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A pochi giorni del ritrovamento del corpo di Giulia Cechettin, e del fermo del suo ex fidanzato Filippo Turetta indagato per l’omicidio della studentessa veneziana, l’Italia è ancora scossa e sono stati tanti in questi giorni i messaggi di solidarietà alla famiglia della vittima.
L’efferato femminicidio, il 102esimo dall’inizio dell’anno, ha coinvolto il mondo della politica, basti pensare alle dichiarazioni della sorella di Giulia Cecchettin, pubblicate in una storia sul suo profilo Instagram, con le quali ha definito il femminicidio della sorella come una “violenza di Stato”.

Intervistato durante la sua visita a Reggio Calabria il Ministro dei Trasporti e vice-Premier Matteo Salvini ha così parlato in merito al tema della violenza.

“L’ergastolo per gli assassini deve essere una pena vera e non una pena sulla carta. Perché in Italia c’è gente  che uccide con decine di coltella te o a colpi di pistola dopo vent’anni non può essere  fuori, ovviamente penso anche all’ultimo episodio.
Siamo in un Paese dove la colpevolezza la decidono i giudici in tribunale e non i ministri davanti alle telecamere però, se come pare la colpevolezza sarà dimostrata,  chi la toglie la vita a una persona se è condannato all’ergastolo deve starci, possibilmente lavorando perché questa persona costa alla cittadinanza italiana.
Aggiungo un’altra riflessione, che prima era solo mia e della Lega e adesso sta diventando anche di altri, per stupratori e pedofili la castrazione chimica, soprattutto per i recidivi.
Perché chi mette le mani addosso ad una donna o a un bambino non è solo un criminale ma è anche un malato, e i malati si curano con gli strumenti che la medicina mette a disposizione”.

Per quanto riguarda l’educazione all’interno delle scuole, il Ministro Salvini ha dichiarato.

“Noi come Lega abbiamo fatto la battaglia dell’Educazione civica nelle scuole, che adesso è realtà.
Lo dico da papà la scuola deve fare la scuole, la società deve fare la società e le istituzioni devono fare le istituzioni e la famiglia deve fare la famiglia.
Perché la mamma o il papà devono capire se in casa hanno qualcuno che rischia di diventare un problema perché, dopo le cinque o sei ore, gli insegnati non stanno più a contatto con i ragazzi.
L’importante è non pensare che possa essere solo la scuola, che è fondamentale, a risolvere il problema.
Tornando agli episodi di cronaca, che ahimè si moltiplicano, evidentemente c’è un problema anche a casa, perché se un ragazzo a 22 anni uccide evidentemente c’è un problema a casa e bisogna fare il possibile perché ciò non accada”.