”. La stessa pena che la Corte Suprema dei Diritti Umani ha definito “arbitraria e irragionevole”, si apprende dalla United Press International, agenzia autorevole di stampa americana.

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Alexey Navalny “protetto” dal G7

Il G7, gruppo composto da Canada, Francia, Italia, Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna e Giappone, danno un chiaro segnale di dissenso per le modalità con cui il governo Putin gestisce la questione Navalny. “Noi del G7 richiediamo il rilascio incondizionato da parte delle autorità russe del sig. Navalny; – si legge nella nota – La Russia è vincolata da obblighi nazionali ed internazionali nel rispetto dei diritti umani”.

Proprio in un recente articolo raccontammo la storia del dissidente russo. Il 44enne leader di Russia del Futuro fu avvelenato su un volo diretto a Mosca tramite l’agente nervino Novichok, già utilizzato in precedenza contro la spia Sergei Skripal e sua figlia nel 2018. Alexey Navalny è stato curato in Europa per poi essere dimesso agli inizi del 2021. Anche se la Russia nega il fatto di avere un qualche collegamento con il tentativo di omicidio, il politico in questione è fermamente convinto che tutto fosse partito dal Cremlino.

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La posizione di Amnesty e Human Rights Watch

Già negli scorsi giorni si è assistito a massicce rivolte i numerose città russe, nel weekend folti gruppi di manifestanti hanno protestato per ottenere più giustizia nei confronti di Navalny. Più di 3,700 gli arresti, quanto si evince da un report dell’ong OVD-Info, citato da Human Rights Watch in recenti aggiornamenti. Un numero decisamente alto di arresti in un solo giorno.

Amnesty International, dalla sua, ammette senza condizioni che “è evidente che la Russia vuole provare a mettere a tacere Alexey Navalny”.

Forti preoccupazioni nel territorio gestito da Vladimir Putin, quindi. Natalia Zviagina, Office Director per Amnesty International Moscow prima di essere arrestata ha dichiarato: “La sua detenzione è una conferma del fatto che c’è da indagare sull’avvelenamento e di scenari che potrebbero confermare un coinvolgimento governativo nei fatti”.

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G7 a difesa dei pro-Alexey Navalny

I portavoce del G7 invece si dichiarano “molto preoccupati” per gli arrestati durante le proteste. Viene ritenuta inaccettabile la metodologia delle forze dell’ordine per vietare il diritto alla libertà di espressione. Come già confermato in precedenza, nella nota delle Sette Nazioni, viene aggiunto che “questi eventi confermano un continuo modello negativo di contrazione dello spazio per l’opposizione, la società civile, i difensori dei diritti umani e le voci indipendenti del territorio russo”.

Le accuse del G7 procedono alla ricerca di alcuni chiarimenti su come sia stato possibile utilizzare un così letale veleno in suolo russo, dati gli “obblighi della Russia sulla Convenzione delle armi chimiche”.

“Continueremo a monitorare la Russia per l’immediato rilascio dell’attuale prigioniero Alexey Navalny e dei numerosi manifestanti e giornalisti arrestati durante le proteste. Così come verranno tenute sotto controllo le indagini sull’avvelenamento del leader politico. Restiamo altresí attenti alla Convenzione sulle armi chimiche al sostegno della democrazia, allo stato di diritto e ai diritti umani in Russia. Tutto al fine di rafforzare il nostro sostegno alla società civile russa”, conclude la nota delle nazioni in questione.

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La telefonata Biden-Putin

La bufera sulla presa di posizione del G7 in favore dei diritti umani arriva in concomitanza con la telefonata di Joe Biden a Vladimir Putin. Il neo insediato presidente degli Stati Uniti d’America ha confermato di aver sollevato la questione Navalny; si attendono aggiornamenti.

FONTE: UPI

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