L’Ucraina è pronta per la controffensiva, avrebbe bisogno di altre cose ma non può aspettare per mesi, crede fermamente di riuscirci ma non può quantificare il tempo necessario. Così la pensa il Presidente ucraino Zelensky e lo dice durante una intervista al Wall Street Journal.
Gli ucraini si preparano da tempo e otto brigate della “Guardia offensiva”, composte da unità della Guardia Nazionale, del Servizio di Frontiera e della Polizia Nazionale, sarebbero pronte a combattere insieme alle Forze di Sicurezza e di Difesa…rientrano nella pianificazione della controffensiva contro i russi.
Nelle ultime 72 ore c’è stato un concreto aumento dei combattimenti. Anche in quei settori dove vi era una relativa quiete. Siamo all’inizio di una controffensiva…è presto per dirlo. Una tale operazione neanche verrebbe annunciata. E le Forze Armate ucraine chiedono il silenzio informativo “perché le parole sono inutili, possono solo fare del male”.
Gli attacchi ucraini avvengono nel sud-ovest di Donetsk e nei territori orientali di Zaporizhia, lungo due direttrici, verso Sud. Lo scopo finale è incidere sul corridoio terrestre che dalla regione russa di Rostov va verso la Crimea. Ci sono poi le incursioni nella regione di Belgorod che non rientrano in una controffensiva ma fungono da diversivo con l’intento di attirare truppe russe.
Ma proprio gli attacchi in questa regione attirano le ire degli ultra-nazionalisti e inaspriscono la faida tra il capo della Wagner Prighozin ed il Ministero della Difesa russo. I Primi sollevano dubbi sulle capacità di protezione e reazione da parte russa. Vorrebbero un energico innalzamento della risposta militare. Per costoro, come per gli interventisti, l’unica soluzione è una mobilitazione generale ed economica su ampia scala; passare formalmente, oltre che di fatto, allo stato di guerra.
Prighozin, su Belgorod, impreca contro i responsabili militari russi perché invece che “stare seduti in silenzio” devono difendere la Russia. Minaccia anche di schierare le sue truppe nella regione.
Il capo della Wagner sfrutta ogni opportunità per portarsi alla ribalta ed avere visibilità nello spazio informativo russo. Da quando le sue truppe hanno lascito Bakmut non è più un comandante al fronte.
Diga Kakhovka
In ultimo c’è il danneggiamento (sabotaggio) alla diga Kakhovka. Tra russi ed ucraini rimbalzano le accuse sulle responsabilità dell’accaduto. C’è chi dice che sarebbe una riposta russa per l’inizio della controffensiva ucraina nel Sud. Un tentativo di scoraggiare ed ostacolare l’attraversamento del Dnipro. I primi a risentire e subire le conseguenze di questo atto sono le popolazioni civili e gli insediamenti a valle della diga. L’inondazione mette a rischio decine di migliaia di persone e animali oltre ad ampie aree dei territori di Kherson e Mykolayiv a ridosso del Dnipro.
Fatto è che il flusso dell’acqua ha inondato parte dei territori occupati dai russi sulla riva orientale del Dnipro organizzati a difesa. Fonti del comando militare ucraino riferiscono che 29 insediamenti sono in varia misura allagati: 19 sono sulla sponda destra controllata dagli ucraini e 10 su quella sinistra controllata dagli occupanti russi.
Per ora l’abbassamento del livello dell’acqua nel bacino di Kakhovka non mette a rischio la sicurezza dell’impianto nucleare di Zaporizhzhia…finche ci sarà acqua nel bacino idrico di raffreddamento accanto alla centrale.
Alla luce degli ultimi avvenimenti le prossime settimane saranno di “fuoco” sul terreno. Il sabotaggio della diga forse porterà lo scontro su altri piani. Si vedrà, forse, la direzione della controffensiva ucraina ed il livello di risposta russo. Sarà difficile vedere la prevalenza dell’uno sull’atro…se non in zone ristrette. Il fronte è troppo ampio ed il tempo come sempre gioca un ruolo fondamentale.
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