Diciassette i punti di svantaggio del Napoli rispetto alla Juventus: un margine che almeno sulla carta non permette di etichettare il match di stasera orientato ad influenzare l’alta classifica. Nondimeno, la storica rivalità che alimenta da sempre le partite tra azzurri e bianconeri suggerisce cautela. Sarebbe un errore madornale, infatti, derubricarla a sfida di mero orgoglio e poco altro. I Campioni d’Italia nutrono ancora una fievole speranza di agganciare la zona Coppe. Ergo, l’appuntamento con la Vecchia Signora rappresenta uno snodo cruciale per tentare di diminuire il distacco dalla “nobiltà” che aspira alla Champions. Vediamo com’è andata…
Meret: 6
Trascorre un primo tempo tutto sommato in serenità, impegnato nel tentativo di creare superiorità numerica, collaborando attivamente nella costruzione bassa. Attore protagonista per palleggio e gamma di traccianti apripista. Attento su una “telefonata” di Iling-Junior. La fortuna lo aiuta a non prendere gol, ma sul palo di Vlahovic era rimasto impalato, piuttosto che aggredire la palla. Nella ripresa, parata di rilievo sull’attaccante serbo. L’impressione che arrivi un attimo in ritardo sul diagonale terrificante di Chiesa. Svolazza sull’ultimo cross della preghiera, spazzando l’area coi pugni.
Di Lorenzo: 6,5
Elegante, ma soprattutto concreto. Duella atleticamente con Iling-Junior. Cerca di stargli alle costole, ma non sempre ci riesce. In fase di non possesso fatica ad adattarsi alle cadenze bianconere, con l’inglese e Miretti che sovraccaricano il lato, con la conseguenza che il Capitano spesso è preso in mezzo. Fra i suoi meriti, non da poco, c’è il cross che mette Kvara in condizione di battere a volo per l’1-0. Stanco, spremuto all’inverosimile, non gli resta che sputare fuoco contro Chiesa. L’ha tenuto a bada nel primo tempo, sicuramenre meno nel secondo.
Rrahmani: 5,5
A volte travolgente su Vlahovic; altre travolto dagli strappi in campo aperto del centravanti bianconero. Non lo impensierisce la giocata lunga di Szczesny. Mura i palloni aerei che il portiere scaraventa con precisione quasi chirurgica nella trequarti difensiva partenopea. C’è un dato su cui riflettere: in almeno un paio di circostanze la Juve non sfrutta le colossali dormite della retroguardia. Mette l’uomo davanti alla porta, quindi calcia alle stelle. Insomma, il kosovaro piano piano si perde. Poi si piega per un problema muscolare.
(dal 64’ Ostigard: s.v.)
Una mezz’ora per chiudere lo spazio centrale. Compito che svolge senza affanno.
Juan Jesus: 6,5
Sempre sicuro e attento. Incide tatticamente, perché mai fuori posizione. Non rinuncia a mulinare i bulloni contro Chiesa. E quando Vlahovic capita dalle sue parti, trova nel brasiliano uno sperone di roccia, granitico e inamovibile. Bravo a tamponare anche le uscite in diagonale, contro gli inserimenti dei “quinti” bianconeri.
Olivera: 5,5
Primo tempo vissuto scacciando le streghe di due errori macroscopici nei primi 10’. Cambiaso è troppo occupato a prendersi cura di Kvara. Ergo, l’uruguagio potrebbe spingere e portar palla fin dentro la trequarti avversaria. L’eleganza non gli difetta; tantomeno la tecnica e la gamba. Ma invece di proporsi in avanti con personalità, vivacchia. Preferendo stringere assai la posizione, muovendosi da “finto terzino”. Sul gol di Chiesa appare evidente quanto gli manchi il nerbo gladiatorio per accorciare ferocemente verso la palla, chiudendo lo spazio al tiratore.
Anguissa: 6,5
Il solito sgobbone. Il centrocampo disegnato da Allegri prevedeva debordanti assalitori. Partita trascorsa a svellere palloni e a resistere ai cozzi di chi l’ha tampinato continuamente. Il camerunese partecipa ai mischioni, resistendo alla pressione, senza limitarsi nel raggio d’azione. Inoltre, si impegna alacremente nell’assorbire gli inserimenti di Alcaraz. Si inserisce meno del solito. In compenso gioca tanti palloni e li gioca con grande qualità. Quando il Napoli riparte, è lui che si incarica di quelle volate.
Lobotka: 6,5
Vitalità e ricchezza di idee nella costruzione. Orchestra con personalità ogni azione, ispirando il possesso. Ha il compito di raffreddare i bollenti spiriti degli ospiti. Quando recupera palla, rallenta la manovra giocando spesso indietro. Nella ripresa, quando la Juve ha intensificato il ritmo, s’è calato nella situazione, correndo ovunque per inseguire i bianconeri, interpretando il ruolo più da lotta che di governo.
Traorè: 5,5
Qualche buona sgroppata. Tanto lavoro, qualcosina fatta bene. Gli manca lo spunto degno del suo livello tecnico. Ci prova, senza la solita insistenza. Cala alla distanza, meno squillante, vive la ripresa senza regalare lampi. A tratti sonnolente. Lascia intravedere innegabili qualità e letture ambiziose. Palese che sia alla ricerca della migliore condizione. Nondimeno, questa squadra ha bisogno dei suoi strappi. A sensazione, tra breve potrebbe tornare ad essere l’imprendibile mezzala vista a Sassuolo.
(dal 64’Zielinski: 5,5)
Si catapulta in campo come peggio non avrebbe potuto. Entrato per attuare lo spartito chiesto da Calzona. Ovvero, garantire qualità nella baraonda creata dall’approccio maggiormente aggressivo della Juve. Ma i suoi piedi educati si affacciano raramente sul campo. Mezz’ora a disposizione, che non sfrutta affatto. Qualche scatto e poco altro.
Politano: 6
Manca la sua spinta continua, sempre a piena intensità. In certi momenti sembra imprendibile per Iling-Junior. Parte in quarta, a tutta velocità. Quando arriva al cross, però, non sa come e dove mettere la palla. Perché Alex Sandro è un marpione e lo costringe a muoversi fuori rotta. Serata avara di spunti memorabili. Gli è mancata la precisione.
(dal 64’ Raspadori: 6,5)
Usa la sua tecnica per tenere palla, è quello il motivo per cui Calzona lo manda in campo. Ma al momento buono si fa trovare nel posto giusto per il tap-in vincente. Non gli piace assolutamente giocare da esterno destro e si vede. In ogni caso, si sacrifica per il bene della squadra, pure in sfiancanti e oscuri ripiegamenti sotto la linea della palla.
Osimhen: 6
Si vede meno che in altre occasioni. In area, per esempio, non è il killer che abbiamo ammirato a Sassuolo. Tuttavia, la sua sola presenza mette apprensione l’intera difesa bianconera. Appare nervoso, come se sentisse particolarmente il peso di questa partita sulle spalle. Però si procura con caparbietà a cattiveria agonistica il rigore decisivo. Magari conta più la determinazione con cui se l’è procurato, che l’esecuzione sbagliata.
Kvaratskhelia: 7
Ha creato insidie costanti: strappi, finte e aggiramenti. E ancora, falli subiti e ammonizioni causate. Szczesny gli chiude lo specchio, al culmine della classica serpentina, destro e sinistro e non sai mai quale piede userà per sterzare o tirare. Il tiro al volo che sblocca la gara vale da solo il prezzo del biglietto, per coraggio, timing ed esecuzione.
(dal 92’ Lindstrom: s.v.)
Non fa in tempo a farsi vedere.
Allenatore Calzona: 6,5
Fra le pieghe della vittoria i meriti dell’allenatore. La differenza con la precedente gestione diventa schiacciante in questa partita. Almeno sul piano dell’atteggiamento proattivo in fase di aggressione alla palla. Talvolta il gioco scorre che è una bellezza. Là dietro comunque si continua a ballare. Urge trovare sincronismi di reparto, non soltanto affidarsi all’efficacia nell’uno contro uno dei centrali. Anche i laterali accusano qualche pericoloso passaggio a vuoto nella copertura preventiva della zona di competenza.
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