Uno dei grandi paradossi della vita è credere di avere a che fare con alcuni piatti vacanti, senza rendersi conto di trovarsi invece, per circostanze di tempo e di luogo, esattamente nella loro fabbrica di produzione.
Ora ci sono dei piatti vacanti così ben decorati e di elevata qualità di materiale da sembrare completamente pieni. Spesso ciò accade poiché il nostro giudizio e la nostra valutazione delle cose e delle persone è molte volte superficiale, fondata esclusivamente sull’apprezzamento dei loro valori estetici e dalla loro capacità di splendere una volta collocati all’interno di un’apposita piatteria. Essi riflettono una magnifica luce, datasi la loro qualità di materiale, al punto tale da oscurare quelli si trovano collocati in loro compagnia, finendo questi ultimi, di far loro da mero contorno, non meritevoli di alcuna attenzione.
Questi ultimi a volte sebbene siano pieni ed in alcuni casi addirittura stracolmi, vengono fatti sembrare vuoti da quelli che realmente lo sono. Questo succede perché gli stereotipi di piatti che oggi siamo portati ad ammirare, rappresentano quelli ideali a prescindere se essi abbiamo o meno un loro contenuto. Ciò però che rappresenta un fattor comune per entrambi I tipi di piatti, è lo scopo ai quali entrambi sono destinati e cioè quello di dover contenere un qualcosa che non sempre corrisponde a qualcosa di commestibile.
Ed ecco che allora subentra la speranza che prima o poi si riveli l’esatto contenuto si entrambi. In quel preciso momento sarà meglio essere brutti ma pieni che belli e vacanti. Meditiamo tutti indistintamente.
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