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di Daniele Amato

La scorsa sera è stato ufficialmente dato il via al 73° Festival di Sanremo, con la messa in onda della prima puntata.
Possiamo dunque stilare le prime pagelle e valutare l’operato dei primi quattordici artisti che si sono esibiti nella serata di apertura.
Prima di fare ciò però sono doverose alcune premesse.

E’ molto facile lasciarsi andare ad opinioni estreme affermando che “il Festival non serve a nulla” o che sia soltanto un carrozzone zeppo di momenti trash o di segmenti atti solo ad essere scaricati nel turbine mediatico favorito soprattutto dai social media. 

Se la kermesse è rimasta l’unica via di alzare la soglia di attenzione del pubblico nei confronti della musica, di certo il dito sarebbe da puntare verso i danni reiterati dallo staticismo dell’industria musicale italiana e dalla sua impossibilità di far sopravvivere e creare nuovi contesti di scoperta e ricerca musicale al di fuori dei talent (i quali a loro volta stanno subendo un declino esponenziale).

Sanremo è il Festival della canzone italiana. Questa canzone ha sempre avuto i propri canoni e schemi e seppur la sperimentazione sia sempre accetta all’interno del mondo dell’arte, i voti dati ai brani in gara vanno interpretati nell’ovvio contesto in cui si vanno a mettere. Al di fuori di questo contesto si potrebbe stare ore ad esaminare ogni battuta, ogni movimento affermando che tutte le canzoni lasciano il tempo che trovano, ma in questo caso la scala dei voti va interpretata con una certa delicatezza. 

Inoltre, insieme ai nomi degli artisti in gara è importante sottolineare anche autori, produttori e ruoli affini, dato che spesso si tende a dimenticare che prima dell’esibizione del cantante, a rendere un brano valido o no sono soprattutto queste figure, dato che spesso imprimono la loro impronta ancor prima che il cantante possa effettuare il proprio inciso. 

LE PAGELLE:

ANNA OXA – SALI 

Di A. Oxa, F. Bianconi, Kaballà, F. Zanotti

Brano: 6+ 

Il brano presentato da Anna Oxa è senza dubbio uno di quelli con più tensione interna a livello compositivo, soprattutto nell’introduzione che ci porta poi alla prima strofa. La cantante non si riserva dall’esibire la propria potenza vocale durante gran parte della canzone, potenza che è da sottolineare nonostante la produzione generale e vocale del brano risulti abbastanza datata in certe sezioni.  

Performance: 6 ½

Anna Oxa è una degli artisti con più partecipazioni al Festival. Si sente e si vede. Nonostante il picco della sua carriera sia chiaramente alle spalle, non ha tante difficoltà ad esprimere quello che è uno stile collaudato e che ha reso una sua impronta digitale nel corso della lunga carriera che ha affrontato. Per quanto il popolo di internet non abbia perso tempo a rendere virali i suoi vocalizzi, bisogna ammettere che questi sono stati eseguiti con grande professionismo.

GIANMARIA – MOSTRO

Di G. Volpato, G. Manilardi, V.Centrella, A. Filippelli, V. Petrozzino

Brano: 6

La canzone presentata da Gianmaria non ha un’introduzione che si lascia a tante considerazioni, forse ci mette un po’ troppo (ed è una cosa che va detta con le pinze, considerando la brevità della musica mainstream in generale) ad esplodere in un ritornello che la fa assolutamente da protagonista. Complice la sequenza di accordi e un mix abbastanza bilanciato tra orchestrazione elettronica e classica, il climax del brano ha il suo appeal.

L’inciso vocale di Gianmaria è un po’ meno degno di nota, soprattutto nelle strofe, dove rischia di perdersi nelle svariate produzioni simili che saturano un mercato composto da non poca concorrenza. 

Performance: 5

Per quanto riguarda l’esibizione vera e propria di Gianmaria, riflette un po’ le considerazioni fatte sul singolo vero e proprio. Con un cantato così minimale è difficile spiccare dal punto di vista della performance e purtroppo in lui si evince che non è riuscito ad appropriarsi totalmente del palco e della canzone in generale.

Vale la pena sottolineare che la potenza del ritornello descritto sopra, paradossalmente (almeno a primo impatto) viene percepita più nella versione dal vivo che in quella pubblicata sulle piattaforme di streaming. 

MR.RAIN – SUPEREROI

Di M. Balardi,  L. Vizzini, F. Abbate

Brano: 4 ½

La sensazione che si ha quando si ascolta un brano di Mr. Rain, è che sia tutto un po’ di plastica. Nessuno dei tentativi che sono stati fatti per dare un’anima al brano ha avuto l’effetto sperato. Il testo non aiuta, anche il coro composto da voci bianche che sembra un espediente compositivo sempre di moda, finisce per rendere la canzone soltanto più ingenua. C’è una continua ricerca di solennità e profondità che però in realtà sono totalmente assenti all’interno del singolo. 

Performance: 4

Non ci siamo neanche per quanto riguarda l’interpretazione. Un misto di cliché che forse nel 2023 smettono di essere efficaci, e che anzi, messi uno dietro l’altro risultano anche abbastanza disperati. Dieci secondi di pianoforte, esibizione con il coro di bambini che a freddo nella prima serata finisce soltanto per stonare ed essere del tutto non necessaria. Lui mentre canta sembra non crederci minimamente.

Per chi non è incollato al televisore il tutto rischia soltanto di diventare un lungo sottofondo.

MARCO MENGONI – DUE VITE

Di M. Mengoni, D. Petrella, D. Simonetta

Brano: 6 ½

Il singolo ha fatto subito gola ai membri della sala stampa ed era preannunciato che portasse una ballad, c’è da chiedersi perché un artista come Mengoni che sa di essere favorito al festival non decida di optare per un brano un po’ più fuori dai rigidi schemi della canzone sanremese. E’ anche vero che il vincitore di X-Factor 3 si è specializzato in questo tipo di canzoni, ma paradossalmente un cantante formato come lui avrebbe potuto giovare da un brano più catchy, simile ad alcune uscite che lui stesso ha proposto recentemente. Ma a giudicare il piazzamento in classifica, alla fine ha avuto ragione lui. 

Performance: 7

Nella performance vocale il carisma e la sicurezza che emana aiutano parecchio. Ormai Mengoni è all’apice della propria maturità artistica e appare totalmente rilassato sul palco dell’Ariston. Non appena passa al registro che l’ha reso famoso negli anni, ci si ricorda che sul palco è presente un cantante vero e proprio, che esprime totale padronanza del proprio strumento, la voce. 

ARIETE – MARE DI GUAI

E. D’Erme, A. Del Giaccio, D. Faini, V. Centrella

Brano: 7

Si percepisce molto la presenza di Calcutta all’interno del testo e della linea vocale. Anche la produzione appare curata nel dettaglio esplorando il reame dei pianoforti e delle chitarre artificialmente scordate a cui il trend lo-fi ci ha abituato ultimamente, con la voce di Ariete che si appoggia delicatamente al di sopra dell’arrangiamento. Questo è un brano da tenere d’occhio durante la kermesse e magari da riascoltare se non ci ha colpiti alla prima esposizione.

Performance: 5

Ariete quasi terrorizzata all’idea di essere sul palco dell’Ariston. La voce trema, a tratti si spezza ed appare troppo fredda per il momento dell’esibizione. A metà brano la cantante fa un grande passo in avanti e appare maggiormente a suo agio ed il cambiamento si avverte immediatamente anche nella performance. C’è ovviamente ancora tempo per ambientarsi ed ottenere un risultato migliore alla prossima serata in cui si esibirà. 

ULTIMO – ALBA

Di N. Moriconi

Brano: 5

Ritroviamo alcuni dei problemi già esplorati con Mr. Rain. Fin dai primi secondi del pezzo, Ultimo come al solito vuole immergere l’ascoltatore in un ambiente sonoro abbastanza malinconico. L’artista cerca spesso di risultare blue mancando però della profondità che caratterizza questo stato d’animo. Il brano in sé, tolta qualche ripetizione metrica abbastanza scontata, non sta neanche molto in piedi e sia nel singolo che live lascia gran parte del lavoro all’orchestra e alle percussioni. 

Performance: 6

Dal punto di vista del cantato, non sarebbe uno dei favoriti per la seconda volta se non ci fosse qualcosa. Ma come già accennato per la versione in studio del pezzo, anche dal vivo una volta oltrepassato il grande sforzo che gli archi fanno per sorreggerlo, non resta poi un granché. 

COMA COSE – L’ADDIO

Di F. Zanardelli, F. Mesiano, F. Dalè, C. Frigerio

Brano: 8

I Coma Cose viaggiano sempre sulla linea dell’adattarsi e del dimostrare il loro timbro originario quando si presentano in gara al festival.

E’ ovvio che man mano che il duo aggiunge tacche alla cintura, la sanremizzazione comincia ad essere sempre più evidente, eppure anche quest’anno riescono a fare scuola su un aspetto fondamentale che caratterizza il festival.

Ripetiamolo nuovamente, Sanremo è il Festival della Canzone Italiana, e nella canzone italiana il testo l’ha sempre fatta da padrone. I Coma Cose riescono a raccontare quella che loro stessi hanno definito una crisi con un testo che esprime concetti semplici ma con parole accuratamente scelte ed incastonate fra loro. Le voci di Lama e California creano da sole uno storytelling tramite il semplice alternarsi delle loro strofe. Per tutta questa serie di motivi il duo si aggiudica il voto più alto nei brani presentati alla prima serata.

Performance: 8 ½

Quando all’Ariston è molto facile fare di una coreografia qualcosa di sfarzoso e talvolta eccessivo, i Coma Cose dimostrano sempre cosa significa fare poesia con il proprio corpo, prima che con le parole che si stanno cantando. Questo minimalismo e questa sicurezza che dimostrano nei loro movimenti si traducono anche nell’esecuzione vera e propria del brano. 

Sarà un trucco che ci distoglie da qualche sbavatura nel cantato che è sempre presente, ma resta il fatto che il continuo push-pull che c’è tra la coppia, questo creare ogni volta una storia soltanto loro su un palco che ospita un intero festival è uno dei momenti sempre più attesi quando viene annunciata la loro partecipazione. 

ELODIE – DUE

Di F. Abbate, J. Ettorre, E. Di Patrizi, F. Catitti

Brano: 7

Rispetto ai favoriti che l’hanno preceduta, Elodie asseconda di più il bisogno di presentare un brano meno classico ma che funziona grande alle proprie doti artistiche. Ovviamente tutto questo funziona grazie al fatto che la cantante è più abituata a pubblicare pezzi dallo stile più definito e personale che si traducono in una forte spinta nel sistema radiofonico italiano. 

La sezione ritmica si alterna ed interseca efficacemente con gli onnipresenti archi sanremesi. 

Performance: 7 ½

C’è molto internazionalismo nell’esibizione di Elodie. Aiutata dall’inerzia del brano, la cantante dimostra la sua solita spigliatezza e riesce ad effettuare una commistione di presenza scenica e tecnica vocale. Saranno di sicuro le sue prossime performance dal vivo durante il festival ad aiutarla a mantenere una salda posizione sulla vetta della classifica fino alla finale. 

LEO GASSMANN – TERZO CUORE

Di R. Zanotti, L. Gassmann, G. Pesenti, M. Paganelli

Brano: 6 ½

L’impronta del frontman appartenente ai Pinguini Tattici Nucleari è evidente, tant’è che Gassmann deve effettuare spesso una vera e propria imitazione della cadenza di Zanotti per far funzionare la canzone al 100%. Ma la bravura del gruppo indie pop nell’inserirsi all’interno del panorama musicale italiano si è tradotta senza problemi anche all’interno del brano interpretato dal figlio d’arte. 

Performance: 6 ½ Gassman sembra genuinamente contento di essere sul palco dell’Ariston e l’energia che cerca di dare all’esibizione risulta di conseguenza abbastanza credibile. In toto la sua presenza è più godibile rispetto all’ultima volta, ma traendo ancora un parallelismo tra lui e l’autore principale del brano, forse quest’ultimo avrebbe funzionato meglio con il supporto di una vera e propria band. Nonostante vada oltre la sufficienza resta comunque il dubbio che la totalità del festival di Gassmann sia oscurata dall’eccessiva somiglianza della canzone a quelle dei Pinguini Tattici Nucleari. 

CUGINI DI CAMPAGNA – LETTERA 22

Di D. Mangiaracina, V. Lucchesi, F. Gargiulo

Brano: 7-

Anche qui, la blueprint de La Rappresentante di Lista è facilmente individuabile. Il testo funziona, semplice ma funziona. Senza togliere nulla alla discografia precedente dei Cugini di Campagna, presentare un brano con un sound che si prende un po’ più sul serio e che vira sul moderno (con ovvi richiami ai revival che stiamo subendo attualmente) ha fatto sì che il singolo sia uno dei più riusciti della serata di apertura. 

Performance: 7

L’esibizione dal vivo colpisce per il connubio tra stoicismo e i soliti costumi del gruppo. Nick Luciani rivestito di pailettes che comincia a cantare del tutto immobile è già tra gli highlights del festival. 

Dal semplice punto di vista dell’interpretazione, il cantato è ottimo. Almeno dal mix che è stato fornito a chi ascoltava è lo stesso Luciani a fare il grosso (anche se gli acuti di Leonardi riescono spesso a saltare fuori). Da valutare se l’armata di keytar che hanno portato sul palco avesse una vera e propria utilità o se fossero puramente dei props. 

GIANLUCA GRIGNANI – QUANDO TI MANCA IL FIATO

Di G. Grignani, E. Melozzi

Brano: 7

Brano che cerca di ricatturare tutta quella che era la magia dei successi dell’artista. Sembra che il tentativo sia anche riuscito dato che la canzone non sembrerebbe neanche tanto fuori contesto ad un Sanremo di dieci-vent’anni fa. Magari la canzone è troppo ferma nel tempo, ma Grignani non è poi l’unico artista a fare di un sound che ha funzionato in passato il pilastro di una carriera. Gran parte del voto se lo guadagna soprattutto il testo, all’interno del quale grazie alla sincera interpretazione dell’artista, si evince la volontà di mettere nero su bianco dei sentimenti così diffusi ma così difficili da esprimere. Buona anche l’evoluzione sul finale che incorpora più prepotentemente gli archi dell’orchestra.

Performance: 7 

Questa sarà una valutazione guidata dal romanticismo. All’inizio queste considerazioni erano state omesse poiché siamo qui puramente per valutare un’esibizione, ma in questo caso una stonatura editoriale può essere tollerata.

E’ innegabile che la performance di Gianluca Grignani sia una rivalsa. Al di fuori del comparto tecnico, sul palco c’era un artista che ne ha fatta una dopo l’altra negli ultimi anni che sul finale del proprio brano si stava godendo finalmente uno dei suoi ultimi momenti di gloria. Il pezzo del poeta maledetto è il requiem di un uomo ancora vivo. E se la sincerità nella musica è tutto, quest’esibizione vale totalmente il voto. 

OLLY – POLVERE

Di F. Olivieri, E. Lovito, J. Boverod

Brano: 6 ½ 

Il potenziale per essere uno dei pezzi più riprodotti dal bacino d’utenza della kermesse è alto. Apprezzato l’utilizzo di questo simil-falsetto a basso volume. Forse si potrebbe pretendere più dal ritornello, ma questo è un singolo che andrebbe rivalutato dopo diverse settimane di proposta dalle radio. 

Performance: 6+

Gli artisti che usano il palco dell’Ariston per godersi i pochi minuti di esposizione che hanno durante la serata risultano sempre i più simpatici. Più che esaltare la performance in sé, qui è evidente che per farsi ricordare Olly ci mette abbastanza carattere.

Di sicuro essere l’unico artista della serata ad usare l’autotune gli ha giovato molto, riuscendo anche ad allontanare i soliti commenti che lo descrivono solo come un espediente senza riconoscerne i valori artistici. 

COLLA ZIO – NON MI VA

Di A. Malatesta, A. Arminio, F. Lamperti, T. Bernasconi, T. Manzoni, G. Pesenti

Brano: 7+

Prepariamoci ad uno dei tormentoni dei prossimi mesi. 

Forse alcune strofe e alcune parti del testo non fanno spalancare gli occhi, ma il mood generale del pezzo (soprattutto il ritornello) spostano abbondantemente l’ago della bilancia.

E’ sempre un buon segno quando l’energia che a Sanremo dovrebbe essere sprigionata sul palco viene percepita anche ascoltando il singolo in streaming. 

Performance: 7 ½ 

Presentazione degna delle migliori boyband degli anni 2000, energia dei gruppi itpop che stanno spadroneggiando anche sul palco dell’Ariston negli ultimi anni, vocoder. 

In un Sanremo che ormai cerca in tutti i modi di essere fresco, al passo coi tempi e addirittura innovativo, era palese che una sveglia arrivasse da un gruppo senza alcuna pretesa che è salito sul palco giusto per fare un po’ di casino. 

MARA SATTEI – DUEMILAMINUTI

Di D. David, E. Brun, D. Mattei

Brano: 6+

E’ inspiegabile come Mara Sattei (o chi per lei abbia gestito la produzione del brano) abbia deciso di derubare il pubblico di quelle che sono le sue vere capacità artistiche e tecniche. Chiunque conoscesse un minimo il repertorio di quest’artista si aspettava uno dei pezzi più forti della serata, mentre ci siamo ritrovati tutti con un brano che a tratti sarebbe stato scartato se presentato a qualcun’altro. E’ ovvio che la canzone non sia brutta, e che la decisione di un concorrente fino a un certo punto vada rispettata, ma resta comunque un amaro in bocca notevole.

Performance: 7

Nonostante tutto ciò che è stato scritto sopra, Mara Sattei è comunque Mara Sattei. Anche se il brano non rivoluzionerà i prossimi palinsesti radiofonici, è stato comunque eseguito alla perfezione e l’impegno dell’artista sul palco è evidente come ci si sarebbe aspettato. 

La classifica alla fine della prima serata

1° Marco Mengoni

2° Elodie

3° Coma Cose

4° Ultimo

5° Leo Gasmann

6° Mara Sattei

7° Colla Zio

8° Cugini di Campagna

9° Mr. Rain

10° Gianluca Grignani

11° Ariete

12° Gianmaria

13° Olly

14° Anna Oxa

Una volta stilata la prima classifica ufficiale, si evince che la sala stampa continua ad apprezzare i nomi più di spicco nelle classifiche di tutto l’anno. Sorprende il podio provvisorio dei Coma Cose, anche se un po’ meno considerato tutto quello già detto sulla loro performance.

Nell’aria si avverte però che questo Sanremo sia un po’ più scarico rispetto agli altri anni. Tutte le bolle sono destinate a scoppiare, o almeno a sgonfiarsi, e sembra proprio che dovremo prepararci ad un paio di edizioni un po’ sottotono in attesa dell’arrivo del prossimo Gabbani, Mahmood o innovazione tecnologica che porteranno una nuova aria di cambiamento e delle nuove regole al Festival.