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Si parla purtroppo troppo poco di cosa sta accadendo in questo periodo storico in Iran.

Le proteste e gli scioperi che hanno scosso la Repubblica islamica dell’Iran a partire da settembre sono un segno tangibile dell’insoddisfazione e del dissenso diffuso tra la popolazione iraniana. Questi eventi hanno avuto origine dalla tragica morte di Mahsa (Jina) Amini, una giovane studentessa curda di 22 anni, mentre si trovava in custodia della polizia morale di Teheran.

La morte di Amini ha scatenato una serie di manifestazioni che si sono rapidamente diffuse in tutto il paese, coinvolgendo un’ampia varietà di persone, indipendentemente da età, genere e appartenenza sociale. Nonostante la feroce repressione da parte delle autorità iraniane ed il controllo sull’accesso a Internet, le proteste sono continuate.

Le proteste, inizialmente motivate dalla morte di Amini, hanno presto ampliato il loro focus per includere un dissenso più ampio contro il regime della Repubblica islamica e la Guida Suprema di Ali Khamenei.

Emerge una profonda insoddisfazione tra la popolazione iraniana, alimentata da questioni legate a libertà, diritti umani e malcontento economico.

Il governo ha risposto con una dura repressione, con centinaia di morti tra i manifestanti e migliaia di arresti, inclusi minori. L’uso estremo della forza è culminato con l’annuncio di esecuzioni, compresa la condanna a morte di Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard, eseguite per impiccagione. Molte organizzazioni per la tutela dei diritti umani hanno denunciato che siano avvenuti processi sommari a porte chiuse e sentenze ingiuste.

A fronte di questa grave situazione, le Nazioni Unite hanno deciso di creare un gruppo d’indagine per esaminare le violazioni dei diritti umani legate alla repressione delle proteste in Iran. Amnesty International e Human Rights Watch, insieme ad altre organizzazioni, hanno sollecitato azioni a livello internazionale per affrontare questa crisi.

Misteriosi avvelenamenti colpiscono centinaia di studentesse in Iran: un allarme per i diritti umani

Una serie di eventi sconcertanti ha gettato un’ombra ancora più cupa sulla situazione nel paese: centinaia di studentesse hanno riportato sintomi preoccupanti e sono state ricoverate in ospedale.

Tutto è iniziato il 30 novembre dell’anno scorso, quando 18 ragazze di una scuola nella città di Qom, considerata la seconda città santa del paese, sono state portate in ospedale a causa di sintomi quali nausea, mal di testa, difficoltà respiratorie, tachicardia e stanchezza acuta.

Da allora, casi simili sono stati segnalati in altre 58 scuole, sparse in otto province dell’Iran. Mentre le autorità cercano di determinare la causa di questi disturbi, i sospetti stanno crescendo e circolano voci che suggeriscono un’intossicazione di massa.

Le studentesse coinvolte sembrano essere diventate bersaglio di queste misteriose intossicazioni. Molte di loro sono state attive partecipanti alle proteste di massa che hanno scosso l’Iran a partire da settembre. Questo ha portato a sospettare che gli avvelenamenti potrebbero essere una tattica intenzionale per intimidire e scoraggiare le studentesse dal continuare a partecipare alle proteste.

I sospetti principali sono orientati verso un possibile avvelenamento da gas tossico.

Il regime iraniano ha risposto a questa emergenza istituendo un gruppo d’indagine incaricato di scoprire le cause di questi episodi. Secondo l’agenzia di stampa iraniana IRNA, finora sono state arrestate più di 100 persone sospettate di essere collegate ai presunti avvelenamenti delle studentesse nel paese.

Internet come diffusione della tragedia che stanno vivendo gli iraniani

Internet ha svolto un ruolo di fondamentale importanza, consentendo la rapida diffusione delle mobilitazioni e la condivisione di informazioni cruciali.

Il potere di questa rete globale è emerso in modo evidente, poiché ha fornito una piattaforma per la testimonianza visiva dei moti di rivolta, delle violenze della polizia e delle scene di coraggio da parte delle donne iraniane che hanno bruciato l’hijab, lo hanno rimosso dal capo o tagliato ciocche di capelli in segno di protesta.

Grazie all’uso diffuso di video e immagini condivise online, l’hashtag #MahsaAmini è rimasto tra i più visualizzati, contribuendo a mantenere l’attenzione sulla situazione in Iran. Il web è stata la via principale attraverso cui le notizie e i contenuti riguardanti le proteste sono stati diffusi.

Questo ha permesso agli iraniani di essere consapevoli degli sviluppi e di organizzarsi per partecipare alle manifestazioni, dimostrando il potere di mobilitazione della rete.

Tuttavia, le autorità hanno reagito a questa diffusione di informazioni e alla mobilitazione online bloccando l’accesso a Internet in modo discontinuo ma frequente dall’inizio delle proteste.

Le autorità hanno dichiarato che le restrizioni rimarranno in vigore fino a quando non sarà ripristinato l’ordine.

Proteste in Iran: Chi sono i manifestanti e cosa chiedono?

Le proteste in corso in Iran rappresentano un momento di espressione del dissenso e della richiesta di cambiamento da parte della popolazione.

Inizialmente scatenate dalla morte di Mahsa Amini e la richiesta di giustizia per i responsabili, le manifestazioni sono rapidamente evolute in un movimento di dissenso più ampio contro varie forme di oppressione e restrizione delle libertà personali imposte dalle autorità iraniane.

Le richieste dei manifestanti riflettono una profonda insoddisfazione nei confronti del regime e delle restrizioni imposte dallo stato. Gli slogan utilizzati durante le proteste, come “donna, vita e libertà” e “morte al dittatore,” con riferimento alla Guida Suprema Ali Khamenei, rivelano il desiderio dei manifestanti di vivere in uno stato equo e libero.

Essi esprimono ed auspicano un desiderio di cambiamento radicale nel sistema politico iraniano.

I manifestanti vogliono la caduta del regime teocratico ed una riforma strutturale del sistema politico. La richiesta di abolire l’obbligo dell’hijab (velo) è solo la punta dell’iceberg di un’insubordinazione più ampia contro il dominio religioso imposto.