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C’è un sentimento legittimo che accompagna il Napoli alla vigilia della trasferta di Milano. La sensazione che Mazzarri voglia predisporre un piano gara simile a quello dell’Olimpico suscita davvero poche aspettative, avendo ancora negli occhi la sterilità palesata al cospetto della Lazio, chiusa addirittura con zero conclusioni verso la porta dei biancocelesti. Score poverissimo, che testimonia quanto la squadra partenopea fosse estremamente bloccata offensivamente.

Una noia assurda, che nasceva proprio da scelte tattiche nient’affatto coraggiose. In controtendenza alle sue abitudini, infatti, quel giorno l’allenatore toscano optò per uno schieramento ultraconservativo. Così, al posto dell’ormai consueto 3-4-3, i Campioni d’Italia consolidarono una strategia più prudente del solito, limitando i rischi attraverso un ermetico 3-4-2-1.

Peccato che Zielinski, il principale indiziato a muoversi liberamente nella metà campo altrui, a caccia degli spazi tra le linee, finì per abbassarsi molto in fase di costruzione, consolidando il possesso. Svuotando al contempo la trequarti di un preciso riferimento, il tecnico degli azzurri lasciò il solo Politano a supportare Simeone, disegnando di fatto un blindatissimo 3-5-1-1.

Non frustrare l’attacco

Insomma, contro il Milan, Mazzarri potrebbe ripetere l’esperimento. Piazzando, però, Kvaratskhelia alle spalle de El Cholito. Facendo, cioè, grande densità, al fine di intasare la fascia centrale. Puntando poi tutte le sue fiches sul lancio lungo, poiché l’argentino si esalta nel destreggiarsi spalle alla porta.

Sostanzialmente, non volendo affrontare il problema di risalire il campo palleggiando, il Napoli si concentrerebbe esclusivamente sulla transizione. Non soltanto in campo aperto, ma anche organizzando ripartenze manovrate. A rendere meno isolato il suo centravanti, il sostegno del georgiano. Sicuramente un offensive player con maggiori risorse associative rispetto a Politano, che invece ama esplorare la profondità in conduzione.

Ovviamente, per non frustrare troppo le velleità “giochiste” della squadra, bisognerà evitare di farsi schiacciare all’indietro. Quindi, approcciarsi comunque con un’indole attiva alla partita. Altrimenti le abilità di Kvara nel generare scompiglio agli avversari, puntando palla al piede e sterzando nello stretto, si inaridirebbero, alla stregua di mere soluzioni individuali.

Napoli fluido e consapevole

Del resto, l’atteggiamento sottopalla cambierebbe poco: baricentro basso, orientato a tenere ben compatta la difesa posizionale a copertura degli spazi, e pattern tipico della difesa a tre. Con Ostigard insieme a Rrahmani e Juan Jesus, sostenuti ai lati da Di Lorenzo e Mazzocchi, attenti a non farsi disordinare dalle rotazioni dell’attacco rossonero. In effetti, il Diavolo, lavorando con Pulisic, LoftusCheek e Leao dietro Giroud, mira a occupare dinamicamente gli ultimi sedici metri, portando in zona palla pure il terzino, funzionale dunque a creare situazioni di superiorità numerica.

Con queste premesse, l’idea di accantonare il criticatissimo Zielinski priva il Napoli di un centrocampista capace (quando tiene genio…) di esprimersi compiutamente nelle due fasi in cui si articola il gioco. Ergo, a garantire letture e rifiniture adeguate dovranno provvedere due mezzali “muscolari” – Anguissa e Cajuste – chiamate a interpretare con lucidità e pulizia il proprio ruolo, fornendo un contributo importante in termini di lotta e governo.

In definitiva, se Mazzarri vuole fare punti a San Siro dovrà veicolare nei suoi uomini piena consapevolezza dei loro mezzi: una eccessiva rigidità difensiva servirebbe solamente a mortificarne la brillantezza con cui si sono mossi nei primi venticinque minuti contro il Verona. In quella circostanza, la squadra è apparsa veramente fluida ed efficace.  

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