Le dichiarazioni di Papa Francesco, rilasciate in un intervista alla Tv Svizzera (RSI), dove invitava l’Ucraina a prendere in considerazione l’ipotesi di alzare “bandiera bianca” e iniziare le negoziazioni con la Russia, al fine di mettere fine ai combattimenti e ai morti, stanno facendo ancora discutere.
Nei giorni scorsi Kiev ha interpretato le parole del pontefice come un invito alla resa, di fatti il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha scritto sul suo account X
“La nostra bandiera è gialla e blu. Questa è la bandiera con la quale viviamo, moriamo e vinciamo. Non alzeremo mai altre bandiere”.
Mentre il presidente ucraino Zelensky ha convocato nelle scorse ore il nunzio apostolico per riferire la delusione in merito alle dichiarazioni del Santo Padre.
Il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato della Santa Sede, in un intervista al Corriere della Sera ha parlato delle parole di Papa Francesco su un possibile negoziato di pace dell’Ucraina, come riportato da Skytg24.
“L’appello del Pontefice è che ‘si creino le condizioni per una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura’. In tal senso è ovvio che la creazione di tali condizioni non spetta solo ad una delle parti, bensì ad entrambe, e la prima condizione mi pare sia proprio quella di mettere fine all’aggressione. Non bisogna mai dimenticare il contesto, la domanda che è stata rivolta al Papa, il quale, in risposta, ha parlato del negoziato e, in particolare, del coraggio del negoziato, che non è mai una resa.
La Santa Sede continua a chiedere il ‘cessate il fuoco’, e a cessare il fuoco dovrebbero essere innanzitutto gli aggressori, e quindi l’apertura di trattative. Il Santo Padre spiega che negoziare non è debolezza, ma è forza. Non è resa, ma è coraggio. E ci dice che dobbiamo avere una maggiore considerazione per la vita umana, per le centinaia di migliaia di vite umane che sono state sacrificate in questa guerra nel cuore dell’Europa”.