Attivismo e ironia, il giusto connubio per spopolare sui social media di Francesca, conosciuta sotto lo pseudonimo di La Z3cca, diventata una content creator per caso. È bastato un video andato virale su Tik Tok per arrivare ai suoi attuali 186k seguici e 13k seguici di Instagram.
In chiave sempre ironica e con una buona dose di spontaneità atipica sui social media, si impegna nel suo essere un’attivista per i diritti delle donne, della body positivity e della fat acceptance attraverso dei video che hanno come sunto un semplice, ma ancora necessario, messaggio «Posso esistere anche senza dover appagare gli occhi degli altri».
Chi è Laz3cca?
”Zecca” è un soprannome che mi è stato dato da una ragazza di cui ero innamorata al liceo. Mi chiamava così perché, secondo lei, ero appiccicosa come una zecca. L’ho adottato come soprannome, mi registravo così su tutti i social network. All’inizio postavo su TikTok solo per divertimento, ma poi, uno dei miei video è diventato virale all’improvviso! Questa sorpresa ha dato una svolta alla mia presenza online e con il tempo mi sono impegnata nell’attivismo per i diritti delle donne, della body positivity e della fat acceptance, arrivando a 186k followers su Tik Tok e 13k su Instagram. Non so se avrei scelto “laz3cca“ come nome online se avessi saputo tutto questo, soprattutto dopo che ho scoperto che “zecca” viene usato in modo dispregiativo contro i comunisti, ma ho deciso di non cambiarlo perché è diventato una parte di me e della mia identità, lo uso da quasi dieci anni e sono conosciuta così online. E poi, diciamocelo, ha un suo perché, no?
Il tema che più affronti nel tuo canale Instagram è la body positivity. Secondo te qual è il fattore che ti ha portato ad avere un buon seguito?
La body positivity è un tema che mi sta molto a cuore e che affronto spesso sui miei canali social. In realtà, rifletto spesso sul fatto che vorrei non ci fosse bisogno di parlarne. Il rispetto per gli altri dovrebbe essere incondizionato, indipendentemente dall’aspetto fisico. Quando pubblicavo video per divertimento, ho cominciato a ricevere una marea di commenti negativi sul mio aspetto. Anche se i video non avevano nulla a che fare con mio peso, si riduceva sempre a quello. Questo mi ha spinto a parlare per la prima volta di body positivity e, visto l’interesse suscitato, ho continuato su questa strada. Credo che il motivo per cui ho ottenuto un buon seguito sia perché molte persone si identificano con le mie parole e trovano conforto e ispirazione nel mio messaggio di accettazione e amore per sé stessi.
Fai spesso video reazioni ai commenti negativi. Perché?
Ricevo davvero molti commenti negativi, come ti ho anticipato. Rispondo spesso a tono e vengo spesso criticata per questo, con accuse di “rispondere al bodyshaming con altro bodyshaming” (anche se non so come si fa bodyshaming di un body che non si é mai visto, dato che gli haters sono attentissimi a non mostrarsi) o “abbassarmi al loro livello”. A mio parere, questa retorica nasce per lasciare la donna in una posizione sottomessa, perpetuando dinamiche di potere disuguali e suggerendo che la risposta pacifica e non confrontazionale sia l’unico comportamento accettabile per le donne, che devono conformarsi a standard sociali predefiniti di eleganza e signorilità. Questa è un’argomentazione che viene spesso usata proprio da chi insulta, che crea una sorta di impunità ai loro comportamenti e fa sì che le donne si sentano obbligate a sopportare gli insulti invece di difendersi. La mia risposta a tono non è solo una reazione, ma un messaggio per chi mi segue. Voglio che le persone sappiano che hanno il diritto di alzare la voce contro le ingiustizie e gli insulti. Non dobbiamo rimanere in silenzio; è chi insulta che dovrebbe aver paura di parlare. Noi siamo nel giusto, abbiamo il diritto di parlare e di essere ascoltati.
Cosa è la grassofobia e come hai capito di esserne vittima anche nei più piccoli commenti della vita quotidiana?
La grassofobia è un pregiudizio o una discriminazione nei confronti delle persone in sovrappeso o obese. Si manifesta attraverso atteggiamenti e commenti negativi, che possono variare da semplici battute a discriminazioni più gravi, come quelle sul posto di lavoro o dal medico. Sono stata vittima di grassofobia fin dai tempi della scuola quando, a seguito delle prime mestruazioni e della diagnosi di ovaio policistico, ho iniziato ad aumentare di peso. Questo cambiamento ha scatenato episodi di bullismo e insulti che mi hanno fatto domandare spesso cosa avessi fatto per meritare un tale trattamento. La svolta nella mia comprensione è arrivata ascoltando delle influencer americane che parlavano di grassofobia. Ho realizzato che era quello il motivo per cui venivo trattata in quel modo è che non era colpa mia, ma di un pregiudizio radicato nella società che giudica le persone in base al loro aspetto fisico e idealizza la magrezza. Questa consapevolezza mi ha dato la forza di parlare apertamente di questi temi e di lottare contro ogni forma di discriminazione.
Un video molto interessante è quello sul vestirsi in nero e la reazione degli altri su determinati stereotipi del corpo non conforme socialmente, in cui sei accettabile solo ti nascondi. Secondo te, quali altri stereotipi fanno parte della grassofobia?
Il fatto che il vestirsi in nero è spesso visto come un modo per ‘nascondersi’ è solo la punta dell’iceberg quando si parla di stereotipi legati al corpo. Le donne con un corpo che si discosta dagli standard sociali affrontano una serie di pregiudizi, talmente numerosi che è impossibile elencarli tutti. Ad esempio, c’è l’idea che non possano o non debbano indossare certi tipi di abbigliamento, come i vestiti aderenti o i colori vivaci. Si presume anche che non siano in salute o che non si prendano cura di sé, indipendentemente dal loro stile di vita reale. Inoltre, spesso si pensa che debbano avere una personalità esuberante per ‘compensare’ il loro aspetto, o al contrario, che debbano essere per forza timide o insicure. In più, la società confonde gli standard estetici con il parere soggettivo delle persone, pensando che chi non si conforma a questi canoni sia universalmente considerato ‘brutto’ e destinato a rimanere solo. C’è l’errata convinzione che se qualcuno sceglie di stare con una persona che non rispetta gli standard di bellezza, lo faccia ‘passando sopra’ l’aspetto fisico. Ma la realtà è ben diversa. Io, come molte altre persone, ho un partner che mi ama e mi trova bellissima. Tutti questi stereotipi sono dannosi, perché limitano la libertà individuale e promuovono una visione ristretta della bellezza e del valore di una persona.
Hai sempre avuto questa confidenza con te stessa o è stato un lavoro costruito negli anni?
La fiducia in me stessa non è stata sempre presente. Quando ero più piccola (in realtà pochi anni fa dato che ne ho solo 24) ero molto insicura e mi odiavo. Ho attraversato un periodo buio in cui ho smesso di mangiare per mesi, svenendo spesso e rischiando seriamente la mia salute. Ero convinta che, essendo grassa, non meritassi di esistere. Ma è stato proprio toccare il fondo che mi ha fatto reagire. Grazie alla terapia, ho iniziato a capire che merito di stare bene e che chi diceva ”dimagrisci per la tua salute” non era sincero, perché quando ero magra ma stavo male erano contenti, quando ho cominciato a stare meglio ma a riprendere peso erano delusi. Ancora oggi sento di avere del lavoro da fare su me stessa. Ci sono momenti in cui non mi sento al massimo, ma sto imparando a gestirli e a migliorare.
Quali consigli daresti per arrivare ad accettarsi, anche in relazione a un mondo social che non fa sconti con nessuno?
Per chi sta cercando di accettarsi, il mio consiglio è di darsi tempo e di non dare valore ai giudizi degli altri. È anche importante fare una pausa dai social media quando si sente che influenzano negativamente l’autostima, e non paragonarsi a modelle o influencer. E, soprattutto, cercate aiuto professionale se sentite di non riuscire a stare meglio da soli. Chiedere aiuto non è un atto di debolezza, ma di coraggio. L’accettazione di sé è un viaggio e ogni piccolo passo conta.
Aspirante Giornalista. Laurea in Educatrice socio culturale e iscritta alla Magistrale di Comunicazione, Media Digitali e Giornalismo. Appassionata di temi sociali, gender studies e cronaca rosa.