Cosa o chi provocò la morte di Kurt Cobain? Si trattò di un suicidio? Aggiriamoci tra alcuni interrogativi irrisolti relativi alla scomparsa del rocker rivoluzionario.
L’8 aprile del 1994 fu ritrovato il corpo senza vita di Kurt Cobain, frontman dei Nirvana, a Seattle, all’interno della soffitta della villa di sua proprietà. Si scoprì poi che la morte era però già avvenuta qualche giorno prima, il 5 aprile. E la domanda su di lui, come sulle altre rockstar del “Club dei 27” (perché scomparse tutte all’età di 27 anni), resta tuttora ancora viva: fu un suicidio o un omicidio?
Kurt Cobain: le dinamiche del decesso
A ritrovare il corpo fu Gary Smith, elettricista che lavorava nella villa situata di fronte a quella della rockstar. E lo scenario che avvolgeva Kurt sembrava quello di un film: l’uomo aveva vicino a sé il fucile da cui è partito il proiettile mortale, una scatola contenente valium ed eroina e una lettera di addio, rivolta al suo amico immaginario Boddah.
La celebrità era affetta da bipolarismo e si sentiva schiacciata dal macigno della sempre più crescente notorietà che andava acquisendo. Come dimostra ciò che egli stesso scrive nei suoi saluti finali: “A volte mi sento come se dovessi timbrare il cartellino ogni volta che salgo sul palco“. Insomma l’artista non respirava più l’elettrizzante e benefica aria dei concerti, diventata ora come gas tossico che lo soffocava e tramortiva, nota dopo nota. Si svolsero le indagini, le quali stabilirono che Cobain si era sparato un colpo di fucile, dopo aver fatto uso di droghe.
Qualcosa era nell’aria
Il 21 febbraio dello stesso anno, dopo il concerto a Roma dei Nirvana, Kurt riuscì a sopravvivere a un’overdose. In seguito venne ricoverato in una clinica per avviare un percorso di disintossicazione dalle sostanze stupefacenti e dall’alcol. Clinica dalla quale scappò, scomparendo dai radar fino al tragico evento che si sarebbe consumato di lì a poco.
Il caso Kurt Cobain: un suicidio sospetto
Ma la rockstar si è realmente suicidata o è stato qualcuno a sparargli, dopo averlo drogato? Nel sangue del rocker furono infatti rinvenuti 225 milligrammi di valium ed eroina. Dose che è stata considerata tre volte superiore rispetto a quella necessaria per risultare fatale. Di conseguenza anche se Cobain fosse incredibilmente riuscito a sostenere le sostanze stupefacenti, sarebbe sicuramente sprofondato in overdose. Dunque non sarebbe stato in grado di fare ordine, preparandosi una cornice quasi cinematografica, per poi spararsi.
Inoltre sul fucile e sulla penna non furono ritrovate tracce chiare delle impronte della celebrità, come se qualcuno le avesse pulite per eliminarle. In più a nutrire i nostri dubbi è anche il suo messaggio di addio. Non appare come un testo scritto per salutare un’ultima volta la cara amica vita, da cui ci si vuole congedare, come farebbe un aspirante suicida. Si concentra di più sulla musica e sul Kurt rockstar.
I sospettati
All’inizio la principale indiziata era la moglie Courtney Love. Questo perché Cobain voleva divorziare e l’aveva esclusa dal testamento. A dare una mano alla donna per compiere l’omicidio sarebbe stato un amico di famiglia, presente nella villa di Seattle qualche giorno prima dell’8 aprile. Le accuse caddero poi su Eldon Hoke, cantante di un gruppo punk di Seattle, i Mentors. L’uomo rilasciò un’intervista in cui rivelò che la moglie di Kurt gli aveva promesso cinquantamila dollari, se avesse ucciso l’artista. Eldon affermò addirittura che era disposto a sottoporsi alla macchina della verità, per dimostrare la veridicità di quanto dichiarato. Ma il 19 aprile fu investito da un treno, mentre era insieme ad un certo Alden Brent. Quest’ultimo disse di essere il responsabile della morte di Hoke, nonché l’assassino di Cobain.
Tuttavia le testimonianze erano irrisorie e il caso Kurt Cobain venne archiviato come suicidio.