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Moussa Sangare, accusato di aver ucciso con 4 coltellate Sharon Verzeni, ha confessato il crimine durante l’interrogatorio durato un paio d’ore. Sangare, considerato il responsabile dell’omicidio aggravato dalla premeditazione e da motivi futili, ha dichiarato di non sapere il perché abbia compiuto questo gesto e di essere uscito di casa con una sensazione inspiegabile che lo ha spinto a voler fare del male. Il giudice per le indagini preliminari di Bergamo, Raffaella Mascarino, ha convalidato il fermo di Sangare e disposto la sua detenzione in carcere, ritenendo sussistenti le esigenze cautelari.

L’avvocato di Sangare ha spiegato che il suo cliente ha voluto ripercorrere di nuovo quanto accaduto per dimostrare il suo atteggiamento collaborativo. Durante l’interrogatorio, durato circa un’ora e mezza, il cliente ha parlato al giudice di un “mood” o “feeling” che lo ha spinto ad accoltellare Sharon, anche se ha ammesso di non essere uscito di casa con l’intenzione di uccidere qualcuno. Ha ammesso di fare uso di droga, ma non la sera dell’omicidio, e ha raccontato come due giorni dopo il delitto si è “liberato” del coltello, gettando gli altri coltelli nei giorni successivi. Ha dichiarato di mantenersi con entrate occasionali nel campo musicale e di non aver mai pensato di fuggire. Il suo racconto è stato ritenuto “sconnesso” e molto confuso, suggerendo la necessità di una consulenza psichiatrica o di una perizia.

IL CODACONS DENUNCIA EVENTUALI OMISSIONI SANITARIE

Il Codacons chiede alla Procura di Bergamo di indagare sugli enti locali competenti, dopo le dichiarazioni della sorella di Moussa Sangare, il presunto assassino di Sharon Verzeni. Secondo quanto riportato, nonostante le denunce di violenza e le richieste di aiuto, nessuno sarebbe intervenuto per fermare gli abusi e assistere Sangare nella sua dipendenza da droghe. L’associazione vuole comprendere se vi siano state negligenze o omissioni da parte delle autorità locali, come l’Asl e il Comune, che potrebbero aver contribuito alla tragica morte di Sharon Verzeni. Sarà necessario verificare se gli enti competenti fossero a conoscenza della pericolosità di Sangare e quali misure abbiano adottato per tutelare la famiglia e la comunità, nonché se siano stati seguiti i protocolli previsti per i casi di violenza, maltrattamenti e tossicodipendenza. Le autorità locali competenti dovevano essere informate.

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