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Un mese fa, il 7 ottobre, l’attacco di HAMAS sul suolo di Israele. Da allora le forze aeree israeliane hanno lanciato continui raid aerei su Gaza City e sulla Striscia. Anche HAMAS ed altre milizie anti Israele hanno continuato col lancio di razzi e missili sul suolo israeliano: dalla Striscia di Gaza, dal Sud del Libano, dalle alture del Golan e anche tentativi dallo Yemen.

Le Forze della Difesa Israeliane (IDF-Israel Defense Force) dopo aver completato l’accerchiamento di Gaza City si stanno spingendo verso l’interno e aumentano la pressione su HAMAS.

La Striscia di Gaza è ora divisa in due. Un Nord con Gaza City ed un Sud con il restante territorio. Gaza è un fattore centrale della guerra. La città è un ambiente operativo complicato perché è un centro abitato. I combattimenti in tale contesto sono i più temuti, da qualunque forza militare. Nessun insediamento popolato è uguale ad un altro.

Gaza City

A Gaza:

  • si concentrano le operazioni delle forze di Israele che vogliono neutralizzare la leadership di HAMAS, distruggerne l’apparato militare e le infrastrutture1. HAMAS farà di tutto per contrastare le truppe di Israele anche con l’aiuto di altre milizie palestinesi che operano nella Striscia, e non solo;
  • sono detenuti gli ostaggi. Oltre 200 tra civili (donne, bambini, anziani) e militari. Per HAMAS rientrano in un calcolo per future trattative. Hamas subordina il loro rilascio ad un cessate il fuoco di tre giorni. Riportarli a casa è tra le priorità dell’IDF. Il Qatar continua ad essere attivo nella mediazione per la loro liberazione;
  • sono presenti ancora molti civili, centinaia di migliaia. Secondo osservatori, e secondo le stesse forze di Israele, HAMAS metterebbe in pericolo la loro vita per proteggersi dagli attacchi. Le forze dell’IDF chiedono alle persone di evacuare l’area e dirigersi verso sud attraverso corridoi aperti allo scopo;
  • ci sono i tunnel sotterranei che si estendono in una fitta rete di centinaia di km. Nei cunicoli si nascondono e si organizzano i combattenti delle Brigate “Ezzedim Al Qassam” di HAMAS ed i loro capi. Le truppe di Israele, nel loro avanzare, hanno scoperto diversi punti di accesso e li hanno neutralizzati facendoli saltare in aria con esplosivi. l’IDF riporta che sono stati arrecati danni significativi alle strutture sotterranee. Le Unità israeliane “Yahalom” sono addestrate per intervenire proprio nei tunnel. Ma non basta. Avi Issacharoff, reporter israeliano e già militare nelle forze speciali, definisce i tunnel come qualcosa di inimmaginabile per la loro articolazione e distribuzione. Sono “…qualcosa che non possiamo nemmeno immaginare…”2 . Li sotto ci può essere di tutto e si può anche trasportare di tutto “…terroristi e ostaggi, ma anche motociclette, artiglieria, razzi e tutto ciò che puoi immaginare…” . 

Fronti interni e pericolo escalation

Se Gaza resta il principale teatro di guerra l’apertura di altri fronti è molto temuta così come il pericolo di una escalation.

Sul suolo di Israele a preoccupare sono i territori della Cisgiordania dove la tensione è molto alta e negli scontri sono morti oltre 150 palestinesi. Ci sono poi i territori che confinano con il Libano meridionale e quelli delle alture del Golan. Attacchi con missili, intercetti e abbattuti dalla contraerea USA, sono partiti anche dallo Yemen ad opera delle milizie del movimento “Houthi”. Ci sono poi i territori oltre il suolo dello stato di Israele che impensieriscono, come la Siria e L’Iraq. Li sono presenti truppe ed installazioni americane che vengono minacciate da attacchi rivendicati dalle milizie dell’”asse della resistenza” sostenute dall’Iran. Gli Stati Uniti vengono accusati di fornire sostegno militare ad Israele e di dirigere la guerra contro HAMAS.

I viaggi del Segretario di Stato americano Blinken in Medio Oriente hanno lo scopo di evitare una escalation. Ma anche quello di stabilire le condizioni per un cessate il fuoco umanitario. Blinken rimarca che gli Stati Uniti faranno i passi necessari per proteggere il popolo americano nell’area.

Già si parla del dopo

Il Segretario discute della guerra in atto ma anche di una Gaza Post-HAMAS. Lo fa con Mahmoud Abbas, Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP). Per quest’ultimo la Cisgiordania e Gaza fanno parte di un’unica “soluzione politica globale”. Sul dopo guerra a Gaza il Primo Ministro Netanyahu ribadisce che Israele rimarrà e prenderà la responsabilità della sicurezza di quel territorio per un periodo indefinito; gli USA non sembrano essere entusiasti della prospettiva anzi per loro la Striscia non deve essere occupata nel post-HAMAS.

È opinione di molti che non potrà esserci un “dopo” senza un coinvolgimento dell’Autorità Nazionale Palestinese. E non si potrà prescindere da un dialogo politico tra quest’ultima ed Israele. Un ANP legittimata ed autorevole è ciò che non vuole HAMAS ma forse neanche l’attuale governo israeliano.  


  1. RAdm. Daniel Hagari, IDF Spokesperson, “…Our forces continue to operate against Hamas’ leadership and infrastructure in northern Gaza…”, Tweeter ↩︎
  2. Jessica Steinberg, Fauda’ creator Issacharoff, “…the tunnel infrastructure in Gaza is something that we cannot even imagine.”, 6 November 2023, The Time of Israel. ↩︎

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