Oggi veneriamo San Pio da Pietrelcina. Il sacerdote cappuccino Francesco Forgione è nato a Pietrelcina-Benevento il 25 maggio 1887, è morto il 23 settembre 1968 a san Giovanni rotondo-Foggia. La commemorazione è ricordata dalla Chiesa il 23 settembre. Proclamato beato da papa Giovanni Paolo II, che nutriva per lui grande devozione, il 2 maggio del 2000, il 16 giugno 2002 lo stesso Pontefice in piazza San Pietro, lo proclamò Santo e ne stabilì la memoria liturgica il 23 settembre, giorno della sua nascita al cielo. I genitori erano analfabeti e poveri al punto da non riuscire a sfamare i sette figli. Il padre fu costretto a recarsi in America in cerca di fortuna, che accumulò e grazie alla quale pagò gli studi al figlio Francesco.
Padre Pio, era dotato di doni straordinari che hanno richiamato l’attenzione del mondo intero:
- Le stimmate, il profumo misterioso che emanava dal suo corpo, le profezie, il conforto dei cuori, le guarigioni e le conversioni attribuite alla sua preghiera. Nel convento del Gargano, dove l’umile frate cappuccino viveva, la ressa di devoti era quotidiana, tutti lo volevano vedere, toccare, tutti desideravano assistere alla sua messa, momento di rara intensità spirituale, e soprattutto confessarsi, rimettersi in sintonia con Dio guidati da lui. La confessione era un incontro che spesso sconvolgeva le persone, la loro vita era per sempre trasformata, il numero dei convertiti e dei devoti estimatori aumentava in maniera esponenziale.
La vita fu un lungo calvario che egli visse unendosi a Cristo per la salvezza delle anime, fedele al programma di vita, che aveva espresso nell’immagine ricordo della sua prima messa:
- “Gesù, mio sospiro e mia vita, oggi che trepidante ti elevo in un mistero d’amore, con te io sia per il mondo Via, Verità e Vita e per te sacerdote santo, vittima perfetta”.
Oggi veneriamo San Pio da Pietrelcina
Mamma Maria Giuseppa. Forte e ricca di fede, aveva una predilezione per Francesco, era il più gracile, spesso in preda a misteriose e violente febbri, e dotato di sensibilità religiosa che lo portava a ricercare luoghi solitari per dedicarsi alla preghiera. La mamma si chiedeva cosa avrebbe potuto fare da grande quel figlio così gracile. Risolse Francesco il problema, indicando con la mano il frate cappuccino venuto per la questua, disse: “Voglio farmi frate, come fra Camillo”.
Foto: rete internet
Nel 1903 indossò il saio francescano nel convento dei cappuccini di Morone, iniziò il cammino di preparazione alla vita religiosa e sacerdotale che si concluse il 10 agosto 1910.,non fu un cammino facile, le misteriose malattie che lo avevano tormentato a casa, continuarono con assalti di una virulenza tale da far temere che non sarebbe mai giunto vivo all’ordinazione, tant’è vero che, non appena ebbe l’età minima richiesta dal diritto canonico, fu consacrato sacerdote. Con i paramenti sacri addosso pareva ancora più debole, tanto che i superiori ebbero compassione di lui e, anziché inserirlo subito nell’attività pastorale, lo mandarono a Pietrelcina, sperando che l’aria di casa gli avrebbe fatto tornare un po’ di forze. Il frate imboccò la strada di quel calvario che percorse per tutta la vita.
Pio da Pietrelcina
Il 5 agosto 1918 gli apparve un misterioso personaggio che gli trafisse il cuore con un dardo infuocato, il 20 settembre riceveva le stimmate, inizialmente erano invisibili, disse:
- “Mi sentii morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a sostenere il cuore che sentivo sbalzare dal petto. Io mi avvidi che mani, piedi e costato erano trasformati e grondavano sangue”. Profondo e lacerante fu il dolore provocato dai giudizi, dai sospetti e dalle condanne che gli vennero da istituzioni ecclesiastiche, confratelli e da ambienti scientifici secondo i quali le ferite erano frutto di isterismo.
Scienziati di ogni tipo, inviati da organismi religiosi e dal Vaticano, si accanirono per dimostrare che i fenomeni attribuitigli non avevano alcuna origine soprannaturale. Riuscirono a convincere il Sant’Uffizio, promotore di una delle inchieste più clamorose durante il pontificato di Pio XI, che si trattava di fenomeni isterici. I monsignori del Vaticano nel 1923, con un apposito decreto, vietarono a Padre Pio di dire la messa in pubblico e di confessare i fedeli. Un’atroce tortura, durata una decina d’anni, che il frate visse in silenzio, senza protestare, rifugiandosi nella preghiera e nella penitenza. I fedeli continuarono sempre a seguirlo e pregarlo.
Padre Pio definì la messa ” Il mistero tremendo”, era un momento di grande emozione spirituale, il volto trasfigurato, gli occhi luminosi, il corpo rapito, per quanti la seguivano era un momento di rara tensione e, dopo la messa, facevano la coda davanti al suo confessionale per accedere al sacramento del perdono e per chiedergli di intercedere per loro presso Dio. Nel 1940 durante il secondo conflitto mondiale nacquero su suo invito i gruppi di preghiera, un’istituzione che presto si diffusero in tutto il mondo. Disse ai confratelli: “la preghiera è la chiave dei tesori di Dio, è l’arma del combattimento e della vittoria in ogni lotta per il bene e contro il male”.
Nel 1956 con inaugurò la Casa sollievo della sofferenza, destinata a diventare uno degli ospedali meglio attrezzati del Meridione, dove lavorano luminari della medicina e dove tutti sono invitati a vedere nel malato e nel povero il volto stesso di Gesù.
Tra i tanti doni Padre Pio ebbe quello di prevedere il tempo della sua morte. Nel 1918 quando aveva appena ricevute le stimmate, disse ad una persona che frequentava il convento: “Coraggio abbiamo ancora cinquant’anni davanti”. Cinquant’anni dopo, nel 1968, mentre con i devoti si accingeva a commemorare il mezzo secolo dalle stimmate, si avvicinò a quel fedele e con un filo di voce gli sussurrò: “Cinquant’anni sono passati”. Domenica 20 settembre celebrò messa e poi si affacciò a benedire i pellegrini che erano accorsi in gran numero. Fu l’ultima volta che lo videro vivo, la notte del 23, dopo aver recitato per intero il rosario, moriva.
Pio da Pietrelcina
Preghiera:
O Dio, per la tua misericordia e per i meriti di questo tuo grande santo, concedi anche a noi una fede capace di scorgere nei poveri e nei sofferenti il volto di Gesù. Insegna anche a noi l’umiltà del cuore, perché in tuo nome, scopriamo la gioia di perdonare i nostri nemici.
Martirologio Romano:
Memoria di Francesco Forgione, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che nel convento di San Giovanni Rotondo in Puglia si impegnò molto nella direzione spirituale dei fedeli e nella riconciliazione dei penitenti ed ebbe tanta provvidente cura verso i bisognosi e i poveri da concludere in questo giorno il suo pellegrinaggio terreno pienamente configurato a Cristo crocifisso.
Protettore dì:
- Adolescenti cattolici, volontari per la difesa
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Giornalista, Libero Professionista, rugbista.