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Rafah nel mirino delle forze di difesa di Tel Aviv. Gli Israeliani ammassano truppe con i loro equipaggiamenti e mezzi a ridosso della Striscia di Gaza. In prossimità del valico di Kerem Shalom nell’estremo sud di Israele che si trova sui confini di Israele, Gaza ed Egitto. I carri armati e i mezzi da combattimento pronti a muovere non promettono nulla di buono.

Da questa posizione Rafah si raggiunge anche da sud est. Le truppe IDF (Israel Defense Forces) mettono pressione anche all’Egitto che teme che una operazione sulla città del sud farà sconfinare nel suo Sinai migliaia di profughi in fuga. Il Cairo sta spingendo per giungere ad una tregua tra Israele ed Hamas prima che le truppe IDF ricevano il comando di muovere su Rafah. I soldati Israeliani aspettano solo un segnale dal “Gabinetto di Guerra”. Israele ha detto che accetterebbe anche una tregua limitata, per portare a casa gli ostaggi, ma non di settimane. Per Israele, secondo fonti interne, questa è “l’ultima possibilità” per un accordo di tregua prima dell’attacco pianificato da tempo. Un altro giro di colloqui a vuoto non sarà accettato.

Sono ancora 133 gli ostaggi in mano di Hamas ma purtroppo non tutti vivi. Dopo sei mesi di guerra c’è molta incertezza su quanti lo siano. C’è chi pensa che il 50% sia morto. Israele sarebbe disposto ad accettare, per ora, la liberazione di meno di 40 ostaggi che chiedeva precedentemente; anziani, donne, malati e bambini. E questo darebbe la conferma che è consapevole del fatto che Hamas non ha molti ostaggi vivi da restituire.

Nel sud della Striscia, e nell’area di Rafah in particolare, si vive il dramma quotidiano della popolazione. Ci sono più di 1.2000.000 civili sfollati. Vivono in condizioni precarie. Spostarli prima di una operazione è molto complicato ma questo non sembra essere un problema per Israele, almeno sulla carta. Già sono state acquistate 40.000 tende per accogliere i civili sfollati. Si parla della creazione di zone per rifugiati o anche di “isole umanitarie” in aree lungo la costa e non solo. L’operazione su Rafah avverrebbe per settori o quartieri, dopo l’evacuazione di chi vive nell’area interessata. Le truppe israeliane si muoveranno in base alle indicazioni dell’intelligence.

L’ONU è molto preoccupata perché un’azione al sud si preannuncia come una carneficina. Anche gli USA e l’Europa lo sono e spingono per far desistere Netanyahu. In questo momento c’è bisogno di un compromesso che possa mettere insieme la maggior parte delle richieste di Israele ed Hamas. Quest’ultima ha la proposta di Israele e si aspetta la sua risposta.

I mediatori stanno lavorando duramente. E chissà se riescono anche a tracciare la strada per arrivare a qualcosa di più duraturo che una semplice tregua.

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