Hollywood, dalla giornata di martedì, ha spento le telecamere dopo che i Writers Guild of America, i sindacati degli sceneggiatori del tempio del cinema statunitense, hanno proclamato lo sciopero in quanto è scaduto il contratto collettivo della categoria e sono fallite le trattative di rinnovo dopo due mesi di contrattazione.
Si tratta del secondo sciopero dei produttori e sceneggiatori.
Il 5 novembre 2007, infatti, 12 mila autori di Hollywood incrociarono le braccia in quanto chiedevano l’aumento dei benefici degli sceneggiatori proporzionalmente agli enormi introiti delle produzioni.
L’accordo che mise fine alle proteste arrivò l’8 febbraio 2008.
Stop dunque alle riprese di film, serie tv e show televisivi, che avrà sicuramente una ricaduta su migliaia di lavoratori del mondo dello spettacolo.
Ma a preoccupare i circa 10 mila autori che hanno aderito allo sciopero non c’è solo la riduzione dei compensi e dei diritti d’autori a favore di logiche commerciali, ma anche l’ingresso sulla scena dell’intelligenza artificiale, il cui uso è sempre più diffuso in ogni fase creativa, compresa la scrittura.
La preoccupazione degli addetti ai lavori di Hollywood, come il regista Steven Spielberg e gli attori George Clooney E Tom Hanks, è che la manodopera umana possa essere sostituita in futuro dall’intelligenza artificiale.
Timore che trova fondamento nella decisione dell’informatico pionieristico Geoffrey Hinton, il padre dell’intelligenza artificiale, che ha lasciato il colosso dell’informatica Google per poter parlare liberamente proprio “dei pericoli” della sua scoperta.
Pur non essendo pentito dei suoi studi sull’intelligenza artificiale, Hinton, ha dichiarato ad un intervista al New York Times che le intelligenza artificiali non sono più intelligenti dell’uomo ma che potrebbero diventarlo in futuro.
Insomma l’idea che la tecnologia possa rimpiazzare l’uomo nel mondo del lavoro per risparmiare, sta uscendo dai confini della fantascienza ed entrando nel mondo reale.
